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Visualizzazione dei post da novembre, 2011

Il giorno in più


sab 03_12 ore 21.15
dom 04_11 ore 18.00 - 21.00
sab 10_12 ore 21.15
dom 11_11 ore 18.00 - 21.00


 PRIMA VISIONE!


REGIA: Massimo Venier
ATTORI: Fabio Volo, Isabella Ragonese, Pietro Ragusa, Stefania Sandrelli, Roberto Citran, Luciana Littizzetto, Jack Perry, Camilla Filippi, Lino Toffolo, Paolo Bessegato,
PAESE: Italia 2011
GENERE: Commedia, Sentimentale
DURATA: 123 Min
Sito Ufficiale






E' la storia di un 40enne che non riesce a fidanzarsi, che passa di donna in donna, sembra che nessuna gli resista, ma senza un rapporto minimamente stabile e soprattutto che superi i pochi giorni. Giacomo Bonetti è bravo nel lavoro, con le donne e soprattutto nell'evitare accuratamente ogni sorta d'impegno affettivo e sentimentale. La sua vita cambia quando incontra una ragazza su un tram, un'apparizione improvvisa in mezzo ai passeggeri, uno scambio di sguardi, una bellezza sfuggente che divengono presto una vera e propria ossessione. La incontra tutte le mattine andando a lavorare sul trenta barrato che attraversa la città. Ma si può amare una donna di cui non si conosce nemmeno il nome?


Le donne del sesto piano


venerdì 2_12 ore 21.15

REGIA: Philippe Le Guay
SCENEGGIATURA: Philippe Le Guay, Jérôme Tonnerre
ATTORI: Fabrice Luchini, Sandrine Kiberlain, Natalia Verbeke, Carmen Maura, Lola Dueñas,
PAESE: Francia 2011
GENERE: Commedia
DURATA: 103 Min








Parigi, 1960. Jean-Louis Jobert conduce la sua piatta vita di esperto finanziario vivendo con la moglie Suzanne e ricevendo ogni tanto la visita dei due figli mandati a studiare in collegio. Nella soffitta (definirla mansarda costituirebbe un eufemismo) vive un gruppo di donne spagnole spesso maltrattate dalla portinaia. Jean-Louis non si cura di loro fino a quando la vecchia governante non si licenzia per divergenze con Suzanne. Viene assunta la nipote di una delle iberiche, Maria, appena arrivata da Burgos. Jean-Louis comincia ad interessarsi a lei e, per traslato, alla vita delle sue compatriote che decide di aiutare nelle loro difficoltà quotidiane.
Il cinema francese ha, tra le qualità che anche i più ostinati detrattori non possono non riconoscergli, quella di saper portare sullo schermo commedie la cui apparente leggerezza si rivela tale da farle apprezzare dal pubblico più vasto ma che, osservate con attenzione, si rivelano più significative di quanto non appaia a un primo sguardo superficiale. Quando poi si hanno a disposizione lo sguardo e il sorriso di un attore come Fabrice Luchini il gioco risulta ancora più facile. Perché non sono moltissimi gli attori che, come lui, sanno offrire con un rapido cambio di espressione la sensazione di una vita spesa nella più banale delle routine nel momento in cui intravede la possibilità di un cambiamento radicale. Basti ricordare, tra i film giunti in Italia, Confidenze troppo intime di Patrice Leconte. Sullo sfondo di questa storia di progressiva conoscenza reciproca (che nasce da un bisogno di condividere piccoli sprazzi di ordinaria umanità fra culture diverse e solo successivamente si trasforma in amore) si muove la Storia. Quella di una Spagna da cui si fugge perché il franchismo domina e quella di una Francia gollista in cui si può divorziare ma in cui regna il più ammorbante dei conformismi in ambito borghese. Osservate Sandrine Kiberlain nei suoi completi e perfino nelle sue camicie da notte sempre ispirate a un decoro formale in cui l'apparenza finisce con il costituire l'unica sostanza e avrete un ritratto perfetto di un'epoca a cui il tanto vituperato '68 avrebbe almeno dato una scossa. Giancarlo Zappoli

Aspettando Il cuore grande delle ragazze

Vi proponiamo il backstage del film "Il cuore grande delle ragazze" in programma sabato e domenica al Cinema Marconi di Piove di Sacco.





Il cuore grande delle ragazze


sabato 26_11 ore 21.15
domenica 27_11 ore 18.00 - 21.00


 
REGIA: Pupi Avati
SCENEGGIATURA: Pupi Avati
ATTORI: Micaela Ramazzotti, Cesare Cremonini, Andrea Roncato, Gianni Cavina, Erica Blanc, Manuela Morabito, Marcello Caroli, Gisella Sofio,
MUSICHE: Lucio Dalla
PAESE: Italia 2011
GENERE: Sentimentale
DURATA: 85 Min

Sito Ufficiale







Trama del film:
Prima metà degli anni Trenta. La famiglia contadina dei Vigetti ha tre figli: il piccolo Edo, Sultana e Carlino, giovanotto molto ambìto dalle ragazze. Gli Osti invece sono proprietari terrieri che hanno fatto fortuna e vivono in una casa padronale con le loro tre figlie, tutte da maritare: le più attempate, Maria e Amabile, e la giovane e bellissima Francesca. Facendo buon viso a cattiva sorte, Sisto e Rosalia Osti accettano che il giovane contadino Vigetti corteggi le due sorelle maggiori con l'intento di sistemarne almeno una. Inizia un periodo di incontri con le due ragazze nel salotto di casa Osti, turbato però un giorno dall'arrivo improvviso di Francesca dalla città in cui è stata mandata a studiare.
 
 

Il ragazzo con la bicicletta



venerdì 25_11 ore 21.15


REGIA: Jean-Pierre Dardenne, Luc Dardenne
SCENEGGIATURA: Jean-Pierre Dardenne, Luc Dardenne
ATTORI: Cécile de France, Thomas Doret, Jérémie Renier, Fabrizio Rongione, Egon Di Mateo, Olivier Gourmet
PAESE: Francia 2011
GENERE: Drammatico
DURATA: 87 Min

NOTE: In concorso al Festival di Cannes 2011.









Cyril ha dodici anni, una bicicletta e un padre insensibile che non lo vuole più. ‘Parcheggiato' in un centro di accoglienza per l'infanzia e affidato alle cure dei suoi assistenti, Cyril non ci sta e ostinato ingaggia una battaglia personale contro il mondo e contro quel genitore immaturo che ha provato ‘a darlo via' insieme alla sua bicicletta. Durante l'ennesima fuga incontra e ‘sceglie' per sé Samantha, una parrucchiera dolce e sensibile che accetta di occuparsi di lui nel fine settimana. La convivenza non sarà facile, Cyril fa a botte con i coetanei, si fa reclutare da un bullo del quartiere, finisce nei guai con la legge e ferisce nel cuore e al braccio Samantha. Ma in sella alla bicicletta e a colpi di pedali Cyril (ri)troverà la strada di casa.
Dalla prima inquadratura il piccolo protagonista de Il ragazzo con la bicicletta infila quella precisa traiettoria che seguivano prima di lui l'adolescente di La promesse, la Rosetta del film omonimo, il padre falegname de Il figlio e ancora il giovane disorientato de L'Enfant. Dentro a una corsa possibile verso una soluzione che arriverà, i Dardenne rinnovano l'interesse per l'infanzia incompresa, che tiene testa e non si assoggetta al mondo degli adulti, fronteggiandolo con improvvise fughe e un linguaggio impudente. Di nuovo è la fragile pesantezza dell'essere, che condizionava (già) le azioni dei protagonisti precedenti, il centro del film. Dopo il tentativo di rinnovamento formale e prospettico del loro cinema (Il matrimonio di Lorna), i fratelli belgi ritrovano la cinetica e un personaggio che avanza negli spazi attraversati e nel proprio destino. Come nel Matrimonio di Lorna sarà l'irruzione di un improvviso atto d'amore a travolgere, fino ad annullare, l'indifferenza di un padre colpevole di abbandono e dello sbandamento emotivo del figlio.
Thomas Doret incarna con lirismo lo spirito gaio e selvaggio dei mistons di Truffaut, di cui riproduce i comportamenti anarchici e antiautoritari negli esterni e in mancanza di interni domestici e familiari adeguati. Cyril, figlio ripudiato con gli anni in tasca, resiste a muso duro al vuoto affettivo che lo circonda, pedalando dentro e attraverso la paura, intestardendosi nel silenzio o facendo il diavolo a quattro. Il reale per il fanciullo è sempre in agguato ma ad esso si oppone ‘aggrappandosi' e stringendosi forte a una figura femminile bella e raggiungibile come una mamma. Cécile de France, sopravvissuta allo tsunami di Clint Eastwood, è il volto e il corpo che Cyril vuole per sé, la figura materna che pretende e a cui si concede. La loro relazione procede per tentativi ed errori, come ogni processo di apprendimento, producendo una passeggiata a due ruote di grande forza espressiva e creativa. Una promenade che risana lo scarto dell'essere stati generati senza essere stati appropriatamente allevati, ma prima ancora desiderati. Samantha e il suo negozio di coiffeur diventano allora l'ancora di salvezza e il riscatto sociale per quel ‘ragazzo selvaggio', sempre fiero, sempre contro. Se come sosteneva Luigi Comencini mettersi al livello dell'infanzia è l'unico modo per liberarla, i Dardenne accreditano e ribadiscono la sua affermazione, accompagnando la corsa di Cyril verso una raggiunta consapevolezza e un nuovo elemento: l'amore. Marzia Gandolfi

Trova le differenze...

Serie di locandine con delle affinità!



Aspettando "L'ultimo terrestre"



Aspettando "Quando la notte"..

Backstage ufficiale



http://www.quandolanotte.it/



Quando la Notte

sab 19_11 ore 21.15
dom 20_11 ore 18.00 - 21.00





Autrice del romanzo e regista dell’omonimo film Quando la Notte, in uscita domani sugli schermi italiani, Cristina Comencini ha incontrato pubblico e stampa presso La Feltrinelli di Piazza Piemonte, a Milano. Di seguito vi riportiamo alcuni estratti dell’interessante chiacchierata con la regista e con i due protagonisti della pellicola, Claudia Pandolfi e Filippo Timi. In apertura una breve clip audio della serata, con un divertente aneddoto sulla lavorazione del film. Qui c’è il trailer, qui le foto scattate al Festival di Venezia.

L'ultimo terrestre


venerdì 18_11 ore 21.15


REGIA: Gian Alfonso Pacinotti
SCENEGGIATURA: Gian Alfonso Pacinotti
ATTORI: Gabriele Spinelli, Anna Bellato, Teco Celio, Stefano Scherini, Roberto Herlitzka, Paolo Mazzarelli,
PRODUZIONE: Fandango
PAESE: Italia 2011
GENERE: Fantascienza
DURATA: 100 Min

Sito Ufficiale



Luca Bertacci è un uomo solo, sulla terra e nell’Italia prossima a un’invasione aliena. Abbandonato in tenera età dalla madre, Luca è cresciuto con un’idea alterata delle donne e dell’amore che cerca negli annunci erotici dei giornali. Segretamente innamorato della sua vicina, che gli preferisce un bellimbusto che specula su illuminazioni ed extraterrestri, Luca lavora come cameriere al Bingo, vive in un appartamento impersonale e parcheggia in un garage troppo grande per la sua auto e la sua inadeguatezza. La morte del gatto della dirimpettaia, sempre origliata e osservata, muoverà finalmente la sua vita in una direzione altra e felice, rischiarata dall’amore e dalla luce ‘evoluta’ della diversità.
Se il cinema civile italiano sembra paralizzato, l’opera prima di Gian Alfonso Pacinotti prova ad ‘animarlo’ svicolando nel grottesco e nel simbolico e cogliendo l’Italia in un futuro prossimo e per nulla turbato da uno sbarco alieno. Fumettista pisano di grande talento e sensibilità, Pacinotti si lascia ispirare per il suo debutto dalle ‘nuvole’ di Giacomo Monti, di cui adatta il romanzo a fumetti “Nessuno mi farà del male”. Ripartito in venti episodi, la graphic novel di Monti diventa sullo schermo un lungo racconto che raccorda le storie originali attraverso un unico personaggio, alieno tra gli alieni e ‘affetto’ da un problema personale (l’alessitimia). Più funzionale alla narrazione cinematografica, la scelta di Pacinotti risponde nondimeno a un’urgenza di poetica che rende L’ultimo terrestre più simile alle proprie tavole e affine al proprio mondo abitato da vinti, invisibili ed esclusi. Combinando l’ordinario con lo straordinario, il regista immagina un’Italia notturna e disillusa, che l’arrivo degli alieni coglie spassionata e lascia indifferente. Incapace di alimentare un sogno futuro, il Bel Paese di Pacinotti si rotola nel vaniloquio e nel flusso di cazzate del pensiero-linguaggio comune, vomitato dalle radio e dalle televisioni disseminate negli appartamenti e nei locali pubblici. Ad arginare il versamento arrivano in ricognizione piccole creature grigie in stile Roswell. Piovuti da un cielo stellato, gli alieni de L’ultimo terrestre sono creature da esplorazione e non da guerra, discese per curare la nostra miseria e recuperarci alle nostre competenze emozionali, per trafiggerci con un raggio di sole, come il protagonista sentimentalmente deficitario di Gabriele Spinelli, o per bruciarci come demoni mercanteggiatori di filosofie. Marzia Gandolfi

Aspettando This must be the place...

Proponiamo parte della colonna sonora del film This must be the Place in programmazione al Cinema Marconi di Piove di Sacco sabato 5_11  domenica 6_11 e sabato 12_11 e domenica 13_11.




Buon ascolto!

This must be the place

sab 05_11 ore 21.15
dom 06_11 ore 18.00 - 21.00
sab 12_11 ore 21.15
dom 13_11 ore 18.00 - 21.00


REGIA: Paolo Sorrentino
SCENEGGIATURA: Paolo Sorrentino, Umberto Contarello
ATTORI: Sean Penn, Judd Hirsch, Frances McDormand, Kerry Condon, Eve Hewson, Joyce Van Patten, David Byrne, Shea Whigham, Tom Archdeacon,
MUSICHE: David Byrne
PAESE: Francia, Italia, Irlanda 2011
GENERE: Drammatico
DURATA: 118 Min











Cheyenne è stato una rockstar nel passato. All'età di 50 anni si veste e si trucca come quando saliva sul palcoscenico e vive agiatamente, grazie alle royalties, con la moglie Jane a Dublino. La morte del padre, con il quale non aveva più alcun rapporto, lo spinge a tornare a New York. Scopre così che l'uomo aveva un'ossessione: vendicarsi per un'umiliazione subita in campo di concentramento. Cheyenne decide di proseguire la ricerca dal punto in cui il genitore è stato costretto ad abbandonarla e inizia un viaggio attraverso gli Stati Uniti.
“And you're standing here beside me/I love the passing of time/Never for money/Always for love /Cover up and say goodnight . . . say goodnight/Home - is where I want to be/But I guess I'm already there/I come home - she lifted up her wings/Guess that this must be the place".
(“E tu sei qui vicino a me/Amo lo scorrere del tempo/Mai per denaro/ Sempre per amore/Copriti ed augura la buonanotte/ Casa- è dove voglio essere/Ma mi sa che ci sono già/ Vengo a casa-lei ha sollevato le ali/Sento che questo dovrebbe essere il posto".)
Il testo della canzone dei Talking Heads che dà il titolo al film e riveste un ruolo in una delle scene più importanti e intense rappresenta una sorta di sintesi di questa opera in cui Sorrentino torna al lucido intimismo degli esordi sotteso costantemente da una ricerca che si fa percorso di vita. Cheyenne, rocker ormai in disarmo ma che un tempo fu celebre e di quella celebrità gode ancora i frutti economici, è un uomo che quotidianamente si trasforma in maschera. Quasi avesse bisogno di aggrapparsi a quel passato di gloria che ora non rinnega ma rifugge. Accanto a lui da 35 anni una donna solida che sa come essere sorridente argine alla sua pacata depressione. Al suo fianco un costante peso. Che sia il carrello della spesa o il trolley da viaggio (di cui sentirà magnificare l'innovatività creativa) Cheyenne si trascina dietro un bagaglio di situazioni irrisolte. Prima fra tutte la dinamica dei rapporti con la figura paterna. È un Edward Manidiforbice dei nostri giorni Cheyenne/John Smith. Un essere umano che il padre ha creato e, al contempo, limitato trasmettendogli inconsciamente un'ossessione che il figlio scoprirà solo dopo la sua morte. Il castello in cui Edward/Cheyenne si è rinserrato è il suo aspetto esteriore che al contempo lo lega al passato ormai amato/odiato e lo separa dal presente. Sean Penn è straordinario nel disegnare, ancorandolo alla realtà, un personaggio che potrebbe ad ogni inquadratura dissolversi nel grottesco o nella caricatura. Quest'uomo che fa di tutto per essere riconosciuto e, al contempo, nega pervicacemente con tutti la propria identità ha la complessità di quelle figure che si imprimono con forza nell'immaginario cinematografico. Un personaggio che, anche se lo nega (“Non sto cercando me stesso. Sono in New Mexico non in India”) compie un lungo viaggio per ri/trovare un posto dentro di sé. Giancarlo Zappoli