LA TENEREZZA
giovedì 11 maggio - ore 21.15
sabato 13 maggio - ore 21.15
domenica 14 maggio - ore 18.00 e 21.15
GENERE: Drammatico
ANNO: 2017
REGIA: Gianni Amelio
ATTORI: Elio Germano, Giovanna Mezzogiorno, Micaela Ramazzotti, Greta Scacchi, Renato Carpentieri, Arturo Muselli, Giuseppe Zeno, Maria Nazionale, Enzo Casertano
SCENEGGIATURA: Gianni Amelio, Alberto Taraglio
FOTOGRAFIA: Luca Bigazzi
PAESE: Italia
DURATA: 103 Min
Trama
Lorenzo è un anziano avvocato appena
sopravvissuto ad un infarto. Vive da solo a Napoli in una bella casa
del centro, da quando la moglie è morta e i due figli adulti, Elena e
Saverio, si sono allontanati. O è stato lui ad allontanarli? Al suo
rientro dall'ospedale, Lorenzo trova sulle scale davanti alla propria
porta Michela, una giovane donna solare e sorridente che si è chiusa
fuori casa, cui l'avvocato dà il modo di rientrare dal cortile sul retro
che i due appartamenti condividono. Quella condivisione degli spazi è
destinata a non finire: Michela e la sua famiglia - il marito Fabio,
ingegnere del Nord Italia, e i figli Bianca e Davide - entreranno nella
vita dell'avvocato con una velocità e una pervasività che sorprenderanno
lui stesso. Ma un evento ancor più inaspettato rivoluzionerà quella
nuova armonia, creando forse la possibilità per recuperarne una più
antica.
Recensione
Ispirato al romanzo "La
tentazione di essere felici" di Lorenzo Maraone, il film di Gianni
Amelio dichiara le sue intenzioni fin dal titolo: perché il regista va a
stanare la tenerezza nascosta nelle stanze della casa oscura di Lorenzo
(cui la fotografia di Luca Bigazzi
regala ombre profonde e fragili chiaroscuri) e nelle pieghe del viso
stanco e chiuso di quell'uomo che dichiara di non amare nessuno.
La tenerezza è un film
peripatetico non solo perché deambula lungo corridoi, moli, navate di
chiesa e tunnel d'aeroporto come se risalisse altrettanti cordoni
ombelicali e si aggira per i vicoli di Napoli con l'irrequietezza
sonnambula di Renato Caccioppoli in Morte di un matematico napoletano,
ma soprattutto perché cammina intorno al dolore circoscrivendolo in
cerchi sempre più stretti senza avere mai il coraggio di entrarci
dentro, se non in maniera infantile e violenta.
Tutti i personaggi si parlano, attraverso dialoghi sublimi per delicatezza e intuizione (la sceneggiatura è di Amelio e di Alberto Taraglio), senza dire mai fino in fondo ciò che pensano, eppure ogni loro parola, ogni loro sguardo lascia intravvedere squarci di dolorosa verità, e fa trapelare quel desiderio di essere amati che è, appunto, voglia di tenerezza. Lorenzo parla solo con suo nipote Francesco perché "ai bambini si può dire tutto", eppure a questi adulti da bambini non è mai stato detto nient'altro che ciò che dovevano diventare, e ciò che non avrebbero mai potuto essere.
Tutti i personaggi si parlano, attraverso dialoghi sublimi per delicatezza e intuizione (la sceneggiatura è di Amelio e di Alberto Taraglio), senza dire mai fino in fondo ciò che pensano, eppure ogni loro parola, ogni loro sguardo lascia intravvedere squarci di dolorosa verità, e fa trapelare quel desiderio di essere amati che è, appunto, voglia di tenerezza. Lorenzo parla solo con suo nipote Francesco perché "ai bambini si può dire tutto", eppure a questi adulti da bambini non è mai stato detto nient'altro che ciò che dovevano diventare, e ciò che non avrebbero mai potuto essere.
Renato Carpentieri recita il ruolo di una vita regalando a Lorenzo tutte le sfumature di un mestiere amato e di un'umanità profonda, Elio Germano lascia trapelare la sua caratteristica rabbia compressa in una scena memorabile per intensità espressiva e strazio esistenziale. Giovanna Mezzogiorno incarna la durezza che le è stata trasmessa dal padre come unico codice comunicativo ma resta dura senza perdere la tenerezza, perché è ancora capace di tradurre "il suono della voce, il fiato, quello che le persone hanno nella testa". E tenerissima è Micaela Ramazzotti, richiamo di vita talmente potente da diventare irresistibile, ma anche così emotivamente ingestibile da generare l'impulso di sopprimerlo.
La tenerezza è la storia di un uomo che ha fatto della sua ambiguità una professione scegliendo di non essere giudice nella speranza di non venire giudicato, e Amelio lo racconta con una solidarietà legata anche al passare del tempo, a quel momento della vita in cui si vorrebbe perdonare tutti e meritare il perdono di ognuno, e a quella lettura quotidiana dei necrologi in cui si teme sempre di trovare l'ennesimo nome di un amico. Ma la dimensione universale del suo magnifico film è quella della solitudine come segno di questi tempi in cui ognuno, anche all'interno di una famiglia, fa e pensa per sé, in cui le responsabilità affettive sono percepite come blocchi alla propria crescita individuale e fonti costanti di preoccupazione (ovvero specchi della propria inadeguatezza a proteggere), mai come risorse cui attingere nel momento del bisogno, o anime affini con cui condividere quei rari momenti di gioia in cui si esce dalla porta di casa cantando.
Questa Napoli che unisce modernità e passato, generosità e sopraffazione, è un mondo di orfani mai cresciuti costretti ad indossare una maschera sociale che non corrisponde ai loro desideri infantili, e dunque pronti a distruggere i propri giocattoli più amati, a negare persino di amarli, per non dover vivere nella paura di vederseli portare via. Paola Casella
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