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Visualizzazione dei post da gennaio, 2013

THE MASTER


sab 02_02 ore 21.15
dom 03_02 ore 18.00 e 21.00


GENERE: Drammatico
REGIA: Paul Thomas Anderson
SCENEGGIATURA: Paul Thomas Anderson
ATTORI: Joaquin Phoenix, Philip Seymour Hoffman, Amy Adams, Laura Dern, Rami Malek, Jesse Plemons, W. Earl Brown, Kevin O'Connor, Lena Endre, Ambyr Childers
FOTOGRAFIA: Mihai Malaimare Jr.
MUSICHE: Jonny Greenwood
PAESE: USA 2012
DURATA: 137 Min




NOTE: Leone d'argento per Miglior Regia al Festival di Venezia 2012.
Coppa Volpi per il Miglior Attore (ex-aequo per Philip Seymour Hoffman e Joaquin Phoenix) al Festival di Venezia 2012.




Trama
Freddie Quell è un soldato uscito dalla Seconda Guerra Mondiale con il sistema nervoso a pezzi. A poco servono le cure che l'esercito gli offre, se non a rendere esplicita un'ossessione per il sesso. A ciò si aggiunge un forte interesse per l'alcol che si traduce in misture che lui stesso si prepara e che offre agli altri con esiti non sempre positivi. Finché un giorno, in modo del tutto casuale, Freddie incontra Lancaster Dodd. Costui ha inventato un metodo di introspezione che sperimenta sul disturbato Marine, il quale sembra trarne giovamento. Da quel momento ha inizio un sodalizio che li vedrà percorrere insieme un lungo tratto di strada. Anche se il loro viaggio finirà con l'offrire loro esiti assolutamente diversi.

Recensione
Il film che è stato forse il più atteso alla 69^ Mostra Internazionale del Cinema di Venezia si rivela perfettamente in linea con l'autorialità di un regista che ha sempre cercato di scrutare il lato oscuro della psiche e dei comportamenti umani senza alcuna intenzione di scandalizzare ma con il desiderio di fare molto di più: cercare cioè di comprenderne le ragioni. Potremmo dire che queste si traducono nel suo cinema con un solo termine: solitudine. Soli, profondamente soli erano i protagonisti di Magnolia nel loro tentativo di sfuggire alle piaghe che spesso si erano inferti da soli. Solo era Il petroliere, bruciato dalle fiamme dei pozzi in cui scorre l'oro nero delle coscienze asservite al Dio Denaro. Soli sono Freddie e Lancaster. Il primo alla ricerca di donne di sabbia che plachino la sua sete sessuale ma anche inconsciamente desideroso di incanalare la propria violenza in forme socialmente accettabili. Il secondo, dotato di un potere di fascinazione su uomini e donne bisognosi di 'credere' a vite passate e pronti ad immergersi in dinamiche ipnotiche che li facciano sfuggire a un presente difficile da controllare. Il tutto, da una parte e dall'altra, in un dominio in cui la razionalità non possa infiltrarsi; pena il crollo del castello di illusioni.
L'ispirazione a Hubbard, il fondatore di Dianetics, è esplicita ed innegabile ma Paul Thomas Anderson è abilissimo, ancora una volta, nello spiazzare lo spettatore. Chi si aspettava un pamphlet cinematografico sulla capacità di irretire e depredare economicamente gli adepti alla setta, non lasciando loro quasi nessuno spiraglio di fuga, si trova di fronte a tutt'altro. Freddie e Lancaster sono due uomini (perfetta la scelta di Phoenix e Hoffman) che si confrontano mettendo in gioco tutti i loro comportamenti devianti. La differenza tra di loro sta nel modo in cui riescono a gestirli. Alla fine del film si ripensa allo spazio angusto in cui i due si erano incontrati la prima volta mettendolo a confronto con quello in cui finiscono con il ritrovarsi uniti e al contempo divisi più che mai e ci si accorge che in quelle due location si sintetizza il senso di un'opera che sa andare oltre la contingenza della setta miliardaria. L'ultima inquadratura poi riapre il film e chiude l'analisi di una psiche.
Giancarlo Zappoli 

Approfondimenti
Sito Italiano
scheda completa su cinematografo.it
recensione di Valerio Sammarco

LA REGOLA DEL SILENZIO

ven 01_02 ore 21,15


GENERE: Thriller
REGIA: Robert Redford
SCENEGGIATURA: Lem Dobbs
ATTORI: Robert Redford, Shia LaBeouf, Stanley Tucci, Nick Nolte, Susan Sarandon, Julie Christie, Sam Elliott, Brendan Gleeson, Terrence Howard, Richard Jenkins, Anna Kendrick, Brit Marling, Chris Cooper
FOTOGRAFIA: Adriano Goldman
MONTAGGIO: Mark Day
MUSICHE: Cliff Martinez
PAESE: USA 2012
DURATA: 117 Min





Trama
Jim Grant è un avvocato vedovo che vive ad Albany (New York) con la figlia. In seguito all'arresto di una componente di un gruppo pacifista radicale attivo negli anni della guerra nel Vietnam rimasta in clandestinità per decenni, un giovane giornalista, Ben Shephard, avvia una serie di indagini. La prima ed eclatante scoperta è legata proprio a Grant. L'avvocato ha un falso nome e ha fatto parte del gruppo. Su di lui pende un'accusa di omicidio nel corso di una rapina in banca. Grant è costretto ad affidare la figlia al fratello e a fuggire. L'FBI e Shepard, separatamente e con motivazioni diverse, si mettono sulle sue tracce.

Recensione
"I segreti sono una cosa pericolosa, Ben. Pensiamo tutti di volerli conoscere. Ma se ne hai mai avuto uno, allora saprai che significa non solo conoscere qualcosa su un'altra persona, ma anche scoprire qualcosa su noi stessi". Così dice Jim Grant/Robert Redford al giovane giornalista che insegue lo scoop ma crede anche (e ancora) all'onestà altrui. Sono passati 32 anni dall'esordio alla regia di Redford con Gente comune ma la ricerca della verità (che aveva contraddistinto i personaggi portati sullo schermo come attore) ha preso il via allora e non si è ancora fermata.
Redford non si limita a mettere in scena delle persone ma vuole anche 'conoscerle' nel senso più pieno del termine. Adattando un romanzo di Neil e decidendo di interpretare il ruolo principale fa anche di più. Omaggia anche il cinema dell'amico regista Sidney Pollack scomparso nel 2008 e, insieme a lui, il Pakula di Tutti gli uomini del Presidente. Perché in La regola del silenzio - The Company You Keep si ritrovano temi e tensioni di quello che fu il cinema democratico americano di cui Pollack fu uno degli autori di punta e Redford il suo interprete ideale.
La figura del giornalista vede in gioco lo sguardo pulito di Shia Labeouf contrapposto a quello routiniere e disilluso del suo capo Stanley Tucci e attraverso lui Redford ci fa sapere di non aver smesso di credere in un'informazione 'pulita'. Il suo è un Come eravamo visto a distanza e sotto una diversa angolazione. Grant, nel suo confronto con il passato e con le persone che ne avevano fatto parte, ha modo di leggere dentro se stesso scoprendo che rimanere ancorati a ciò che è stato significa rifiutarsi di crescere. Questo però non vuol dire abbandonare degli ideali ma ammettere gli errori commessi collocandoli nella giusta prospettiva.
Redford continua a fare un cinema dal solido impianto narrativo, capace di far coesistere giovani attori con autentici giganti del cinema come Julie Christie o Susan Sarandon. Con la giusta attenzione all'entertainment ma senza mai dimenticare la Storia delle persone e di un'intera nazione.
Giancarlo Zappoli

Approfondimenti
Rassegna stampa
Scheda su cinematografo.it

Buon anno Sarajevo

ven 25_01 ore 21.15 (all'interno del cineforum, con approfondimento)
sab 26_01 ore 21.15
dom 27_01 ore 18.00 e 21.00


GENERE: Drammatico
REGIA: Aida Begic
SCENEGGIATURA: Aida Begic
ATTORI: Marija Pikic, Ismir Gagula
FOTOGRAFIA: Erol Zubcevic
PAESE: Germania, Francia, Turchia, Bosnia-Erzegovina 2012
DURATA: 90 Min

NOTE: Presentato al Festival di Cannes 2012 nella sezione Un Certain Regard.

prima visione!




Trama
Rahima vive a Sarajevo con il fratello minore Nedim. Sono entrambi orfani e sotto osservazione da parte dei servizi sociali. Rahima lavora, senza una paga regolare, come cuoca in un ristorante. Il fratello è vittima del bullismo di un gruppo di studenti che ruota intorno al figlio di un ministro. La sorella, di recente convertitasi all'islamismo osservante, teme per la sua sorte soprattutto dopo la scoperta del coinvolgimento di Nedim nel contrabbando di armi.

Recensione
Si apre con un video amatoriale di una festa natalizia di un tempo apparentemente lontano, ma di fatto costantemente presente, questo secondo lungometraggio di Aida Begic presentato a Cannes nella sezione "Un Certain Regard". Ed è sull'incancellabilità dei traumi causati da uno dei più atroci conflitti che l'umanità abbia conosciuto in tempi recenti che ruota la sua narrazione. La guerra nell'ex Jugoslavia è ormai un ricordo, di fatto rimosso dalla memoria dell'occidente, ma morde ancora nella carne di chi l'ha vissuta. Begic ce ne offre una lettura al femminile grazie a una macchina da presa che mutua in parte lo stile di ripresa dai fratelli Dardenne di Rosetta. Rahima viene pedinata dalla camera in intensi piani sequenza e seguita mentre segue di nascosto le mosse del fratello che rischia (al di là di ciò che appare alla funzionaria del servizio sociale) un'esistenza border line. Ma border line è la vita di tutti gli abitanti di una città che è stata martoriata dal conflitto nella sua intima essenza. Le giornate si susseguono una dopo l'altra in una società che non solo non ha rimarginato le proprie ferite ma che è ora vittima di quella epidemia globale che prende il nome di liberismo sfrenato e che lascia sul terreno morti e feriti nell'intimo, nella dignità. Rahima ha cercato in una fede (che non si esteriorizza se non nel velo che indossa) un appoggio per difendersi e difendere ciò che ha di più caro: Nedim. I botti del Capodanno, in un film che presta una grande attenzione ai suoni e ai rumori al punto di fornire loro un simbolismo acustico di rilevante qualità, sono segno di festa ma ricordano tanto, troppo da vicino ben altre esplosioni. La speranza nell'anno che verrà non può essere sepolta assieme alle scene di morte che ancora ritornano a tormentare chi le ha vissute ma, sembra dirci Aida Begic, non può neppure contare sul contesto socio-economico. Può solo fare affidamento sulle singole persone capaci di non piegarsi. Come Rahima. Giancarlo Zappoli

Approfondimenti
rassegna stampa
scheda su cinemaografo.it
recensione su cinematografo.it

LOVE IS ALL YOU NEED

ven 18_01 ore 21.15

GENERE: Commedia
REGIA: Susanne Bier
SCENEGGIATURA: Anders Thomas Jensen
ATTORI: Pierce Brosnan, Trine Dyrholm, Molly Blixt Egelind, Sebastian Jessen, Paprika Steen, Kim Bodnia, Ciro Petrone, Christiane Muller
FOTOGRAFIA: Morten Søborg
MONTAGGIO: Pernille Bech Christensen
PAESE: Germania, Danimarca, Francia, Italia, Svezia 2012
DURATA: 116 Min





Trama
Astrid e Patrick sono una giovane coppia che sta per sposarsi a Sorrento: l’arrivo delle loro famiglia porta con sé numerosi problemi. La madre di Astrid, Ida, è una parrucchiera col cancro che è stata appena lasciata dal marito Leif dopo 25 anni di matrimonio. Lo stesso Leif che si presenta con la sua nuova, bionda fidanzata e con Kenneth, l’irascibile fratello di Astrid. Il padre di Patrick, Philip, si presenta ancora in lutto per la tragica morte della moglie.

Rassegna stampa

QUELLO CHE SO SULL'AMORE


sab 12_01 ore 21.15
dom 13_01 ore 21 (attenzione: lo spettacolo delle ore 18.00 è sospeso per la proiezione dell'opera)
sab 19_01 ore 21.15
dom 20_01 ore 18.00 e 21.00

prima visione!

GENERE: Commedia, Drammatico
REGIA: Gabriele Muccino
SCENEGGIATURA: Robbie Fox
ATTORI: Gerard Butler, Jessica Biel, Uma Thurman, Catherine Zeta-Jones, Dennis Quaid, Sean O'Bryan, Ritchie Montgomery, Nicky Buggs, James Tupper, Judy Greer
FOTOGRAFIA: Peter Menzies Jr.
MONTAGGIO: Padraic McKinley
MUSICHE: Andrea Guerra
PAESE: USA 2012
DURATA: 100 Min



 

Trama
Un affascinante, e sfortunata, ex stella del calcio, torna a casa per mettere di nuovo insieme la sua vita. Sta cercando un modo per ricostruire il suo rapporto con il figlio, così si fa assumere nella scquadra di calcio del figlio come allenatore. Ma i suoi tentativi per diventare finalmente un 'adulto' si scontrano con esilaranti sfide da parte delle attraenti ''mamme del calcio" che lo perseguitano ad ogni occasione.
 




E SE VIVESSIMO TUTTI INSIEME?

ven 11_1 ore 21,15

primo appuntamento cineforum 2013


GENERE: Commedia
REGIA: Stéphane Robelin
SCENEGGIATURA: Stéphane Robelin
ATTORI: Geraldine Chaplin, Jane Fonda, Claude Rich, Pierre Richard, Camino Texeira, Guy Bedos, Bernard Malaka, Gustave de Kervern, Laurent Klug, Lionel Nakache, Philippe Chaine
FOTOGRAFIA: Dominique Colin
MONTAGGIO: Patrick Wilfert
MUSICHE: Jean-Philippe Verdin
PAESE: Germania, Francia 2011
DURATA: 96 Min





Trama
Annie, Jean, Claude, Albert e Jeanne sono amici da sempre, nonostante le differenze di abitudini e temperamento. Due coppie ben assortite - e molto diverse - e un single impenitente: a unirli, oltre all'amicizia (e in certi casi all'amore), il tempo che passa con i suoi "inconvenienti". Ma chi l'ha detto che a una certa età non resta che farsi da parte? I cinque non sono affatto d'accordo e decidono di sperimentare cosa vuol dire andare a vivere tutti insieme. La convivenza, però, nasconde sempre delle sorprese... anche per chi si conosce da una vita!

Recensione
Se c’è un pensiero che sale subito alla mente, durante la visione del film di Robelin, è che solo qualche decennio fa un soggetto del genere non sarebbe mai stato concepito o, se fosse stato concepito, non sarebbe stato prodotto, e, se al limite fosse stato prodotto, nessuno avrebbe mai pensato di farlo passare come una commedia, per quanto agrodolce. Il film affronta, infatti, con realismo e leggerezza una condizione sociale e antropologica tutta contemporanea, qual è il numero crescente di anziani che vivono in buone condizioni di salute, desiderosi di dire e fare (anche sesso) il più possibile e contrari all’idea di starsene a poltrire in una deprimente attesa della fine: una condizione, esplicita Jane Fonda, per la quale siamo a dir poco impreparati.
Attraverso il facile espediente dello studente con la videocamera, è in realtà la macchina da presa di Robelin a documentare l’esperienza, finzionale ma percorribile, fotografando di fatto il target a cui si rivolge il film, esattamente come avviene da sempre con la prima e la seconda età dell’homo cinematograficus.
E se vivessimo tutti insieme? è pudico come il suo titolo (“E se non morissimo in solitudine?” sarebbe stato più veritiero, anche se meno commerciale), ma c’è da credere che aprirà la pista a prodotti meno trattenuti e superficiali, perché in fondo i vecchi sono più simili ai bambini che non agli adulti in cerca di rispetto e affermazione, e il film lo dice in apertura di discorso, inquadrando lo sguardo affamato di gioco del vecchio Albert, la cui finestra dà su un asilo. Se Claude Riche aspira al ruolo di protagonista, perché il copione lo mette al centro delle geometrie amorose e il suo carisma pure, è però proprio Pierre Richard il migliore della partita, colui che incarna la condizione tragicomica di una mente sempre più leggera dentro un corpo sempre più ingombrante. Marianna Cappi

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MOONRISE KINGDOM - UNA FUGA D'AMORE

ven 4_1 ore 21,15
sab_5_1 ore 21,15
dom 6_1 ore 18,00 - 21,00


GENERE: Commedia
REGIA: Wes Anderson
SCENEGGIATURA: Wes Anderson, Roman Coppola
ATTORI: Bruce Willis, Edward Norton, Bill Murray, Tilda Swinton, Harvey Keitel, Frances McDormand, Jason Schwartzman, Bob Balaban,
PAESE: USA 2012
DURATA: 94 Min

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Trama
Estate 1965. Su un'isola del New England vive la dodicenne Suzy, preadolescente incompresa dai genitori. Sulla stessa isola si trova in campeggio scout il coetaneo Sam, orfano affidato a una famiglia che lo considera troppo 'difficile' per continuare ad occuparsene. I due si sono conosciuti casualmente, si sono innamorati e hanno deciso di fuggire insieme seguendo un antico sentiero tracciato dai nativi nei boschi. Gli adulti, ivi compreso lo sceriffo Sharp, si mettono alla loro ricerca anche perché è in arrivo una devastante tempesta.


Recensione
È indispensabile prestare attenzione all'ouverture di Moonrise Kingdom e non abbandonare la sala prima della fine dei titoli di coda per comprendere il senso profondo del film di Anderson che, altrimenti, rischia di essere letto superficialmente come un'ulteriore esibizione di genialità narrativa infarcita di gag e di trovate visive senza però che si vada oltre. Non è così. Chi era bambino nella prima metà degli Anni Sessanta ha molto probabilmente nella propria raccolta di vinili la suite didattica "Young Person's Guide to the Orchestra" di Benjamin Britten in cui si presentavano i diversi strumenti che compongono l'orchestra basandosi su un tema di Purcell in cui l'ensemble si riuniva per eseguire una fuga.
Una fuga è esattamente ciò che mettono in atto Suzy e Sam. Una fuga che serve apparentemente a scomporre ma in realtà ha come meta la ricomposizione dei frammenti di due vite che rischiano la dissoluzione. Alla fine del film Anderson gioca con questo fil rouge sonoro di nuovo 'scomponendo': questa volta tocca alla musica di Desplat, autore del soundtrack originale del film. Ci ricorda così, al contempo, che fare cinema (stanno scorrendo i titoli di coda non dimentichiamolo) è 'orchestrare' varie e quasi innumerevoli professionalità ma riesce anche a fare di più. Sottolinea che il suo cinema più recente è orientato a cercare le radici del comportamento adulto in accadimenti che hanno marcato gli anni giovanili.
Così era per i fratelli de Il treno per il Darjeeling, così è stato per Fantastic Mr.Fox (un ritorno alle proprie origini con il portare sullo schermo il primo libro che Anderson ricorda di aver letto), così accade ora. Suzy e Sam sono non dei disadattati ma dei 'disadatti' a un mondo adulto che si sta spegnendo nell'indifferenza (la famiglia della ragazzina) o sopravvive grazie a regole applicate puntigliosamente che pretendono di imbrigliare l'avventura (il campo scout per Sam). Nel prologo, dalla casa di bambola in cui vive con i genitori e i fratelli, Suzy osserva il mondo grazie alla distanza del suo binocolo ma, per un istante, guarda in macchina interrogandoci.
Siamo ancora capaci di emozionarci per un bacio? Sappiamo capire fino a che punto un essere umano in formazione abbia bisogno del nostro aiuto per togliersi il costume nero da corvo (e viene in mente "Blackbird", masterpiece dei Beatles) e quanto invece possa e debba affrontare il piacere dell'avventura della vita con quel tanto di libertà che gli permetta di dipingere un mondo nuovo? Sono quesiti che ogni tanto gli adulti dovrebbero porsi. Anderson fa bene a riproporceli. Giancarlo Zappoli

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