TUTTO QUELLO CHE VUOI
gio 25_5 ore 21.15
sab 27_5 ore 21.15
dom 28_5 ore 18.00 e 21.15
sab 27_5 ore 21.15
dom 28_5 ore 18.00 e 21.15
GENERE: Drammatico, Commedia
ANNO: 2017
REGIA: Francesco Bruni
ATTORI: Giuliano Montaldo, Andrea Carpenzano, Donatella Finocchiaro, Emanuele Propizio, Antonio Gerardi, Raffaella Lebboroni, Arturo Bruni, Andrea Lehotska, Carolina Pavone
SCENEGGIATURA: Francesco Bruni
FOTOGRAFIA: Arnaldo Catinari
MONTAGGIO: Mirko Platania, Cecilia Zanuso
MUSICHE: Carlo Virzì
PAESE: Italia
DURATA: 106 Min
ANNO: 2017
REGIA: Francesco Bruni
ATTORI: Giuliano Montaldo, Andrea Carpenzano, Donatella Finocchiaro, Emanuele Propizio, Antonio Gerardi, Raffaella Lebboroni, Arturo Bruni, Andrea Lehotska, Carolina Pavone
SCENEGGIATURA: Francesco Bruni
FOTOGRAFIA: Arnaldo Catinari
MONTAGGIO: Mirko Platania, Cecilia Zanuso
MUSICHE: Carlo Virzì
PAESE: Italia
DURATA: 106 Min
Trama
Alessandro (Andrea Carpenzano) è un ventiduenne trasteverino ignorante e turbolento; Giorgio (Giuliano Montaldo) un ottantacinquenne poeta dimenticato. I due vivono a pochi passi l'uno dall’altro, ma non si sono mai incontrati, finché Alessandro accetta malvolentieri un lavoro come accompagnatore di quell’elegante signore in passeggiate pomeridiane. Col passare dei giorni dalla mente un po' smarrita dell'anziano poeta, e dai suoi versi, affiora progressivamente un ricordo del suo passato remoto: indizi di una vera e propria caccia al tesoro. Seguendoli, Alessandro si avventurerà insieme a Giorgio in un viaggio alla scoperta di quella ricchezza nascosta, e di quella celata nel suo stesso cuore.
Recensione
C’è chi, come Woody Allen, gira un film all’anno, animato da una mostruosa creatività e dalla necessità di riempire una specie di horror vacui, e chi aspetta pazientemente l’arrivo e l’incanto di un’idea buona, da tradurre in un soggetto, poi un trattamento e quindi in una sceneggiatura punteggiata di scene che scivolano morbidamente l’una dentro l’altra e di personaggi verosimili che garbatamente attraversano l’esistenza, intrecciando relazioni, scambiandosi punti di vista e lasciando un segno profondo. Personaggi da affidare, alla fine, agli attori giusti, per guidarli, pedinarli, illuminarli e riprenderli, trattandoli con garbo e con intelligenza, e tenendosi lontani dalla facile retorica, dal sentimentalismo, dal bozzettismo, dalla trita e ritrita contemplazione delle umane miserie, dalla schiavitù della battuta comica sulle prime travolgente ma poi inesorabilmente scontata.
A questa seconda "élite" di registi - perché quanti brutti film si fanno! - appartiene Francesco Bruni, che ancora una volta parte dall’autobiografia (l’alzheimer di suo padre e la recente fascinazione per una Trastevere dove la signorilità di Via Dandolo stride con l’arroganza dei giovani fannulloni del bar San Calisto) per allargare lo sguardo a ciò che sta fuori da lui con una misura, un’accuratezza e un’empatia che ci rimandano a grandi firme quali Suso Cecchi d’Amico, Mario Monicelli e la coppia Age e Scarpelli.
Forse il paese che questi descrivevano era più interessante di quello di oggi (sconclusionato e caotico), e forse Bruni un po’ lo sa, perché accanto al personaggio di un ventiduenne sbruffone che eccelle nell’arte di bighellonare ed annoiarsi, mette un rappresentante della generazione dei "nonni", un poeta dimenticato e svagato, un Virgilio ora aulico ora impertinente - e ora quietamente borghese e ora outsider - che guida un piccolo gruppo di "esemplari" di quella generazione che il regista ama tanto descrivere in un viaggio di percezione della bellezza della vita e di recupero di un valore che giorno dopo giorno, minuto dopo minuto, si va disperdendo, nonostante sia la chiave per comprendere il presente nonché il treno che porta dritti e veloci verso un futuro da affrontare ben equipaggiati: la memoria.
In Tutto quello che vuoi c’è qualcuno che la perde, pur aggrappandovisi con le unghie e con i denti, e qualcuno che la riacchiappa per la coda, leggendo libri sulla Seconda Guerra Mondiale e andando a caccia di un tesoro. Sì, perché il film di Bruni - che prima fotografa la quotidianità di due personaggi che gettano le basi per una solida amicizia - diventa a un certo punto un road movie, un’avventura, una rocambolesca gita in Toscana in cui cameratismo e poesia coesistono magnificamente. E’ qui che il racconto si fa bellissimo e che la commozione si affaccia non appena la comicità diviene robusta e la risata scoppia proprio quando la nostalgia rischia di prendere il sopravvento. il regista gioca mirabilmente con i contrasti, che sta bene attento a non rendere mai troppo stridenti. Per questo il suo Giorgio non è mai eccessivamente svagato e clownesco e Alessandro e i suoi amici non diventano mai ragazzi di vita o emblemi di una romanità chiassosa e fastidiosa, conservando invece una tenerezza che poi è il sentimento che abbraccia l’intera narrazione.
Con una regia più matura e movimentata rispetto a Scialla! e Noi 4 e un giovane protagonista che risponde al nome di Andrea Carpenzano e che aderisce perfettamente al personaggio, Tutto quello che vuoi è uno dei migliori film italiani della stagione anche perché c’è Giuliano Montaldo, che si muove agevolmente fra smarrimento e buffoneria, che si porta dietro il suo passato di partigiano, di uomo che ha fatto la grande storia del cinema e di artista umile, e che soprattutto sa mettersi al servizio della creatività altrui: sospirando per un amore andato, facendo lo scemo con un pupazzo, chiedendo affetto e osservando il mondo da una panchina su cui ci siamo seduti volentieri anche noi, una panchina dove per un po’ siamo rimasti con il cuore in subbuglio e carico di dolcezza. Carola Proto
A questa seconda "élite" di registi - perché quanti brutti film si fanno! - appartiene Francesco Bruni, che ancora una volta parte dall’autobiografia (l’alzheimer di suo padre e la recente fascinazione per una Trastevere dove la signorilità di Via Dandolo stride con l’arroganza dei giovani fannulloni del bar San Calisto) per allargare lo sguardo a ciò che sta fuori da lui con una misura, un’accuratezza e un’empatia che ci rimandano a grandi firme quali Suso Cecchi d’Amico, Mario Monicelli e la coppia Age e Scarpelli.
Forse il paese che questi descrivevano era più interessante di quello di oggi (sconclusionato e caotico), e forse Bruni un po’ lo sa, perché accanto al personaggio di un ventiduenne sbruffone che eccelle nell’arte di bighellonare ed annoiarsi, mette un rappresentante della generazione dei "nonni", un poeta dimenticato e svagato, un Virgilio ora aulico ora impertinente - e ora quietamente borghese e ora outsider - che guida un piccolo gruppo di "esemplari" di quella generazione che il regista ama tanto descrivere in un viaggio di percezione della bellezza della vita e di recupero di un valore che giorno dopo giorno, minuto dopo minuto, si va disperdendo, nonostante sia la chiave per comprendere il presente nonché il treno che porta dritti e veloci verso un futuro da affrontare ben equipaggiati: la memoria.
In Tutto quello che vuoi c’è qualcuno che la perde, pur aggrappandovisi con le unghie e con i denti, e qualcuno che la riacchiappa per la coda, leggendo libri sulla Seconda Guerra Mondiale e andando a caccia di un tesoro. Sì, perché il film di Bruni - che prima fotografa la quotidianità di due personaggi che gettano le basi per una solida amicizia - diventa a un certo punto un road movie, un’avventura, una rocambolesca gita in Toscana in cui cameratismo e poesia coesistono magnificamente. E’ qui che il racconto si fa bellissimo e che la commozione si affaccia non appena la comicità diviene robusta e la risata scoppia proprio quando la nostalgia rischia di prendere il sopravvento. il regista gioca mirabilmente con i contrasti, che sta bene attento a non rendere mai troppo stridenti. Per questo il suo Giorgio non è mai eccessivamente svagato e clownesco e Alessandro e i suoi amici non diventano mai ragazzi di vita o emblemi di una romanità chiassosa e fastidiosa, conservando invece una tenerezza che poi è il sentimento che abbraccia l’intera narrazione.
Con una regia più matura e movimentata rispetto a Scialla! e Noi 4 e un giovane protagonista che risponde al nome di Andrea Carpenzano e che aderisce perfettamente al personaggio, Tutto quello che vuoi è uno dei migliori film italiani della stagione anche perché c’è Giuliano Montaldo, che si muove agevolmente fra smarrimento e buffoneria, che si porta dietro il suo passato di partigiano, di uomo che ha fatto la grande storia del cinema e di artista umile, e che soprattutto sa mettersi al servizio della creatività altrui: sospirando per un amore andato, facendo lo scemo con un pupazzo, chiedendo affetto e osservando il mondo da una panchina su cui ci siamo seduti volentieri anche noi, una panchina dove per un po’ siamo rimasti con il cuore in subbuglio e carico di dolcezza. Carola Proto
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