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Visualizzazione dei post da marzo, 2018

Maria Maddalena

Gio 29_03 ore 21:00
Dom 01_04 ore 18:00 e 21:00
Lun 02_04 ore 18:00 e ore 21:00


GENERE: Drammatico, Storico, Religioso
ANNO: 2018
REGIA: Garth Davis
ATTORI: Rooney Mara, Joaquin Phoenix, Ariane Labed, Chiwetel Ejiofor, Ryan Corr, Lubna Azabal, Tahar Rahim, Shira Haas, Charles Babalola, Denis Ménochet, Hadas Yaron, Tawfeek Barhom, Zohar Shtrauss, Uri Gavriel, Michael Moshonov
PAESE: Gran Bretagna
DURATA: 120 Min


SINOSSI
MARIA MADDALENA è un ritratto autentico e umano di una delle più enigmatiche e incomprese figure spirituali della storia. Il film biblico racconta la storia di Maria (Rooney Mara), una giovane donna in cerca di una nuova vita. Forzata dalla società gerarchica del suo tempo, Maria sfida la sua famiglia per unirsi ad un nuovo movimento sociale guidato dal carismatico Gesù di Nazareth (Joaquin Phoenix). Trova presto un posto per sé nel movimento e nel cuore di un viaggio che la porterà a Gerusalemme.

CRITICA
E' un film coraggioso Maria Maddalena, perché riabilita una figura biblica troppo a lungo ignorata o rimasta sullo sfondo e perché, invece di ripercorrere ad una ad una le tappe della passione di Cristo, riassume in pochi minuti l'ultima giornata del Figlio di Dio, non indugiando su particolari cruenti. Contemplativo, volutamente "grave" e quasi sospeso, il film è soprattutto negli sguardi di Joaquin Phoenix/Gesù e Rooney Mara/Maria Maddalena, che non stanno sempre bene insieme ma che hanno decisamente più carisma dei dodici apostoli, fra i quali tuttavia spicca un Giuda "rivisitato" ben interpretato da Tahar Rahim. Curata, maestosa ma toppo patinata è la fotografia di Greig Fraser, che "rende giustizia" al bel viso di porcellana della protagonista, portatrice di un messaggio femminista che fa piacere accogliere in tempi di #Metoo. (Carola Proto - Comingsoon.it)

Lady Bird

Mer 21_03 ore 21:00
Sab 24_03 ore 21:00
Dom 25_03 ore 18:00 e 21:00

GENERE: Commedia, Drammatico
ANNO: 2017
REGIA: Greta Gerwig
ATTORI: Saoirse Ronan, Laurie Metcalf, Tracy Letts, Lucas Hedges, Odeya Rush, Timothée Chalamet, Kathryn Newton, Jake McDorman, Lois Smith, Laura Marano
PAESE: USA
DURATA: 94 Min

SINOSSI
In LADY BIRD, Greta Gerwig si rivela una nuova, audace voce cinematografica con il suo debutto alla regia, facendo emergere sia l’umorismo che il pathos nel legame turbolento tra una madre e la figlia adolescente. Christine “Lady Bird” McPherson (Saoirse Ronan) combatte, ma è esattamente come sua madre: selvaggia, profondamente supponente e determinata (Laurie Metcalf), un’infermiera che lavora instancabilmente per mantenere a galla la sua famiglia dopo che il padre di Lady Bird (Tracy Letts) perde il lavoro. Ambientato a Sacramento, California nel 2002, in un panorama economico americano che cambia rapidamente, Lady Bird è uno sguardo commovente sulle relazioni che ci formano, le credenze che ci definiscono e l’ineguagliabile bellezza di un luogo chiamato casa.

CRITICA
Tra i moltissimi film sull'adolescenza che esistono nella storia del cinema, pochi raccontano l'universo femminile in quell'età di passaggio che precede di poco la maggiore età, quando si viene chiamati a compiere scelte che in molti casi determineranno la nostra vita futura. Lady Bird sceglie la strada della scrittura parzialmente autobiografica per raccontarci un momento cruciale nella vita di una liceale americana, che sogna di lasciare la provinciale Sacramento per frequentare l'Università a a New York. Alla sua opera prima come regista, l'autrice Greta Gerwig ben dirige un un cast azzeccato e affiatato, riuscendo a restituire tutto lo sturm und drang di un momento in cui è lecito essere egoisti, irresponsabili e ingiusti, a condizione di crescere e arrivare a chiedere perdono. E ci regala un film divertente e a tratti toccante sulla difficoltà/necessità di staccarsi dalla famiglia d'origine e incamminarsi per la propria strada. (Daniela Catelli - Comingsoon.it)

Ibi

Ven 23_03 ore 21:00
Cinema di Marzo
ospite della serata: Matteo Calore, direttore della fotografia


GENERE: Documentario
ANNO: 2017
REGIA: Andrea Segre
PAESE: Italia
DURATA: 64 Min


Ibi ha fotografato e filmato la sua vita in Italia per 10 anni.
Questo film nasce dalle sue immagini, dalla sua creatività, dalla sua energia.
Per la prima volta in Europa un film interamente basato sull’auto-narrazione diretta e spontanea di una donna migrante, che racconta sé stessa e la sua Europa ai figli rimasti in Africa.
Un viaggio intenso e intimo nel mondo difficile, vivo e colorato di un’artista visiva ancora sconosciuta.

Sinossi
Ibi è nata in Benin nel 1960, ha avuto tre figli e nel 2000 in seguito a seri problemi economici ha scelto di affrontare un  grande rischio per cercare di dare loro un futuro migliore.
Li ha lasciati con sua madre e ha accettato di trasportare della droga dalla Nigeria all’Italia.
Ma non ce l’ha fatta. 3 anni di carcere, a Napoli.

Una volta uscita Ibi rimane in Italia senza poter vedere i figli e la madre per oltre 15 anni.  Così per far capire loro la sua nuova vita decide di iniziare a filmarsi.
Racconta sé stessa, la sua casa a Castel Volturno dove vive con un nuovo compagno, Salami, e l’Italia dove cerca di  riavere dignità e speranza.
Dalle immagini che Ibi ha realizzato è nato questo film.

La Storia
Abbiamo conosciuto Ibi a Castel Volturno nel luglio 2014. Stava piantando dei peperoncini africani nel giardino della sua villetta.
Ibi è nata in Benin ed è vissuta in Costa D’Avorio fino al 2000.
Una donna alta, grande, piena di energia. Francofona e musulmana d’Africa, senza gli stereotipi estetici dell’islam, oggi  spesso mediatizzato.
Ha avuto tre figli. Nel 2000 in seguito a seri problemi economici sceglie di affrontare un grande rischio per cercare di  dare un futuro ai suoi figli: lascia i figli in Benin con sua madre e accetta di trasportare una grossa quantità di droga dalla  Nigeria all’Italia.
La polizia di frontiera capisce che c’é qualcosa di strano nel suo viaggio, trova la droga e l’arresta. 3 anni di carcere. A  Pozzuoli, Napoli.
3 anni durissimi per Ibi, distante dai figli e incapace di aiutarli in alcun modo. Incollata al suo destino di viaggiatrice illegale e colpevole.

Per buona condotta, alla scadenza del terzo anno, il giudice decide di concedere a Ibi gli arresti domiciliari, ma Ibi non ha  alcun domicilio e viene quindi ospitata in una casa molto particolare: quella che i padri comboniani hanno dedicato a  Miram Makeba a Castel Volturno, il comune più africano d’Europa dove Mama Africa è morta nel novembre 2008.
In quegli anni a Castel Volturno Ibi conosce Salami, un uomo nigeriano di cui si innamora e con cui decide di sposarsi e  condividere le fatiche e i sacrifici di una vita nuova e difficile.

Tre sono le sue preoccupazioni maggiori: i suoi figli, il suo permesso di soggiorno e ricostruirsi una vita normale. A tenerle unite sono una nuova grande passione: la fotografia.

Ibi inizia a fotografare prima e a riprendere poi tutta la sua vita e quella della sua nuova comunità, gli oltre diecimila  africani che proprio in quegli anni ridisegnano la geografia umana del litorale Domizio, abitando le centinaia di villette- vacanza costruite spesso abusivamente negli anni ’80-’90 da napoletani e casertani e diventando mano d’opera  dell’agricoltura e dell’edilizia, in molti casi intrecciata a interessi criminali dei potenti clan camorristici della zona.

Nel cuore di questa trasformazione, Ibi fotografa e filma.

Lo fa per costruirsi un’altra vita, guadagnando per documentare matrimoni, battesimi, feste religiose (cattoliche,  evangeliche, musulmane, senza alcuna distinzione).
Lo fa per aiutare e sostenere il Movimento dei Migranti e dei Rifugiati a cui aderisce assieme a Salami con entusiasmo  trascinante, non solo per ottenere il suo permesso di soggiorno, ma anche perché crede fermamente nella necessità di  lottare tutti insieme contro le ingiustizie che vincolano le vite della maggioranza dei migranti a Castel Volturno, in Italia, in  Europa.
Ma filma soprattutto per raccontare la sua vita ai suoi figli e a sua madre, lontani e irraggiungibili: senza permesso di  soggiorno Ibi non può raggiungerli e non vuole che loro partano come ha fatto lei.

La Questura di Caserta ritarda la convocazione di Ibi in commissione per il diritto d’asilo. Quando finalmente verrà  ascoltata in Commissione nonostante un curriculum di impegno civile di tutto rispetto la Presidente non se la sente di  decidere favorevolmente per quella donna, perché i suoi precedenti sono troppo pesanti e nessuno ha il coraggio  politico di superarli.

Ibi subisce un contraccolpo, si sente umiliata – dice – ma non si ferma!
Continua a lottare e soprattutto a raccontare.
Per oltre 7 anni Ibi racconta il suo mondo.

Se chiedevi a Ibi perché si sentisse punto di riferimento del Movimento lei ti rispondeva che era perché aveva imparato  che “Impossibile non esiste” e lei coltivava obiettivi che prima le parevano “impossibili” ma di cui ora sentiva l’odore,  come tornare ad abbracciare la madre.

Partecipa a decine di manifestazioni, filma ore e ore di immagini, scatta centinaia di foto e continua a costruire il suo  mondo virtuale, imparando con Photoshop a rappresentarsi insieme con i suoi figli in grandi poster coloratissimi dove lei  appare sorridente affianco a loro e alla vecchia madre. Resisti mamma, non andartene, tra poco mi danno il permesso di  soggiorno e ti raggiungo. Non andartene prima.

Ad aprile 2015 arriva la buona notizia che Ibi aspettava. La commissione ha deciso nuovamente di convocarla e a breve  avrà un appuntamento. È felicissima.
Ma il destino è beffardo e tragico.
A fine aprile Ibi inizia a stare male. Debolezza, stanchezza, giramenti di testa. L’8 maggio, in piena notte, le manca il  respiro, trema, suda freddo. Viene ricoverata, ma non ce la fa: la notte del 19 maggio 2015 Ibi muore. Tra le braccia di  suo marito, ma senza essere mai riuscita ad avere il diritto di vivere in Italia e di tornare a casa.

Oggi Salami vive ancora a Castel Volturno, nella stessa casa dove ha vissuto con Ibi per oltre 7 anni. L’assenza di Ibi si  sente in ogni angolo e momento della vita in quella casa.
Salami lavora come meccanico nel cortile e spesso rimane solo con i suoi ricordi. Continua a partecipare al Movimento dei Migranti, ma ogni lotta è anche simbolo del suo dolore.

Tre Manifesti a Ebbing, Missouri

Gio 15_03 ore 21:00 (in lingua originale con sottotitoli in italiano)
Sabato 17_03 ore 21:00
Dom 18_03 ore 15:00, ore 18:00 e ore 21:00


GENERE: Thriller, Drammatico
ANNO: 2017
REGIA: Martin McDonagh
ATTORI: Frances McDormand, Woody Harrelson, Sam Rockwell, Peter Dinklage, John Hawkes, Abbie Cornish, Caleb Landry Jones, Lucas Hedges, Kerry Condon, Zeljko Ivanek, Amanda Warren
PAESE: USA
DURATA: 115 Min


TRAMA
Tre Manifesti a Ebbing, Missouri è una black comedy diretta dal premio Oscar Martin McDonagh. Sono passati mesi e l’omicidio di sua figlia è rimasto irrisolto, così Mildred Hayes (Frances McDormand) decide di smuovere le autorità, commissionando tre manifesti alle porte della sua città - ognuno dei quali grida un messaggio provocatorio e preciso - diretti a William Willoughby (Woody Harrelson) il venerato capo della polizia locale. Quando viene coinvolto anche il suo secondo ufficiale, Dixon (Sam Rockwell), ragazzo immaturo e dal temperamento violento, la battaglia tra Mildred e le forze dell'ordine di Ebbing è dichiaratamente aperta.

Il film ha trionfato alla 75a edizione dei Golden Globe, vincendo ben quattro premi: Miglior film drammatico, Miglior attrice in un film drammatico (Frances McDormand), Miglior attore non protagonista in un film (Woody Harrelson) e Miglior sceneggiatura.

CRITICA
Dopo In Bruges e 7 psicopatici, Martin McDonagh fa nuovamente centro. Anzi, migliora. La sua scrittura è precisa e personalissima, mescola la tragedia greca col post-noir, il western con la black comedy, senza mai imitare o assomigliare a nessun altro. Tre manifesti a Ebbing, Missouri funziona per storia, per personaggi, per dialoghi intelligenti, spigolosi e divertenti, per la regia senza sbavature e per le straordinarie interpretazioni di tutto il cast. Diverte, emoziona e fa pensare, il film di McDonagh, tratteggiando così la descrizione di un mondo che è anche il nostro, minacciato da un’anarchia folle e autodistruttiva figlia dell’egoismo, del razzismo, della violenza, dell’ignavia. Non tutto, però, è (ancora) perduto: McDonagh lascia uno spiraglio di porta aperta alla speranza, a una speranza che dipende tutto da noi, dalla nostra voglia di rimetterci in piedi, in gioco, di comprendere e ascoltare. (Federico Gironi - Comingsoon.it)

FUNNE. Le ragazze che sognavano il mare

Ven 16_03 ore 21:00
Cinema di Marzo
ospite della serata: Katia Bernardi, regista



GENERE: Documentario
ANNO: 2016
REGIA: Katia Bernardi
PAESE: Italia



TRAMA
Sono le splendide immagini delle montagne di Daone, un luogo incantato in Trentino, a fare da cornice a questa poetica storia di dodici "ragazze ottantenni" e del loro sogno di vedere il mare, perché molte di loro il mare non l'hanno mai visto. In occasione del ventennale del circolo dei pensionati Il Rododendro, la presidentessa decide con entusiasmo di dare il via alla raccolta fondi per questa nobile causa, ma di soldi ne servono tanti per realizzare questo progetto e le attività messe in campo non sempre si rivelano azzeccate. Comincia così l’avventura che le vedrà cucinare torte da vendere in paese, posare da modelle per un calendario e donne di Internèt impegnate nel crowdfunding per raggiungere, non senza alcuni momenti di sconforto, il proprio scopo.

HITLER contro PICASSO e gli altri

Mer 14_03 ore 21:00
Grande Arte

BIGLIETTI
intero: 10,00 €
ridotto 8,00 € per prenotati alla mail info@cinemamarconi.com (la prenotazione deve essere fatta entro le ore 12.00 del giorno di proiezione)



GENERE: Documentario, Storico
ANNO: 2018
REGIA: Claudio Poli
ATTORI: Toni Servillo
DURATA: 94 Min








HITLER contro PICASSO e gli altri
L’ossessione nazista per l’arte

In due modi il nazismo mise le mani sull’arte: tentando di distruggere ogni traccia delle opere classificate come ‘degenerate’ e attuando in tutta Europa un sistematico saccheggio di arte antica e moderna.

Questo documentario che ci guida per la prima volta alla scoperta del Dossier Gurlitt, di rari materiali d’archivio, dei tesori segreti del Führer e di Goering.
Con la colonna sonora originale di Remo Anzovino.

“Com’è possibile essere indifferenti agli altri uomini? La pittura non è fatta per decorare appartamenti. È uno strumento di guerra offensivo e difensivo contro il nemico” _Pablo Picasso

Chagall, Monet, Picasso, Matisse, Klee, Kokoschka, Otto Dix, El Lissitzky. Artisti messi al bando, disprezzati, condannati eppure anche trafugati, sottratti, scomparsi.

Sono trascorsi 80 anni da quando il regime nazista bandì la cosiddetta “arte degenerata”, organizzando, nel 1937 a Monaco, un’esposizione pubblica per condannarla e deriderla e, contemporaneamente, una mostra per esaltare la “pura arte ariana”, con “La Grande Esposizione di Arte Germanica”. Proprio in quegli stessi giorni cominciò la razzia, nei musei dei territori occupati e nelle case di collezionisti e ebrei, di capolavori destinati a occupare gli spazi di quello che Hitler immaginava come il Louvre di Linz (rimasto poi solo sulla carta) e di

Carinhall, la residenza privata di Goering, l’altro grande protagonista del saccheggio dell’Europa. Si calcola che le opere sequestrate nei Musei tedeschi siano state oltre 16.000 e oltre 5 milioni in tutta Europa. Tra gli artisti all’indice Max Beckmann, Paul Klee, Oskar Kokoschka, Otto Dix, Marc Chagall, El Lissitzky. Sui muri le frasi di commento: “Incompetenti e ciarlatani”, “Un insulto agli eroi tedeschi della Grande Guerra”, “Decadenza sfruttata per scopi letterari e commerciali”. La mostra sull’”arte degenerata” fu portata in tour come esempio in 12 città tra Austria e Germania e la visitarono circa 2 milioni di persone.

Proprio per raccontare alcune delle infinite storie che presero il via in quei giorni, a distanza di 80 anni arriva oggi sul grande schermo un documentario-evento con la partecipazione straordinaria di Toni Servillo e la colonna sonora originale firmata da Remo Anzovino.

Hitler contro Picasso e gli altri ci guida tra Parigi, New York, l’Olanda e la Germania raccogliendo testimonianze dirette sulle storie che prendono il via da quattro grandi esposizioni che in questi ultimi mesi hanno fatto il punto sull’arte trafugata, tra protagonisti di quegli anni, ultime restituzioni e preziosi materiali d’archivio.

Si parte da “21 rue La Boétie”, la mostra parigina nata dalla volontà di esporre parte di un prezioso patrimonio recuperato, la collezione di Paul Rosenberg, uno dei più grandi collezionisti e mercanti d’arte di inizio ‘900, con quadri da Picasso a Matisse; e si passa a “Looted Art”, alla mostra di Deventer, in Olanda, che espone i quadri provenienti dai depositi statali olandesi e dalle collezioni razziate dai nazisti; si esplora poi “Dossier Gurlitt”, la doppia esposizione di Berna e Bonn che per la prima volta espone la collezione segreta di Cornelius Gurlitt, figlio di uno dei collezionisti e mercanti d’arte che collaborarono coi nazisti, fermato per caso dalla polizia doganale su un treno per Monaco nel 2010. Tra le tele della collezione trafugata capolavori di Chagall, Monet, Picasso e Matisse.

Tra i protagonisti del film anche Simon Goodman (che in scatoloni pieni di vecchie carte e documenti ha scoperto la storia della sua famiglia e della sua magnifica collezione d’arte, che comprendeva opere di Degas, Renoir, Botticelli, nonché il cinquecentesco “Orologio di Orfeo”. Larga parte della collezione era finita nelle mani di Hitler e Goering), Edgar Feuchtwanger (che nel 1929 fu il vicino di casa di Adolph Hitler, qualche anno prima che suo padre fosse deportato a Dachau, mentre dalla loro casa venivano sottratti mobili e libri preziosi) e Tom Selldorff (che è riuscito a recuperare quattordici opere appartenute alla sua famiglia cui furono sottratte negli anni ’30).

All’interno di Hitler contro Picasso e gli altri. L’ossessione nazista per l’arte troveranno inoltre spazio gli autorevoli interventi di Pierre Assouline, giornalista e scrittore, Jean-Marc Dreyfus, storico e autore del libro Il Catalogo di Goering, , Timothy Garton Ash, storico, Berthold Hinz, storico dell’arte, Meike Hoffmann, esperta di arte degenerata e della vicenda Gurlitt, autrice principale della biografia di Hildebrand Gurlitt Il mercante d’arte di Hitler, Eva Kleeman e Daaf Ledeboer, storici dell’arte e ideatori della mostra Looted Art di Deventer, Markus Krischer, giornalista di Focus che ha seguito l’inchiesta su Cornelius Gurlitt, Agnieszka Lulińska, storica dell’arte e co-curatrice della mostra su Gurlitt a Bonn, Bernhard Maaz, direttore generale delle Bayerische Gemäldesammlungen, Christopher A. Marinello, mediatore nel recupero di opere d’arte, Art Recovery International, Inge Reist, direttrice del Frick Collection’s Center for the History of Collecting presso la Frick Art Reference Library, New York, Elizabeth Royer, gallerista parigina, esperta di restituzioni, Marei e Charlene von Saher, eredi del gallerista Jacques Goudstikker, Cynthia Saltzmann, storica dell’arte e autrice del libro Ritratto del dottor Gachet. Storia e avventure del capolavoro di Van Gogh, Tom Selldorff, erede, Christina Thomson, storica dell’arte e co-curatrice della mostra su Rudolph Belling, Anne Webber, cofondatrice e condirettrice Commition for Looted Art in Europe, Rein Wolfs, a guida della Bundeskunsthalle di Bonn e co-curatore della mostra su Gurlitt a Bonn, Nina Zimmer, direttrice del Kunstmuseum Bern – Zentrum Paul Klee e co-curatrice della mostra su Gurlitt a Berna.

A casa tutti bene

Gio 08_03 ore 21:00
Sab 10_03 ore 21:00
Dom 11_03 ore 18:00 e ore 21:00

GENERE: Commedia, Drammatico
ANNO: 2018
REGIA: Gabriele Muccino
ATTORI: Stefano Accorsi, Carolina Crescentini, Elena Cucci, Tea Falco, Pierfrancesco Favino, Claudia Gerini, Massimo Ghini, Sabrina Impacciatore, Gianfelice Imparato, Ivano Marescotti, Giulia Michelini, Sandra Milo, Giampaolo Morelli, Stefania Sandrelli, Valeria Solarino, Gianmarco Tognazzi, Christian Marconcini, Elena Minichiello, Renato Raimondi, Elena Rapisarda, Elisa Visari
PAESE: Italia
DURATA: 105 Min

TRAMA
A Casa Tutti Bene è la storia di una grande famiglia che si ritrova a festeggiare le Nozze d’Oro dei nonni sull’isola dove questi si sono trasferiti a vivere. Un’improvvisa mareggiata blocca l'arrivo dei traghetti e fa saltare il rientro previsto in serata costringendo tutti a restare bloccati sull’isola e a fare i conti con loro stessi, con il proprio passato, con gelosie mai sopite, inquietudini, tradimenti, paure e anche improvvisi e inaspettati colpi di fulmine.

CRITICA
Film squisitamente muccinano, A casa tutti bene riesce a superare i limiti isterici e nevrotici del cinema di Muccino facendo di quello stile la sostanza del suo racconto. Sincero e spietato in maniera quasi inaspettata, il regista riesce a gestire un racconto corale dove ogni personaggio pesa (più o meno) quanto qualsiasi altro proprio grazie all'incessante movimento della macchina da presa, e cattura con intelligenza le tensioni, le ruggini e le sfuriate che sono proprie di ogni riunione di famiglia facendo risultare certi sopra le righe come necessari e inevitabili. Gran lavoro del cast, battute taglienti e scorrette, e un Gianmanrco Tognazzi che omaggia papà Ugo di Io la conoscevo bene. (Federico Gironi - Comingsoon.it)

The Harvest

Ven 9_03 ore 21:00
Cinema di marzo
ospite della serata: Claudio Cadei, compositore



Durata: 73 minuti
Regia: Andrea Paco Mariani
Paese: Italia
Attori: Hardeep Kaur, Gurwinder Singh, Marco Omizzolo, Simone Andreotti, Gurmuk Singh, Sarbjit Chauhan, Slick Steve and the Gangsters, Stephen Hogan, Pietro Ettore Gozzini, Beppe Facchetti, Alle B. Goode, Bhangra Vibes, Harvinder Singh, Ajaypal Singh, Mandeep Singh, Maninder Singh, Ajay singh, Nirbhay singh, Hazur Singh, Jagbir Singh.
  Gurwinder viene dal Punjab, da anni lavora come bracciante delle serre dell’Agro Pontino. Da quando è arrivato in Italia, vive insieme al resto della comunità sikh in provincia di Latina. Anche Hardeep è indiana, ma parla con accento romano, e si impegna come mediatrice culturale.
Lei, nata e cresciuta in Italia, cerca il riscatto dai ricordi di una famiglia emigrata in un’altra epoca, lui è costretto, contro le norme del suo stesso credo, ad assumere metanfetamine e sostanze dopanti per reggere i pesanti ritmi di lavoro e mandare i soldi in India.

La storia di Gurwinder è rappresentativa di un vasto universo di sfruttamento: un esercito silenzioso di uomini piegati nei campi a lavorare, senza pause, attraversa oggi l’Italia intera. Raccolta manuale di ortaggi, semina e piantumazione per 12 ore al giorno filate sotto il sole; chiamano padrone il datore di lavoro, subiscono vessazioni e violenze di ogni tipo. Quattro euro l’ora nel migliore dei casi, con pagamenti che ritardano mesi, e a volte mai erogati, violenze e percosse, incidenti sul lavoro mai denunciati e “allontanamenti” facili per chi tenta di reagire.
The Harvest racconta tutto questo: la vita delle comunità Sikh stanziate stabilmente nella zona dell’Agro Pontino e il loro rapporto con il mondo del lavoro. I membri di queste comunità vengono principalmente impiegati come braccianti nell’agricoltura della zona. Gli episodi di sfruttamento (caporalato, cottimo, basso salario, violenza fisica e verbale) sono stati rilevati in numerosi casi, quasi sempre da associazioni che operano sul territorio locale. A fianco di questi fenomeni è inoltre cresciuto in maniera esponenziale l’uso di sostanze dopanti per sostenere i faticosi ritmi del lavoro nei campi. Sostanze che, nello specifico, si compongono di metanfetamine, oppiacei e antispastici.
La questione dello sfruttamento del lavoro agricolo e in particolare della manodopera migrante diventa centrale ogni qualvolta si avvicina la stagione estiva, ricevendo attenzione dai media e portando alla ribalta questioni cruciali come quella del caporalato. Ciò nonostante questa attenzione è ciclica e il fenomeno passa in secondo piano con l’arrivo dell’autunno.
The Harvest affronta la questione attraverso una lente innovativa che coniuga lo stile del documentario con quello del musical, utilizzato come espediente narrativo per raccontare la fatica del lavoro nei campi e l’utilizzo di sostanze. Attraverso una ricerca musicale e cinematografica il film vuole far emergere una determinata condizione che sarebbe altrimenti difficile da portare all’attenzione del pubblico senza toni retorici o didascalici. Trovare una forma artistica innovativa per narrare una realtà brutale, ma che tende a nascondersi nelle pieghe della quotidianità, è il nodo stilistico che il film affronta.

Un docu-musical che, per la prima volta, unisce il linguaggio del documentario alle coreografie delle danze punjabi, raccontando l’umiliazione dei lavoratori sfruttati dai datori di lavoro e dai caporali. Due storie che si intrecciano nel corso di una giornata, dalle prime ore di luce in cui inizia il lavoro in campagna alla preghiera serale presso il tempio della comunità.
Un duro lavoro di semina, fatto giorno dopo giorno, il cui meritato raccolto, tra permessi di soggiorno da rinnovare e buste paga fasulle, sembra essere ancora lontano.