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Visualizzazione dei post da marzo, 2016

Forever Young


gio 31_3 ore 21.15
sab 2_4 ore 21.15
dom 3_4 ore 18.00 e 21.15

 GENERE: Commedia
ANNO: 2016
REGIA: Fausto Brizzi
ATTORI: Fabrizio Bentivoglio, Sabrina Ferilli, Teo Teocoli, Stefano Fresi, Lillo, Lorenza Indovina, Luisa Ranieri, Claudia Zanella, Emanuel Caserio, Francesco Sole, Pilar Fogliati
SCENEGGIATURA: Fausto Brizzi, Marco Martani, Edoardo Falcone
MONTAGGIO: Luciana Pandolfelli
MUSICHE: Bruno Zambrini
PAESE: Italia
DURATA: 95 Min





Trama
Oggi nessuno insegue più un sogno, un ideale o banalmente il denaro, tutti sono alla ricerca della giovinezza perduta. Se sei un giovane sei "in", se sei vecchio sei "out". Questa è la storia di un gruppo di amici "finti giovani", ambientata nell'Italia di oggi. C'è l'avvocato Franco, un adrenalinico settantenne, appassionato praticante di sport e di maratona in particolare. La sua vita cambia quando scopre che sta per diventare nonno grazie a sua figlia Marta e a suo genero Lorenzo e che il suo fisico non è poi così indistruttibile. C'è poi Angela, un'estetista di 49 anni che ha una storia d'amore con Luca, 20 anni, osteggiata dalla madre di lui, Sonia, sua amica. Diego invece è un DJ radiofonico di mezz'età che deve fare i conti con gli anni che passano e con un nuovo, giovanissimo e agguerrito, rivale. Infine c'è Giorgio. Ha 50 anni e una giovanissima compagna, ma la tradisce con una coetanea di 50.

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Tutto può accadere a Brodway


ven 1_4 ore 21.15

 GENERE: Commedia
ANNO: 2014
REGIA: Peter Bogdanovich
ATTORI: Imogen Poots, Jennifer Aniston, Kathryn Hahn, Owen Wilson, Lucy Punch, Tatum O'Neal, Rhys Ifans, Will Forte, Cybill Shepherd, Joanna Lumley, Ahna O'Reilly, Jake Hoffman, Richard Lewis
SCENEGGIATURA: Peter Bogdanovich, Louise Stratten
FOTOGRAFIA: Yaron Orbach
MONTAGGIO: Nick Moore, Pax Wassermann
PAESE: USA
DURATA: 93 Min





Trama
Isabella "Izzy" Patterson, in arte Glo, è una ragazza di Brooklyn che coltiva il sogno di recitare e nel frattempo arrotonda lavorando per un'agenzia di ragazze squillo. Durante un appuntamento in una suite d'albergo, s'imbatte in Arnold Albertson, regista affermato, disposto ad offrirle trentamila euro perché abbandoni quel mestiere e realizzi se stessa. Poco dopo, senza che né Izzy né il suo benefattore potessero prevederlo, eccola al suo primo provino, a concorrere per la parte di una squillo nella nuova pièce teatrale di Albertson stesso, fianco a fianco con sua moglie, l'attrice Delta Simmons, e il di lei storico partner sulla scena (e pretendente nella vita) Seth Gilbert. Se a questo punto si aggiungono un sensibile commediografo, un vecchio giudice arrapato, una psicoterapeuta ubriaca, una sostituta terapeuta che non conosce il tatto né la privacy e un detective privato che si nasconde dietro i baffi finti, il quadro è solo abbozzato, perché sono i garbugli, ovviamente, a salare la farsa.
 
Recensione

Risale a più di un decennio fa il progetto di questa screwball comedy originariamente intitolata "Squirrels to the Nuts" (da una battuta di "Fra le tue braccia" di Lubitsch) e scritta da Bogdanovich con Louise Stratten. La morte improvvisa di John Ritter, per la quale era stata pensata, l'ha messa in stand-by fino a quando due tizi che rispondono ai nomi di Wes Anderson e Noah Baumbach non hanno deciso di farle da produttori, per il tramite del comune amico Owen Wilson. È anche a loro, dunque, che dobbiamo essere grati per questi novanta minuti di spassosa evasione, oltre che ad un cast brillantemente assortito, che dimostra di conoscere i tempi comici particolari di questo genere di commedia tanto quanto il necessario repertorio facciale.
Peter Bogdanovich, maestro indiscusso e cinefilo eccellente, cammina in solitaria da quasi cinquant'anni, infilando salite e discese sul sentiero fisso del piacere di fare cinema e di ricordarne l'età dell'oro. Ma attenzione. "Memory is not a videocamera", fa dire alla sua protagonista in questo film: il ricordo non è una replica scientifica e irregimentata, nel ricordo convivono la libertà, l'errore, la distanza che tutto abbellisce e perdona. Esattamente come piace a Isabella, che ama sostituire il termine "escort" con "musa", credere (ancora) che andare a teatro voglia dire farsi sorprendere, e che il finale non sia un buon finale se non lo si spruzza con un po' di rosa.
Uso da sempre a "ripresentare" il rétro (nel senso di riportarlo al presente più che di ringiovanirlo), Bogdanovich sembra qui recuperare soprattutto da un passato abbastanza recente (ma a sua volta carico di memoria cinematografica) qual è quello del miglior Woody Allen, riprendendone l'attore, i personaggi, la struttura del racconto a flashbacks, il gioco dell'arte che imita la vita che imita l'arte...
Imogen Poots, novella dea dell'amore, e Jennifer Aniston, meravigliosamente "svitata", conducono una corsa che, specie nella prima parte, è divertimento puro e culmina nell'unità di luogo e di tempo della scena del ristorante. Nel seguito, il gomitolo si allenta, ma il sorriso non si spegne. Marianna Cappi

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RENOIR. Oltraggio e seduzione

mart 22_03 ore 21.15





IN LINGUA ORIGINALE (con sottotitoli in italiano)

L’Impressionismo arriva al cinema!

In esclusiva sul grande schermo il tour cinematografico nella Barnes Foundation di Philadelphia che conserva la più grande collezione al mondo dell’artista francese.

«Potrei scrivere dieci, cento libri sul mistero Renoir e non riuscirei a venirne a capo»
Jean Renoir in Renoir, mio padre
Nato da una famiglia modesta nel cuore della Francia, a Limoges, Renoir (1841-1919) è uno dei pittori impressionisti più amati e conosciuti al mondo oltre che parte essenziale della storia della cultura europea. Cresciuto a Parigi, conobbe Manet, Bazille, Monet, Cézanne, Degas, Pissarro. Con loro cominciò ben presto a dipingere en plein air nella deliziosa Fontainbleau, poco lontano dalla capitale francese.
Il 22 e 23 marzo la pittura e la vita di Renoir arriveranno nei cinema italiani con Renoir. Oltraggio e seduzione, il tour cinematografico che consentirà agli spettatori di visitare la Barnes Foundation di Philadelphia, dove è ospitata la più grande collezione al mondo di Renoir. Il dottor Albert C. Barnes (1872-1951) ammirava infatti Renoir più di qualsiasi altro artista, tanto da raccoglierne oltre 181 opere, risalenti soprattutto all’ultima fase della sua produzione. Il film offrirà così un accesso illimitato a questa straordinaria collezione, che permette di comprendere perché la figura Renoir abbia diviso l’opinione pubblica per oltre 100 anni.
Nell’inverno del 1881-1882 il pittore visitò l’Italia: Venezia, forse Firenze, Roma, Napoli, la Calabria, Capri e Palermo. Questo viaggio lasciò una traccia profonda sulla sua arte: da allora Renoir rivolse la propria attenzione a soggetti più atemporali, un’anticipazione delle ricerche che avrebbe portato avanti sino alla morte. In quest’ultimo periodo, dominato da monumentali nudi femminili, lo stile del pittore si arricchì di riferimenti all’arte classica e l’uso del colore si fece via via più tratteggiato, come nei suoi lavori giovanili. Renoir. Oltraggio e Seduzione racconta proprio la reinvenzione artistica di Renoir, esplorandone le profonde implicazioni per due grandi artisti del 20° secolo: Picasso e Matisse.
Renoir visse sempre all’insegna della semplicità. Fu un artista alla perenne ricerca di rinnovamento, un impressionista capace di sconvolgere le regole della rappresentazione, pur rimanendo un estimatore del classico e della tradizione. Era Renoir un artista decadente? O aveva ragione Matisse quando spiegava che i suoi voluttuosi ritratti femminili sono “i nudi più belli mai dipinti”? Gli spettatori potranno decidere in autonomia, guidati dai principali critici d’arte del New York Times e del Washington Post, da studiosi di fama internazionale e da diversi artisti.
Renoir. Oltraggio e seduzione è diretto da Phil Grabsky ed è distribuito in Italia da Nexo Digital in collaborazione con MYmovies.it. via nexodigital

Heidi


dom 27_3 (Pasqua) ore 18.00 e 21.15
lun 28_3 ore 15.00, 18.00 e 21.15mar 29_3 ore 18.00
dom 3_4 ore 15.00

GENERE: Family , Avventura
ANNO: 2015
REGIA: Alain Gsponer
ATTORI: Bruno Ganz, Anuk Steffen, Katharina Schuttler, Jella Haase, Maxim Mehmet, Peter Lohmeyer
SCENEGGIATURA: Petra Biondina Volpe
FOTOGRAFIA: Matthias Fleischer
PRODUZIONE: Claussen Wöbke Putz Filmproduktion, Zodiac Pictures International, Schweizer Radio und Fernsehen (SRF)
DISTRIBUZIONE: Lucky Red
PAESE: Germania, Svezia
DURATA: 106 Min




Trama
Heidi è una bambina felice che vive in compagnia del nonno in una piccola casetta sulle montagne svizzere. Insieme al suo migliore amico Peter si diverte prendendosi cura delle caprette e godendosi la libertà della vita sui monti. Ma queste giornate spensierate si interrompono quando la zia Dete decide di portare Heidi a Francoforte. Lì dovrà fare compagnia a Klara, la figlia del ricco Signor Seseman, e insieme a lei imparare a leggere e scrivere sotto la supervisione della severa signorina Rottnmeier. In città Heidi conoscerà quindi un’amica inseparabile e l'amore per la lettura, ma la nostalgia delle sue amate montagne e di suo nonno si faranno sentire presto...

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Suffragette


gio 17_3 ore 21.15 solo per oggi: in lingua originale (inglese) sottotitolato in italiano
sab 19_3 ore 21.15
dom 20_3 ore 18.00 e 21.15

GENERE: Drammatico
ANNO: 2015
REGIA: Sarah Gavron
ATTORI: Carey Mulligan, Helena Bonham Carter, Meryl Streep, Ben Whishaw, Brendan Gleeson, Romola Garai, Anne-Marie Duff, Samuel West, Geoff Bell, Morgan Watkins, Natalie Press
SCENEGGIATURA: Abi Morgan
MONTAGGIO: Barney Pilling
PAESE: Gran Bretagna
DURATA: 106 Min



Trama
Suffragette ripercorre la storia delle militanti del primissimo movimento femminista, donne costrette ad agire clandestinamente per condurre un pericoloso gioco del gatto con il topo con uno Stato sempre più brutale. In lotta per il riconoscimento del diritto di voto, sono donne che appartengono alle classi colte e benestanti e tra loro alcune lavorano, ma sono tutte costrette a constatare che la protesta pacifica non porta ad alcun risultato. Radicalizzando i loro metodi e facendo ricorso alla violenza come unica via verso il cambiamento, queste donne sono disposte a perdere tutto nella loro battaglia per l'eguaglianza: il lavoro, la famiglia, i figli e la vita. coming soon

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Fuochi d'artificio in pieno giorno


Cineforum
ven 18
_3 ore 21.15


GENERE: Drammatico , Thriller
ANNO: 2015
REGIA: Yi Nan Diao
ATTORI: Liao Fan, Gwei Lun Mei, Wang Xuebing
SCENEGGIATURA: Yi Nan Diao
MONTAGGIO: Yang Hongyu
MUSICHE: Wen Zi
PAESE: Cina
DURATA: 110 Min






Trama

Nell'estate del 1999 un detective della polizia indaga su uno strano caso di omicidio: brandelli della vittima vengono ritrovati contemporaneamente in diverse cave di carbone. Nel corso delle indagini però un confronto a fuoco uccide i suoi colleghi e lo lascia ferito e traumatizzato. Cinque anni dopo, in inverno, la situazione è molto peggiore per lui e per il mondo in cui vive. Lo ritroviamo ubriaco al margine della strada, non è più poliziotto ma lavora come guardia privata, e lo sconosciuto che si ferma per vedere se è ancora vivo in realtà lo fa per rubargli la moto.
Il ripresentarsi di omicidi simili a quelli del 1999 lo spinge tuttavia a ricominciare le indagini in privato, coadiuvando vecchi amici rimasti in polizia. Scopre così che tutto porta a una lavanderia in cui lavora una gentile ragazza di cui prontamente si innamora e che cerca di usare per arrivare al killer.

Recensione
Sembra incredibilmente appropriato lo strano titolo di questo film una volta che lo si è finito. Svolto tra un passato in cui il crimine passa per il carbone e un presente in cui torna a colpire attraverso il ghiaccio, è anche la suggestione della materia dura e sporca contrapposta a quella sottile e pulita (in una frase il senso del cinema noir), due estremi che rappresentano il lavoro pesante contro la danza leggera e ben si prestano a una lettura allegorica di tutto quel che succede in questo detective movie ai confini del mondo, in cui non c'è niente di normale. Benché infatti sia ambientato in un luogo imprecisato del nord della Cina, il film di Diao Yinan è volutamente inserito in una realtà al limite del paradossale, dove l'insensata presenza di un caos ingiusto è il vero nemico dei personaggi (più di criminali e misteri).
Black coal, thin ice non si lascia sfuggire nemmeno un elemento del noir classico, dall'investigatore indurito dalla vita, alla femme fatale, da una condizione metereologica che influisce sui personaggi, alla perdizione sentimentale fino alla morte inevitabile che pende sul racconto, eppure nulla è come siamo abituati a vederlo. Ecco perchè fin dalle prime scene sembra di assistere a un film che ha risentito della presenza e del cinema dei fratelli Coen per quanto l'umorismo scaturisca dall'idiozia e le casualità più imprevedibili determinino gli eventi più importanti, quelli che di solito gli sceneggiatori cercano di motivare con maggiore dettaglio. Del genere rimangono solo i suoi elementi distintivi ma la materia che dovrebbe collegarli è completamente differente perché è inserito in una società e in un tempo completamente differenti da quelli originali.
Non c'è nulla che segua un binario prevedibile o che dia l'impressione di portare ad una soluzione canonica, in questo film la cui forza maggiore sta nel riuscire a comunicare l'inquieta paura che il suo autore ha del mondo in cui vive. La Cina che mostra è un inferno di sopraffazione continua, di maltrattamenti e disinteresse umano (ci sono dei dettagli che impressionano come il cocomero mangiato e sputato mentre si consulta una cartina, la moto rubata e i clamorosi immotivati fuochi d'artificio finali), in cui ogni personaggio comprimario è un nemico, non aiuterà, metterà i bastoni fra le ruote e senza una ragione precisa.
In questo marasma umano che è sempre a un pelo dallo sconfinare nel caos vitale di Kusturica ma si guarda bene dal farlo (ci vorrebbe tutta un'altra speranza nel genere umano), Diao Yinan usa le figure archetipe per superarle, le sfrutta per ingannare lo spettatore e convincerlo a seguirlo in un viaggio attraverso l'abiezione umana. In questo senso non appare per nulla fuori luogo la violenza esagerata e sempre inattesa che spaventa e brutalizza. Gabriele Niola

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Teatro | Maratona della Misericordia | Sabato 12 marzo


Nell'anno del Giubileo straordinario indetto da Papa Francesco, la Diocesi di Padova e i Barabao Teatro organizzano per il 12 marzo 2016 a partire dalle ore 15.00 al Cinema Marconi di Piove di Sacco, Padova, la Maratona della Misericordia dedicata ai ragazzi.

Due spettacoli
cha affrontano, con la grazia e la leggerezza, temi forti e importanti come il coraggio, la solidarietà, l'accoglienza, la speranza. In scena due storie di coraggio: il viaggio verso la speranza di un ragazzo afgano e la vita in terra straniera di una giovane moabita.

Queste storie raccontano ai nostri ragazzi la realtà nei suoi aspetti drammatici ma sono storie che infondono speranza e consapevolezza: perché la realtà può cambiare quando nei cuori è presente la misericordia. E grazie alla sensibilità giocosa dei Barabao, quella che potrebbe essere una triste storia nera diventa invece futuro luminoso e colorato.

A reggere l'impianto scenico che connette le due storie sono Olga e Cécile, filo rosso tra i due spettacoli. Sono due ragazze che di professione registrano audiolibri e che si troveranno a dover raccontare due incredibili storie.

La prima, alle ore 15.00, è appunto “Profumo di pane” (coach Mirco Trevisan, con Romina e Cristina Ranzato, arrangiamenti musicali Ivan Di Noia) durata 60 minuti.
Ruth, rimasta vedova in giovane età, decide di rimanere accanto alla suocera Naomi, che come lei condivide lo stesso doloroso destino. Nonostante Ruth possa far ritorno alla casa paterna, decide invece di restare con la suocera e di trasformare quella che potrebbe essere una triste fine in un... lieto fine. La vita infatti tona a far sorridere le due donne. Il grano diventerà pane e Ruth diventerà madre, nonna, bisnonna di un uomo chiamato Davide.
Spiegano i Barabao: “Come raccontare la Bibbia ai ragazzi? Nella Bibbia Ruth, ha un posto speciale. Una giovane moabita, una ragazza straniera, rimasta vedova si rifiuta di abbandonare la vecchia suocera Naomi, decide di rimanerle accanto e per farlo è costretta ad abbandonare il paese natale e spigolare il grano nei campi freschi di mietitura. Dalla festa del grano alla festa della vita: il raccolto del grano sarà la cornice alla promessa d'amore tra Ruth e il giovane Boaz”.

Il secondo spettacolo, alle ore 17.00, dopo il Mercatino dei Ragazzi, titola invece “Bambini invisibili” ed è tratto da “Nel mare ci sono i coccodrilli”. Regia Matteo Destro, con Romina e Cristina Ranzato, musiche Andrea Mazzacavallo, durata 60 minuti.
La storia vera di un ragazzo, un giovane profugo. Il viaggio di un bambino costretto a fuggire dall’Afghanistan e abbandonare la sua casa, la sua famiglia. È la madre ad accompagnarlo oltre confine. Per metterlo in salvo è costretta a lasciarlo andare per il mondo da solo. Il piccolo attraverserà il medio oriente per giungere fino in Europa, percorrendo al contrario le orme del grande Alessandro, incrociando mercanti, trafficanti, viaggiatori, sognatori e sogni di uomini di tutte le età, grandi e piccini.
Spiegano i Barabao: “Di fronte alla storia intensa e difficile di Lamin, una vita incredibilmente altra rispetto alle nostre, ci siamo chiesti come potevamo raccontarla. Come potevamo far diventare il drammatico viaggio di questo bambino afgano un'esperienza non solo da ascoltare e vedere, come di fronte ad un notiziario, ma anche da far succedere attorno a chi la sta vivendo in sala. Gli scenari vissuti da questi bambini profughi sono talmente inimmaginabili che la sola dimensione che ci è concessa per raccontarli è quella poetica”.

La MARATONA della MISERICORDIA si terrà sabato 12 marzo 2016 al CINEMA TEATRO MARCONI via Gauslino 7, Piove di Sacco (Pd). L'ingresso è a OFFERTA LIBERA, il ricavato sarà devoluto alle attività per i GIOVANI della Parrocchia di Piove di Sacco che quest'estate, tra le altre attività, parteciperanno a un campo organizzato da “Libera”, l'associazione da più di vent'anni impegnata nella lotta contro le mafie. I ragazzi saranno chiamati in prima persona a contribuire al ripristino e alla risistemazione dei beni confiscati, in un’azione concreta di responsabilità e condivisione, e a partecipare ad incontri di formazione sul fenomeno mafioso, tramite il confronto con i familiari delle vittime di mafia, con le istituzioni e con gli operatori delle cooperative sociali di “Libera”.

The danish girl


gio 10_3 ore 21.15
sab 12_3 ore 21.15
dom 13_3 ore 18.00 e 21.15

GENERE: Drammatico , Biografico
ANNO: 2015
REGIA: Tom Hooper
ATTORI: Eddie Redmayne, Alicia Vikander, Amber Heard, Sebastian Koch, Ben Whishaw, Matthias Schoenaerts
SCENEGGIATURA: Lucinda Coxon
FOTOGRAFIA: Danny Cohen
MUSICHE: Alexandre Desplat
PAESE: Gran Bretagna, USA
DURATA: 120 Min




Trama
Copenhagen, primi anni 20. L'artista danese Gerda Wegener dipinge un ritratto del marito Einar vestito da donna. Il dipinto raggiunge grande popolarità e Einar inizia a mantenere in modo permanente un’apparenza femminile, mutando il suo nome in Lili Elbe. Spinto da ideali femministi e supportato dalla moglie, Elbe tenta di effettuare il primo intervento per cambio di sesso da uomo a donna. L’intervento avrà grosse ripercussioni sul suo matrimonio e sulla sua identità.

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Mustang


Cineforum
ven 11
_3 ore 21.15

GENERE: Drammatico
ANNO: 2015
REGIA: Deniz Gamze Ergüven
ATTORI: Gunes Sensoy, Doga Zeynep Doguslu, Erol Afsin, Ilayda Akdogan
SCENEGGIATURA: Alice Winocour, Deniz Gamze Ergüven
MONTAGGIO: Mathilde Van de Moortel
PAESE: Francia, Germania, Turchia
DURATA: 97 Min

 




Trama
In un villaggio costiero turco la giovane Lale e le sue sorelle maggiori Nur, Ece, Selma e Sonay festeggiano la fine dell'anno scolastico anche se la ragazza è dispiaciuta perché l'insegnante che lei maggiormente apprezza l'anno successivo eserciterà la sua professione ad Istanbul. Le sorelle si recano in spiaggia con un gruppo di studenti maschi e lì giocano, completamente vestite, a combattere in acqua a cavalcioni sulle spalle dei maschi. La notizia dello 'scandalo' viene immediatamente comunicata alla loro nonna che le punisce ma la punizione più dura arriverà dallo zio (i genitori sono morti) il quale decide di recluderle in casa affinché non diano più scandalo. Per sistemare ancor meglio le cose si dà il via alla ricerca di possibili pretendenti per matrimoni combinati che restituiscano alla famiglia l'onorabilità.
 

Recensione
Presentato con successo alla Quinzaine des Réalisateurs al Festival di Cannes 2015 e vincitore del premio Label Europa Cinemas, Mustang appartiene alla categoria delle opere prime che lasciano ben sperare per il futuro di chi le ha realizzate e quindi del cinema. Deniz Gamze Ergüven si dimostra regista capace di fornire verità ed intensità alla storia che porta sullo schermo pur essendo consapevole di un modello 'alto' che l'ha preceduta 16 anni fa, quel Il giardino delle vergini suicide anch'esso opera prima di Sofia Coppola. L'originalità di scrittura e di tecnica di ripresa la rende però indenne da qualsiasi dubbio di vicinanza a quel soggetto. Perché qui il punto di vista che viene assunto sin dalla prima inquadratura è quello di Lale, la più piccola, la quale vede nelle sorelle e in ciò che debbono subire il suo futuro in anticipo e decide di non volervi sottostare. In questo nucleo familiare decentrato (Istanbul resta la meta lontana che si vorrebbe raggiungere) si trova rappresentata la società turca più arretrata che trova nella nonna e nello zio i suoi più emblematici esponenti. Se lo zio-padrone è dispotico ed arrogante, degno prodotto di una cultura maschilista che affonda le proprie radici in un passato ancestrale, la nonna ne subisce le reprimende e si trova ad agire su entrambi i fronti: quello della repressione così come quello del sostegno più o meno indiretto.
Le ragazze, la cui differente psicologia è descritta con grande sensibilità, fanno parte (o vorrebbero farne parte) di quel futuro che nella grande città è già presente ma dinanzi al quale altrove si ergono i muri delle nozze combinate e della pretesa della verginità femminile. Uno dei maggiori pregi del film è costituito dal mancato rifugio nel manicheismo. La regista e la co-sceneggiatrice Alice Winocour non denunciano a priori l'altro sesso perché trovano nel giovane che aiuta Lale la speranza di un diverso futuro per il rapporto tra maschi e femmine. Con in più un'importante annotazione: quell'abbraccio iniziale di Lale all'insegnante che sta per lasciarla ci ricorda quanta importanza possa avere il ruolo di un docente nella formazione di un carattere. In qualsiasi società, non solo in quella turca.  


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Pedro - Galletto coraggioso

Cinema Junior
dom 13
_3 ore 15.00
dom 20_3 ore 15.00


GENERE: Animazione
ANNO: 2015
REGIA: Gabriel Riva Palacio Alatriste, Rodolfo Riva-Palacio Alatriste
SCENEGGIATURA: Gabriel Riva Palacio Alatriste, Rodolfo Riva-Palacio Alatriste
FOTOGRAFIA: Aldo Cruz
PAESE: Messico
DURATA: 98 Min






Trama
Protagonista del film è Pedro, un giovane galletto che non si accontenta di svegliare ogni mattina gli abitanti della fattoria dove vive con il suo canto. Il suo sogno è quello di diventare un vero gallo da combattimento, e il destino realizzerà il suo desiderio in modo del tutto inaspettato. Nessuno crede in lui e, nonostante tutti lo beffeggino, Pedro riuscirà in un'incredibile impresa, grazie alla sua determinazione e al suo coraggio. Un allevatore imbroglione inganna i proprietari della fattoria dove Pedro vive, costringendoli a partecipare a una scommessa la cui posta in gioco è la fattoria stessa. Per salvarla bisogna vincere un combattimento tra galli, così Pedro decide di allenarsi per sconfiggere il temibile lottatore Sylvester Pollone, il campione dei campioni. Pedro sa che il destino della fattoria e dei suoi abitanti è "nelle sue ali". Il galletto e i suoi amici decidono così di intraprendere un viaggio alla ricerca di un famoso allenatore di galli da combattimento..

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Dheepan - una nuova vita


ven 04_3 ore 21.15

GENERE: Drammatico
ANNO: 2015
REGIA: Jacques Audiard
ATTORI: Jesuthasan Antonythasan, Kalieaswari Srinivasan, Vincent Rottiers, Marc Zinga, Claudine Vinasithamby
SCENEGGIATURA: Jacques Audiard, Thomas Bidegain, Noé Debré
FOTOGRAFIA: Éponine Momenceau
MONTAGGIO: Juliette Welfling
PAESE: Francia
DURATA: 109 Min
 


Presentato in concorso al Festival di Cannes 2015. Vincitore della Palma d'Oro del miglior film.



Trama
Dheepan deve fuggire dalla guerra civile dello Sri Lanka e per farlo si associa con una donna e una bambina. I tre si fingono una famiglia e riescono così a scappare e rifugiarsi nella periferia di Parigi. Anche se non parlano francese nè hanno contatti. Trovati due lavori molto semplici (guardiano tuttofare e badante) i due scopriranno la vita da periferia, le bande e le regole criminali che vigono nel posto che abitano. Quando arriverà inevitabile lo scoppio della violenza e degli spari occorrerà prendere una decisione, se rimanere insieme o separarsi.

Recensione
Qualsiasi storia nel cinema di Audiard per raggiungere il paradiso del sentimentalismo, quella punta emotiva che suscita nello spettatore l'irrazionale sensazione di partecipazione alle vicende dei personaggi, deve passare per l'inferno della violenza. Come se le due forze fossero inscindibili nei suoi film si attraggono a vicenda: gli atti violenti o criminali chiamano amore e ogni amore per concretizzarsi prima o poi richiede di essere legittimato dalla violenza, altrimenti sembra non poter essere davvero tale.
Destinato a mettere a confronto e a sovrapporre questi due estremi, questa volta Audiard decide di eliminare ancora più del suo solito il primo livello di comunicazione. I protagonisti di Dheepan fanno molta fatica a parlarsi, non solo spesso non si capiscono per problemi di lingua ma anche quando parlano lo stesso idioma è come se non riuscissero ad essere chiari gli uni con gli altri. In un cinema in cui l'unica legge che conta è quella dei corpi, strusciati o impattati, non sarà mai con le parole che si potrà risolvere qualcosa, in storie in cui l'unica verità è quella espressa dagli istinti non è con il ragionamento che si può cambiare la propria vita.
I protagonisti di Dheepan hanno solo i fatti e le azioni per spiegarsi ma per Audiard bastano e avanzano. Il regista non teme di scrivere una scena di dialogo, forse la più bella ed intensa del film, tra due persone che parlano ognuno una lingua che l'altro non conosce, eppure sembrano stranamente sulla stessa lunghezza d'onda. Si tratta forse dell'unico momento nel film in cui si intravede un lampo della capacità quasi ottocentesca che quest'autore ha di raccontare gli uomini attraverso lo stordimento.
Questa volta la riluttanza con cui il protagonista cerca di non farsi trascinare in un mare di efferatezza e di scegliere di costruire il suo opposto con una donna sembra però meno potente del solito. Coadiuvato da due interpreti decisamente meno abili e virtuosi di quelli cui Audiard ci ha abituato e caratterizzati con molta meno umanità del solito, il suo ultimo film appare come il più lieve, quello che con più difficoltà riesce ad accendere un fuoco sfregando i legnetti del suo arsenale.
Dall'altra parte però Dheepan involontariamente conferma cosa sia ad attirarci verso questa storia e questo stile di racconto, anche quando meno riuscito. Si tratta della continua esistenza di un rumore di fondo tetro, la netta sensazione che in ogni momento emotivo esista una sottile paura della morte, la consapevolezza che tutta la passione mostrata possa prendere la strada del sangue come quella dell'amplesso e forse non esiste differenza.
Del resto nell'inferno del palazzone grigio e indifferente in cui si svolge il film si consumano sparatorie e guerre fra bande nelle quali striscia la possibilità di tramutare una famiglia finta in famiglia vera. L'ultima possibile eredità del cuore pulsante del noir (inseguire un amore nei luoghi e nelle situazioni che rendono più difficile rimanere vivi) è forse davvero questa.
Gabriele Niola  

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Il caso Spotlight


Oscar 2016 come miglior film
gio 3_3 ore 21.15
sab 5_3 ore 21.15
dom 6_3 ore 18.00 e 21.15
GENERE: Drammatico
ANNO: 2015
REGIA: Thomas McCarthy
ATTORI: Rachel McAdams, Mark Ruffalo, Michael Keaton, Stanley Tucci, Liev Schreiber, Billy Crudup, John Slattery, Len Cariou, Jamey Sheridan
SCENEGGIATURA: Thomas McCarthy, Josh Singer
FOTOGRAFIA: Masanobu Takayanagi
MONTAGGIO: Tom McArdle
MUSICHE: Howard Shore
PAESE: USA
DURATA: 128 Min
Trama
Al “Boston Globe” nell’estate del 2001 arriva da Miami un nuovo direttore, Marty Baron. E’ deciso a far sì che il giornale torni in prima linea su tematiche anche scottanti, liberando dalla routine il team di giornalisti investigativi che è aggregato sotto la sigla di ‘Spotlight’. Il primo argomento di cui vuole che il giornale si occupi è quello relativo a un sacerdote che nel corso di trent’anni ha abusato numerosi giovani senza che contro di lui venissero presi provvedimenti drastici. Baron è convinto che il cardinale di Boston fosse al corrente del problema ma che abbia fatto tutto quanto era in suo potere perché la questione venisse insabbiata. Nasce così un’inchiesta che ha portato letteralmente alla luce un numero molto elevato di abusi di minori in ambito ecclesiale.
Recensione
Lo scandalo che, a cavallo tra il 2001 e il 2002, travolse la diocesi di Boston diede il via a una indispensabile, anche se comunque sempre troppo tardiva, presa di coscienza in ambito cattolico della piaga degli abusi di minori ad opera di sacerdoti. Il film di Thomas McCarthy, rispettando in pieno le regole del filone che ricostruisce attività di indagine giornalistiche che hanno segnato la storia della professione, ha anche però il pregio di rivelarsi efficace nel distaccarsene almeno in parte. Perché i giornalisti del team non sono eroi senza macchia che combattono impavidi il Male ovunque si annidi. Qualcuno tra loro aveva avuto tra le mani materiale che avrebbe potuto far scoppiare il caso anni prima (evitando così le sofferenze di tanti piccoli) ma non lo ha fatto. Così come le alte sfere hanno taciuto e le vittime, in molti casi, hanno (anche se comprensibilmente) preferito non esibire con denunce le ferite impresse nel loro animo.
Un film come Spotlight non è solo cinematograficamente efficace anche perché sorretto da un cast di attori tutti aderenti al ruolo (con in prima fila un Michael Keaton che sembra aver trovato una nuova giovinezza interpretativa) ma anche perché finisce con l’affermare un dato di fatto incontrovertibile. La Chiesa Cattolica, grazie ad alcuni suoi esponenti collocati ai livelli più alti della gerarchia, ha creduto di ‘salvare la fede dei molti’ nascondendo la perversione di pochi. Ha invece ottenuto l’effetto contrario finendo con il far accomunare nel sospetto di un’opinione pubblica, spesso pronta alla semplificazione, un clero che nella sua stragrande maggioranza ha tutt’altra linea di condotta. La forza con cui Papa Francesco ha condannato, anche con la detenzione entro le mura vaticane, i colpevoli di questo tipo di reati è prova di un’acquisita nuova consapevolezza in materia. Quell’inchiesta di poco più di dieci anni fa ne è all’origine e quei giornalisti, anche se non ne erano del tutto consapevoli, finivano con il ricordare a chi regalava loro copie del Catechismo di andare a rileggere e fare proprie le parole di Gesù: “Chi scandalizza anche uno solo di questi piccoli che credono in me, sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo una macina girata da asino e fosse gettato negli abissi del mare” (Matteo 18, 6).  Giancarlo Zappoli   

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