In programmazione / Prossimamente
CAMPO DI BATTAGLIA
Giovedì 10 Ottobre ore 21:00
Sabato 12 Ottobre ore 21:00
Domenica 13 Ottobre ore 18:00
Domenica 13 Ottobre ore 21:00
Giovedì 10 Ottobre ore 21:00
Sabato 12 Ottobre ore 21:00
Domenica 13 Ottobre ore 18:00
Domenica 13 Ottobre ore 21:00
Giovedì 10 Ottobre ore 21:00
Sabato 12 Ottobre ore 21:00
Domenica 13 Ottobre ore 18:00
Domenica 13 Ottobre ore 21:00
CRITICA
Due ragazzi e una ragazza sono cresciuti insieme e, adulti, combattono la Prima guerra mondiale dalle retrovie, dalle corsie di un ospedale militare. Due medici curano i pazienti per rispedirli al fronte, con reazioni opposte quando notano che qualcuno si è auto mutilato per evitare le trincee e tornare a casa. La terza non si è poi laureata, perché donna, quindi "ha messo la testa a posto" e si impegna come volontaria per la Croce Rossa. La follia della guerra è al centro del film di Amelio, così come una scienza al servizio del massacro, quando cura solo per rispedire verso morte quasi certa, ma anche pronta a fare il suo dovere più nobile quando cerca una cura per un misterioso morbo che diventerà tristemente noto come influenza spagnola. Bravi gli attori, nobili gli intenti e la costruzione, manca forse qualche scintilla di energia. (Mauro Donzelli - Comingsoon.it)
Venerdì 11 ottobre ore 21:00
Venerdì d'essai
Genere: Drammatico, Sentimentale, Storico Anno: 2023 Regia: Tran Anh Hung Attori: Juliette Binoche, Benoît Magimel, Pierre Gagnaire, Emmanuel Salinger, Patrick d'Assumçao, Galatea Bellugi, Jan Hammenecker, Frédéric Fisbach, Jean Marc Roulot, Laurent Claret, Bonnie Chagneau-Ravoire Paese: Francia Durata: 145 min
TRAMA
Presentato al Festival di Cannes dove ha vinto il Premio per la Miglio Regia, The Pot Au Feu di Tràn Anh Hùng è il candidato al premio Oscar per la Francia. 1885. L’Impeccabile cuoca Eugénie lavora da oltre vent’anni per il famoso gastronomo Dodin. Il loro sodalizio dà vita a piatti, uno più delizioso dell’altro, che stupiscono anche gli chef più illustri del mondo. Con il passare del tempo, la pratica della cultura gastronomica e l’ammirazione reciproca si sono trasformate in una relazione sentimentale. Eugenie, però, è affezionata alla sua libertà e non ha mai voluto sposare Dodin. Così, lui decide di fare qualcosa che non ha mai fatto prima: cucinare per lei.
CRITICA
Mélo e gastronomia, amore e cucina. Tran Anh Hung mette in scena una parabola romantica - dall'esito inevitabilmente tragico - in un contesto che ricorda i libri di cucina della food blogger Mimi Thorrison, tutti campagne francesi, chateaux da sogno, pentolami di rame da morire di invidia. Il regista gira con una sola macchina da presa che dondola lentamente attorno a piatti e protagonisti, e lascia che l’unica colonna sonora sia lo frigolare dei grassi, il sobbollire dei brodi, delle salse e dei fondi di cottura, il rumore delle foglie scosse dal vento e il cinguettare degli uccelli. Tolte le scene di cucina, di preparazione e di consumazione dei piatti, non c'è molto, se non la recitazione di Magimel e un sentimentalismo che convince fino a un certo punto, sobrio sì, ma comunque molto saccarinico. (Federico Gironi - Comingsoon.it)
Giovedì 3 Ottobre ore 21:00
Venerdì 4 Ottobre ore 21:00
Sabato 5 Ottobre ore 21:00
Domenica 6 Ottobre ore 18:00
Domenica 6 Ottobre ore 21:00
Genere: Drammatico, Biografico Anno: 2024 Regia: Patricia Font Attori: Enric Auquer, Laia Costa, Luisa Gavasa, Ramon Agirre, Gael Aparicio, Alba Hermoso, Nicolás Calvo, Antonio Mora, Milo Taboada Paese: Spagna Durata: 105 min
TRAMA
Nel 1935, il maestro Antoni Benaiges accetta l’incarico come insegnante in un piccolo e isolato villaggio di Burgos, in Spagna. Qui il giovane maestro instaura un intenso legame con i suoi studenti, un gruppo di ragazzi e ragazze di età compresa tra i sei e i dodici anni, ai quali fa una promessa: portarli a vedere il mare per la prima volta nella loro vita. 75 anni dopo, la nipote di uno di quegli studenti, attraverso i ricordi di coloro che lo hanno conosciuto, tenta di ricostruire la meravigliosa storia vera nascosta dietro la promessa del maestro. Una storia di coraggio, dedizione e resistenza che rischiava di rimanere sepolta dalle ombre della Guerra Civile.
CRITICA
L’attimo fuggente spagnolo: un film rivolto a ogni generazione e pieno di umanità, che guarda al presente con inquietudine e spirito pedagogico
Genere: Drammatico Anno: 2024 Regia: Marco Tullio Giordana Attori: Sonia Bergamasco, Valentina Bellè, Paolo Pierobon, Beatrice Barison, Michela Cescon, Sara Ciocca Paese: Italia Durata: 100 min
TRAMA
Anni Ottanta, una città d’arte italiana, una famiglia ricca. Nasce Rebecca con una macchia rossa che ne deturpa il viso e getta nello sconforto la famiglia. Vengono a galla veleni antichi, solo grazie al suo talento musicale potrà superarli.
«Il romanzo di Mariapia Veladiano è il racconto di come il disagio possa irrompere nella vita di una famiglia, sconvolgendola per sempre. Nel libro questo disagio è rappresentato dalla mostruosità di un neonato subito rifiutato. Nel film questa 'mostruosità' è rappresentata da una macchia viola che copre metà del viso della bambina. Per il resto la piccola Rebecca è bellissima e, scopriremo col tempo, straordinariamente dotata per la musica. Ma l'angioma che la sfigura le rende difficile il rapporto con gli altri, soprattutto con la madre che non l'ha mai accettata e, per vergogna, l'ha sempre tenuta segregata in casa. Il tema centrale è quindi il corpo, la cui accettazione è alla base di ogni identità, e come le sue eventuali imperfezioni (quanto reali? quanto immaginarie? quanto indotte dallo sguardo altrui?) possano portare alla violazione per modificarlo e accettarlo secondo i canoni di un'illusione».
CURIOSITÀ
Il film è ispirato dall'omonimo romanzo di Mariapia Veladiano. , vincitrice del Premio Calvino, storia di una famiglia in cui segreti inconfessabili e sensi di colpa si intrecciano a grande talento e voglia di riscatto. (Einaudi 2010)Pesentato in anteprima fuori concorso al Festival di Locarno 2024, in occasione del Pardo Speciale in omaggio alla sua carriera a Marco Tullio Giordana. (comingsoon.it)
Martedì 11 Giugno ore 20:15
In diretta al cinema
Genere: Lirica Musica: Umberto Giordano Direttore d’orchestra: Antonio Pappano Regia: David McVicar
Andrea Chénier Jonas Kaufmann
Maddalena Di Coigny Sondra Radvanovsky
Carlos Gérard Amartuvshin Enkhbat
Bersi Katia Ledoux
The Incredibile Alexander Kravets
Roucher Ashley Riches
Madelon Elena Zilio
Contessa Di Coigny Rosalind Plowright
Pietro Fléville William Dazeley
The Abbé Aled Hall
Drammatica, romantica e incredibilmente epica: sarà così la spettacolare messa in scena di Andrea Chénier con la regia di David McVicar che vedremo al cinema il prossimo 11 giugno. In questa occasione il pubblico dei cinema troverà per l’ultima volta il leggendario maestro Antonio Pappano sul podio del Covent Garden in qualità di direttore musicale della Royal Opera.
Questo emozionante dramma storico sul potere, l’amore contrastato e il tradimento sarà interpretato da un cast sensazionale guidato da Jonas Kaufmann, Sondra Radvanovsky e Amartuvshin Enkhbat.
La potente musica senza tempo di Umberto Giordano accompagna con slancio le passioni amorose e rivoluzionarie su cui è incentrata l’opera, mentre la scenografia di Robert Jones, i costumi di Jenny Tiramani e le luci di Adam Silverman trasportano il pubblico nel cuore della tensione e del terrore dei giorni della Rivoluzione francese.
Giovedì 6 Giugno ore 21:00
Venerdì 7 Giugno ore 21:00
Genere: Commedia, Drammatico Anno: 2023 Regia: Pawo Choyning Dorji Attori: Tandin Wangchuk, Deki Lhamo, Pema Zangmo Sherpa, Tandin Sonam, Harry Einhorn, Choeying Jatsho, Tandin Phubz, Yuphel Lhendup Selden, Kelsang Choejay Paese: Bhutan, Taiwan, Francia, USA Durata: 107 min
TRAMA
C'era una volta in Bhutan, film diretto da Pawo Choyning Dorji, è ambientato nel 2006, anno in cui il Regno del Bhutan ha dato inizio alla sua transizione in favore della democrazia, segnando a una vera e propria svolta storica per il Paese. Questo dramma corale segue monaci, abitanti dei villaggi e delle città e le avventure di uno sfortunato straniero in questa democrazia neonata, che non ha mai conosciuto un'elezione e deve educare il popolo al voto. Un popolo, quello del Bhutan, in cui le persone non sanno neppure la loro data di nascita e si ritrovano ora a dover essere censite.
Vengono raccontate diverse storie: dal monaco (Tandin Wangchuk), che è incaricato di procurarsi delle pistole, a Benji (Tandin Sonam), che accetta di lavorare come interprete per Ron (Harry Einhorn), un collezionista americano di armi antiche, giunto nel Paese per acquistare un fucile risalente al XIX secolo.
CRITICA
Fa riflettere il fatto che nell’ancestrale, ultra-monarchico Buthan la democrazia sia arrivata solo nel 2006. E con lei la tv, internet, il cinema. Insomma, tutti i simulacri consumistici e non della modernità occidentale. Eppure è così. E non è detto che sia un bene.
In fondo deve ancora metabolizzarlo anche Pawo Choyning Dorji, già regista candidato all’Oscar con Lunana: i suoi candidi protagonisti, monaci, insegnanti, banconisti, perfino il Lama (tutti attori per necessità, non per professione) abituati da secoli ad affidarsi alla Luna e al Re, diffidano delle elezioni. A poco o nulla servono i messi del governo inviati nella sperduta città di Ura per ammaestrarli e persuaderli a farsi politici di sé stessi con delle elezioni simulate, in vista di quelle vere.
Più che alla svolta politica, infatti, i locali sono interessati alla tv: si ammassano nei bar davanti allo schermo - esattamente come facevano i nostri neodemocratici nonni durante il boom -, sorseggiando quella strana “acqua marrone” (Coca-Cola di là dal Pacifico) per godersi le mitragliate di James Bond, versione Quantum of Solace. Cinema e fucili, non coscienza civile è ciò che chiedono all’America.
Dall’America è giunto il collezionista Roy (Harry Rorton), l’occhio straniero e straniato su un mondo arcaico, fedele alle leggi naturali, diffidente della modernità. Il ragazzo vuole mettere le mani su un fucile del XIX secolo, un cimelio per cui è disposto a ricoprire di dollari il montanaro ignaro che lo custodisce, imbarazzato davanti a tutti quei quattrini. Così, finisce per donarlo al locale assistente del Lama: la guida spirituale del villaggio ne ha bisogno per la cerimonia collettiva della Luna Piena, mentre il collezionista freme per riportarlo in America.
Nell’elastico tra modernizzazione e ruralità, tra consumismo armato e pacifismo naturalista, Choyning Dorji si diverte, tramite badilate di sarcasmo e puntate umoristiche, a rovesciare il nostro pacchetto di valori politici, morali, economici. Gioca sul paradosso, insiste sul capovolgimento di sguardi, ammicca al no sense grottesco, cerca la commedia, giunge al sarcasmo per mostrare come l’Occidente armato non modernizza, ma ammala l’Oriente.
Tra antropologia di un popolo in bilico tra due epoche e spassosa, satira antimilitare (dunque antiamericana), di soppiatto, il regista spiazza e cerca l’azzardo: ci sussurra che il denaro non ha valore in sé, che la democrazia americana forse non val bene una monarchia ultra centenaria, che la tv né è il braccio armato e non è progresso, perfino che gli States in fondo non sono democrazia, ma “il paese con più armi che persone”. Insomma, in Bhutan non tutti sono democratici, ma sanno perfettamente che se vis pacem non para bellum, sed pacem.
Sui titoli di coda, però, resta uno schematismo binario di discorso (l’Oriente come corpo sano, l’America come morbo infettante) che serve forse a rendere fumosa, manichea la polemica, mantenendo comunque intatto il tono da fiaba realista.
Perché C’era una volta in Bhutan in realtà è una commedia corrosiva a un primo sguardo, reazionaria ad uno più profondo (com’è uno dei tre partiti che si presenta alle false elezioni), sicuramente esterofoba, su come la democrazia non sia il migliore dei sistemi politici, ma è comunque da costruire in tempi lunghissimi, fondandola su una coscienza civile che per attuarsi ha bisogno di decenni (secoli per guardare in casa nostra).
Ad ogni modo, oltre la coralità di protagonisti e la varietà dei sentieri narrativi (sceneggiatura dello stesso regista) rimane l'arditezza, non scontata, di denuncia e il rimpianto conservativo verso un patrimonio di tradizioni destinato a scomparire a suon di Coca Cola e film di James Bond. (Davide Maria Zazzini - Cinematografo)
Giovedì 30 Maggio ore 21:00
Sabato 1 Giugno ore 21:00
Domenica 2 Giugno ore 18:00
Domenica 2 Giugno ore 21:00
Genere: Azione, Commedia Anno: 2024 Regia: David Leitch Attori: Ryan Gosling, Emily Blunt, Hannah Waddingham, Aaron Taylor-Johnson, Stephanie Hsu, Teresa Palmer, Winston Duke, Lee Majors Paese: USA Durata: 125 min
TRAMA
Colt Seavers è uno stuntman e, come ogni stuntman che si rispetti, è pronto a tutto: farsi saltare in aria e sparare, schiantarsi, lanciarsi dalle finestre e da ogni altezza possibile. Tutto per il nostro divertimento.
Ora però, reduce da un incidente che ha quasi messo fine alla sua carriera, si troverà davanti alla prova più difficile della sua vita: ritrovare una star del cinema scomparsa, smascherare una cospirazione e cercare di riconquistare l’amore della sua vita, pur continuando a svolgere quotidianamente il suo lavoro. Sarà pronto a essere l’eroe?
CRITICA
The Fall Guy è il miglior film realizzato da Leitch fino a questo momento. Migliore perché il più sincero, il più sfacciato, il più scemo, il più divertito. Il film che dice a sé stesso di essere nudo, lui, e tutto quello che rappresenta: ovvero il cinema di Leitch, certo, che però è parte esemplare, punta dell’iceberg, sineddoche di tutto un (non) pensiero cinematografico.
Con The Fall Guy David Leitch si è divertito a smontare il giocattolo, a farci vedere il meccanismo, e a rimontare il tutto un po' a casaccio, e a modo suo, tanto il giocattolo funziona lo stesso, con un po' di fantasia e d'immaginazione. C'è del bel romanticismo, in tutto questo. E non parlo della storia d'amore. Parlo del cinema. O di come lo vogliamo chiamare. Romanticismo e, diciamolo pure, del bel divertimento. (Federico Gironi - Comingsoon.it)
Venerdì 31 Maggio ore 21:00
Genere: Drammatico, Sentimentale, Fantasy Anno: 1987 Regia: Wim Wenders Attori: Bruno Ganz, Solveig Dommartin, Otto Sander, Curt Bois, Peter Falk, Bernard Eisenschitz, Teresa Harder, Scott Kirby, Hans Martin Stier, Elmar Wilms, Sigurd Rachman, Beatrice Manowski, Daniela Nasimcova, Bruno Rosaz Paese: Germania Occidentale, Francia Durata: 130 min
TRAMA
Il cielo sopra Berlino è abitato da angeli. Condividono lo spazio, ma non il tempo, né il colore, con gli umani. Wenders firma la sceneggiatura con Peter Handke. Due anni dopo sarebbe caduto il Muro. "L'idea è sorta contemporaneamente da diverse fonti. Anzitutto dalla lettura delle Elegie duinesi di Rilke. Poi tempo addietro dai quadri di Paul Klee. Anche dall'Angelo della storia di Walter Benjamin. D'un tratto ascoltai anche un brano dei Cure che parlava di ‘fallen angels' [...]. Riflettevo anche su come in questa città convivano, si sovrappongano i mondi del presente e del passato, immagini doppie nel tempo e nello spazio, a cui venivano ad affiancarsi ricordi d'infanzia, di angeli in veste di osservatori onnipresenti e invisibili" (Wim Wenders).
CRITICA
Un purissimo atto d’amore verso il Cinema e verso l’uomo. Miglior regia al Festival di Cannes. (sentieriselvaggi.it)
Giovedì 23 Maggio ore 21:00
Venerdì 24 Maggio ore 21:00
Sabato 25 Maggio ore 21:00
Domenica 26 Maggio ore 21:00
Genere: Drammatico Anno: 2024 Regia: Daniele Luchetti Attori: Elio Germano, Federica Rosellini, Vittoria Puccini, Pilar Fogliati, Isabella Ferrari, Elena Arvigo, Giordano De Plano, Luca Gallone, Bruno Orlando Paese: Italia Durata: 136 min
TRAMA
Di cosa ha più vergogna Pietro, del segreto inconfessabile che racconta a Teresa, la donna che dice di amare, o della sua intera esistenza, costruita per sembrare migliore di quello che è?
Confidenza ci offre il ritratto perfetto del maschio contemporaneo, un uomo in fuga dalle sue debolezze che può soltanto sperare di essere, finalmente, smascherato.
CRITICA
Daniele Luchetti adatta per la terza volta un romanzo di Domenico Starnone dirigendo un thriller dei sentimenti su un uomo intossicato dal narcisismo che vive di paura e porta una maschera per tutta la vita. Nel film la forma rende giustizia ed esalta in contenuto, scegliendo la profondità di campo e insistendo su un'inquietudine sottile suggerita dagli elementi scenografici. Elio Germano e Federica Rosellini si muovono agevolmente in un sistema complesso, mentre la sceneggiatura di Francesco Piccolo e dello stesso Luchetti rende credibili i loro personaggi: unici ma con qualcosa di archetipico. (Carola Proto - Comingsoon.it)
Giovedì 16 Maggio ore 21:00
Sabato 18 Maggio ore 21:00
Domenica 19 Maggio ore 18:00
Domenica 19 Maggio ore 21:00
Domenica 26 Maggio ore 18:00
Genere: Biografico, Drammatico, Musicale Anno: 2024 Regia: Sam Taylor-Johnson Attori: Marisa Abela, Jack O'Connell, Eddie Marsan, Lesley Manville, Ryan O'Doherty, Ansu Kabia, Bronson Webb, Juliet Cowan Paese: USA, Gran Bretagna Durata: 122 min
TRAMA
Back to Black è uno sguardo inedito sulla rapida ascesa di Amy Winehouse e sulla pubblicazione del suo rivoluzionario album Back to Black. Raccontato dal punto di vista di Amy, il film è uno sguardo senza veli sulla donna dietro il fenomeno e sulla relazione che ha ispirato uno degli album più leggendari di tutti i tempi.
CRITICA
Back to Black è certamente un atto d'amore verso Amy Winehouse e una celebrazione della sua musica, ma sceglie di concentrarsi sul suo legame infelice con il seducente e maledetto Blake Fielder-Civil e sulla sua dipendenza da alcol e droga, lasciando da parte la sua difficoltà a gestire il successo e le colpe del suo entourage. Il film aggiunge poco a ciò che sappiamo o amiamo della favolosa cantante jazz, anche se la performance di Marisa Abela è sorprendente, in particolare nelle scene drammatiche. Buona la regia di Sam Taylor-Johnson, che tuttavia non osa né formalmente né contenutisticamente. La bella sorpresa del film è il personaggio di nonna Cynthia, a cui Lesley Manville conferisce infinita dolcezza. (Carola Proto - Comingsoon.it)
Venerdì 17 Maggio ore 21:00
Venerdì d'essai
Genere: Drammatico Anno: 2021 Regia: Gillies MacKinnon Attori: Timothy Spall, Phyllis Logan, Natalie Mitson, Ben Ewing, Patricia Panther, Steven Duffy, Saskia Ashdown, Scott Campbell, Anne Kidd, Aila Gavin, Matt Costello, Adam Mitchell, Colin McCredie Paese: Gran Bretagna
TRAMA
Il novantenne pensionato Tom lascia la casa dove ha vissuto sessant’anni, nell’estremo Nord Est, a John O’Groats, per mantenere una promessa fatta alla moglie: percorrere tutta la Gran Bretagna fino al punto più a sud ovest, Land’s End. Con gli acciacchi dell’età, a Tom non resta che viaggiare con l’autobus: sarà l’occasione per scoprire e meravigliarsi di un intero Paese che non ha mai vissuto.
NOTE DALLA REGIA
Durante la mia prima lettura della sceneggiatura di Joe Ainsworth, mi è piaciuta l’idea di un road movie per un anziano, il dover viaggiare in autobus con l’abbonamento per pensionati. In effetti, si tratta del suo ultimo viaggio in assoluto: le 874 miglia dal punto più settentrionale della Scozia (John O’Groats) a quello più meridionale, in Inghilterra (Land’s End) lungo tutta la Gran Bretagna.
Dopo la morte di Mary, sua moglie, Tom Harper si propone di ricreare nei minimi dettagli il viaggio che hanno compiuto loro due insieme sessant’anni prima, ma in ordine inverso, utilizzando le stesse linee di autobus e relative fermate. Questo sarà il suo rituale, che seguirà fedelmente, finchè la vita non lo porterà fuori rotta.
Ha importanti ragioni personali per fare questo viaggio, che aggiungono uno strato altamente emotivo alla sua storia. E il tempo sta per scadere per Tom, che si oppone contro ogni previsione per mantenere le sue promesse.
Al di là della sua missione attentamente pianificata c’è qualcosa per cui non è veramente preparato: la vita stessa, con tutti i suoi problemi, ostacoli e tappe più gradite. La vita e le persone che incontrerà a volte lo sconcerteranno, finendo anche per arricchire il suo viaggio in molti modi differenti.
Volevo lavorare con Phyllis Logan da quando l’ho vista in “Another Time, Another Place” e qui, finalmente è arrivata l’occasione perfetta.
Mentre ero nella giuria del Torino Film Festival, ho incontrato Timothy Spall e gli ho raccontato la storia del film. Il suo l’interesse è stato immediato e, sebbene Tim sia molto più giovane del personaggio Tom, ho avuto la fortissima sensazione che fosse nelle sue corde.
Tim ha portato una fisicità straordinaria nel ruolo e il resto lo ha fatto la nostra straordinaria truccatrice, Christine Cant, che ha saputo invecchiare Tim con pochi tocchi e senza l’uso di alcuna protesi.
Il resto del vasto cast è stato trovato a Glasgow. Molti dei quali erano attori con cui ho lavorato negli ultimi trent’anni, il che è stato un ulteriore piacere.
Giovedì 9 Maggio ore 21:00
Sabato 11 Maggio ore 21:00
Domenica 12 Maggio ore 18:00
Domenica 12 Maggio ore 21:00
Genere: Commedia Anno: 2023 Regia: Thea Sharrock Attori: Olivia Colman, Jessie Buckley, Alisha Weir, Timothy Spall, Gemma Jones, Joanna Scanlan, Eileen Atkins, Lolly Adefope, Hugh Skinner, Anjana Vasan, Malachi Kirby Paese: Gran Bretagna, Francia Durata: 102 min
TRAMA
Inghilterra, anni ’20. I residenti di una piccola cittadina sono sconvolti da un simpatico scandalo: ricevono piccole e malvagie letterine anonime. Basato su una simpatica e strana storia vera, WICKED LITTLE LETTERS segue due vicine di casa: Edith Swan (Olivia Colman), profondamente conservatrice, e la turbolenta migrante irlandese Rose Gooding (Jessie Buckley). Quando Edith e gli altri residenti iniziano a ricevere lettere piene di parolacce e involontariamente esilaranti, la sboccata Rose viene accusata del crimine. Le lettere anonime suscitano scalpore a livello nazionale e ne consegue un processo. Tuttavia, quando le donne della città, guidate dall'agente di polizia Gladys Moss (Anjana Vasan), iniziano a indagare sul crimine, sospettano che qualcosa non va e che Rose potrebbe non essere la colpevole.
CRITICA
Mistery un po' alla Agatha Christie un po' alla Hitchcock prima maniera, Cattiverie a domicilio guarda al presente pur essendo ambientato nell'Inghilterra di cento anni fa. Le lettere piene di insulti che scandalizzano una cittadina di provincia somigliano ai post e ai gesti degli haters, e non mancano temi scottanti come l'empowerment femminile, la sorellanza e il patriarcato. Ma la vera forza di una commedia anche un po' amara sono le protagoniste Olivia Colman e Jessie Buckley, che rappresentano l'infrazione delle regole familiari e sociali. La fantasia sta invece nel favoloso turpiloquio delle missive dal mittente anonimo: vintage, creativo, irresistibilmente buffo, politicamente scorretto. (Carola Proto - Comingsoon.it)
Venerdì 10 Maggio ore 21:00
Venerdì d'essai
sarà ospite Arianna Prevedello
Genere: Drammatico, Sentimentale Anno: 2023 Regia: Andrew Haigh Attori: Andrew Scott, Paul Mescal, Carter John Grout, Jamie Bell, Claire Foy Paese: USA, Gran Bretagna Durata: 105 min
TRAMA
In questa storia inquietante, struggente e provocatoria su amore, famiglia e fantasmi del nostro passato, Adam (Andrew Scott) conduce una vita solitaria finché, una sera, un misterioso vicino (Paul Mescal) gli fa visita risvegliando in lui emozioni e ricordi a lungo rimossi. Mentre i due trovano un'intesa e un'innegabile attrazione, Adam si ritrova nella casa della sua infanzia, dove i genitori (Claire Foy e Jamie Bell) sembrano vivere, a 30 anni dalla loro morte. Cosa diresti - e cosa scopriresti - se potessi vivere un altro giorno con le persone alle quali hai voluto più bene? Scritto e diretto da Andrew Haigh, "Estranei" è tratto dal romanzo di Taichi Yamada.
CRITICA
Il nuovo film di Andrew Haigh è bellissimo, da innumerevoli punti di vista. Interpretato da un cast ristretto ma notevole, nel quale svetta Andrew Scott (la sua è una interpretazione sontuosa), è un film che parla di amore, solitudine, dolore, traumi in maniera al tempo stesso legata allo specifico omosessuale e universale. Un film di fantasmi, letterali e metaforici, capace di bordate emotive portate a segno con la precisione che solo la dolcezza, il contegno, la discrezione e la pudicizia (morale, prima di ogni altra cosa) possono permettere. Un film dalla costruzione formale impeccabile, che parla una lingua cinematografica elegantissima, dove la precisione e la composizione della forma sono sempre specchio di un contenuto commovente e lacerante. (Federico Gironi - Comingsoon.it)