ven 26_9 ore 21.15
sab 27_9 ore 21.15
dom 28_9 ore 18.00 - 21.00
GENERE: Drammatico
ANNO: 2013
REGIA: Jonathan Teplitzky
SCENEGGIATURA: Frank Cottrell Boyce, Andy Paterson
ATTORI: Colin Firth, Nicole Kidman, Stellan Skarsgård, Jeremy Irvine, Hiroyuki Sanada, Sam Reid
FOTOGRAFIA: Garry Phillips
MUSICHE: David Hirschfelder
PAESE: Australia, Gran Bretagna
DURATA: 116 Min
Trama
Inghilterra, 1980. Eric Lomax, uno strano tipo ossessionato dagli orari
ferroviari, incontra in treno la bella Patti. È amore a prima vista, e
poi matrimonio. Ma la prima notte di nozze iniziano i guai: Eric è in
preda agli incubi, e rifiuta di raccontarne a Patti il contenuto.
Singapore, 1942. Winston Churchill dichiara la resa della città-stato ai
giapponesi. Migliaia di soldati britannici vengono fatti prigionieri e
costretti a lavorare come schiavi (insieme ai più poveri abitanti
locali) alla costruzione della ferrovia che dovrà collegare Bangkok a
Rangoon. La chiameranno la Ferrovia della morte per le condizioni di
lavoro, climatiche e geografiche in cui è stata costruita e perché vi
sono effettivamente periti metà di coloro che vi hanno lavorato.
Fra i prigionieri addetti alla costruzione della ferrovia ci sono anche
Eric e i suoi compagni, e il trattamento loro riservato è dei più
crudeli, sfociando per Eric in una detenzione nella caserma della
polizia segreta, la temutissima Kempeitai, ove il giovane soldato subirà
ogni sorta di torture.
Inghilterra. 1980. A popolare gli incubi di Eric è soprattutto il
poliziotto giapponese che è stato il suo aguzzino alla Kempeitai. La
moglie Patti, con l'aiuto del compagno di disavventura Finley, spingerà
Eric a ricollegare i fili spezzati del proprio passato, con esiti del
tutto imprevisti.
Recensione
Le due vie del destino è basato sul romanzo autobiografico
The Railway Man scritto dallo stesso Eric Lomax e diventato un
best seller
internazionale. Colin Firth si cala con totale partecipazione emotiva
nel ruolo del protagonista, mettendo a buon frutto la scorta di umanità
che caratterizza da sempre la sua recitazione, e Nicole Kidman mette la
sua professionalità (ma poco di più) al servizio del suo cammeo nel
ruolo della moglie Patti.
Il film procede secondo una narrazione classica da grande cinema di
guerra, alternando gli anni Ottanta agli anni Quaranta e immergendoci
profondamente nell'atmosfera allucinata vissuta dai prigionieri di
guerra durante il conflitto mondiale. I punti di riferimento
cinematografici sono
Il ponte sul fiume Kwai di
David Lean - per difetto, perché quello raccontava una favoletta consolatoria, elduendo la realtà terribile del conflitto - e
Furyo di
Nagisa Oshima,
assai simile invece nel raccontare il rapporto fra prigionieri inglesi e
soldati giapponesi, nonché la crudeltà della detenzione.
La posta in gioco è la dignità umana, i temi sono il senso dell'onore,
la fedeltà al proprio ruolo, l'orrore della guerra, il potere salvifico
dell'amore. E la storia è raccontata in toni melodrammatici sottesi da
una grande tensione morale e dotati di una forte capacità evocativa -
della paura e dell'umiliazione - nella costruzione delle immagini di
prigionia. Le scene di tortura sono quasi insopportabili, non in quanto
eccessivamente esplicite, ma in quanto emotivamente dirompenti.
Alla narrazione contribuisce in modo significativo l'accompagnamento
sonoro, uno dei migliori visti nel cinema recente: mix suggestivo di
rumori, silenzi, respiri, musiche, graffi radiofonici, fischi, sussurri e
grida in lingue straniere, terrorizzanti nella loro indecifrabilità.
Girato in gran parte nei luoghi in cui si è svolta la storia, e che
trasudano ancora orrore e sofferenza,
Le due vie del destino è
una denuncia esplicita dell'inutilità crudele delle guerre e una
parabola edificante (detto in senso non denigratorio) sulla capacità
umana di resistere all'irresistibile e sulla volontà di rompere il
silenzio su ciò di cui "nessuno parla".
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