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Visualizzazione dei post da febbraio, 2018

120 battiti al minuto

ven 02_02 ore 21:00  Cineforum


GENERE: Drammatico
ANNO: 2017
REGIA: Robin Campillo
ATTORI: Nahuel Pérez Biscayart, Arnaud Valois, Adèle Haenel
PAESE: Francia
DURATA: 140 Min
TRAMA
Nella Parigi dei primi anni Novanta, il giovane Nathan decide di unirsi agli attivisti di Act Up, associazione pronta tutto pur di rompere il silenzio generale sull’epidemia di AIDS che sta mietendo innumerevoli vittime. Anche grazie a spettacolari azioni di protesta, Act Up guadagna sempre più visibilità, mentre Nathan inizia una relazione con Sean, uno dei militanti più radicali del movimento. Accolto come un capolavoro all’ultimo Festival di Cannes, dove ha conquistato il Grand Prix, il Premio Fipresci e la Queer Palm, 120 battiti al minuto ha avuto un enorme successo in patria ed è il candidato francese per la corsa all’Oscar. “Ho amato quel film dal primo minuto sino all’ultimo – ha dichiarato commosso il presidente della giuria di Cannes, Pedro Almodóvar, dopo la premiazione – non mi sarebbe potuto piacere di più. Campillo ha raccontato storie di eroi veri che hanno salvato molte vite”.

“Mi sono unito a Act Up-Paris nell’aprile del 1992 – spiega il regista Robin Campillo – più o meno a 10 anni dall’inizio dell’epidemia di AIDS. Fin dal primo incontro a cui ho partecipato, sono rimasto profondamente colpito dall’entusiasmo del gruppo, considerando che quegli anni sono stati i più duri del contagio. I gay che avevano subito inermi la malattia negli anni Ottanta, erano diventati attori chiave nella battaglia per sconfiggerla. La forza del movimento veniva dalle scintille che scoccavano tra gruppi diversi di individui che imparavano sul campo a costruire un discorso e una posizione comune al di là delle differenze. Con Philippe Mangeot, ex membro di Act Up che ha collaborato con me alla sceneggiatura, eravamo d’accordo sull’importanza di restituire innanzitutto la polifonia di voci e l’intensità delle discussioni. Oggi grazie a internet possiamo avere facilmente la sensazione di appartenere a una battaglia comune, ma questo modo di aggregarsi è difficile che prenda davvero corpo e metta radici. A quei tempi le persone dovevano unirsi fisicamente in uno spazio reale, fronteggiarsi gli uni con gli altri e confrontare le proprie idee”.


La Forma dell'Acqua - The Shape of Water

gio 22_02 ore 21:00
sab 24_02 ore 21:00
dom 25_02 ore 18:00 e ore 21:00
gio 1_03 ore 21:00
sab 3_03 ore 21:00
dom 4_03 ore 18:00 e ore 21:00


GENERE: Drammatico, Fantasy
REGIA: Guillermo del Toro
ATTORI: Sally Hawkins, Octavia Spencer, Michael-Shannon, Richard Jenkins, Doug Jones, Michael Stuhlbarg, David Hewlett, Nigel Bennett, Nick Searcy, Martin Roach, Lauren Lee Smith, Allegra Fulton, John Kapelos, Morgan Kelly, Marvin Kaye, Wendy Lyon
PAESE: USA
DURATA: 123 Min



TRAMA
Dal maestro Guillermo del Toro, arriva La Forma dell’Acqua – The Shape of Water, una fiaba sovrannaturale, ambientata sullo sfondo dell'America della Guerra Fredda nel 1962.
In un laboratorio segreto ad alta sicurezza voluto dal governo, lavora Elisa (Sally Hawkins), una donna intrappolata in una vita di solutidine. Ma tutto cambia quando insieme alla sua collega Zelda (Octavia Spencer) scoprono uno strano esperimento non classificato.

CRITICA
Una favola adulta, intrisa di passione cinefila, e in grado di lanciare un messaggio di tolleranza e di amore che risuona fortissimo nel nostro presente. Con i piedi piantati nell'America ambigua dei primi anni Sessanta, guardando a classici immortali come La Bella e la Bestia come a B-Movie di culto come Il Mostro della Laguna Nera, Guillermo del Toro trova la quadra della sua ricerca estetica e tematica, supportato da un cast azzeccatissimo e in formissima.
Il suo è un film di emozioni e sentimenti, di amore spirituale e perfino carnale (il sesso non è affatto un rimosso, in questo film, e anzi ne è parte essenziale: non è poco), capace di farsi anche discorso politico senza mai diventare per questo pedante o retorico. E che ha la capacità di restituire al nostro sguardo lo stupore infantile che forse abbiamo perduto. (Federico Gironi - Comingsoon.it)

CARAVAGGIO L’anima e il sangue

mer 21_02 ore 21:00 - Grande Arte

BIGLIETTI
intero: 10,00 €
ridotto 8,00 € per prenotati alla mail info@cinemamarconi.com (la prenotazione deve essere fatta entro le ore 12.00 del giorno di proiezione)




GENERE: Documentario
ANNO: 2018
REGIA: Jesus Garces Lambert
ATTORI: Manuel Agnelli
PAESE: Italia



Un viaggio senza precedenti che offre un’esperienza cinematografica emozionale, inquieta e quasi ‘tattile’ della vita, le opere e i tormenti di Caravaggio. La voce di Caravaggio è di Manuel Agnelli
 L’Anima e il Sangue, il nuovo film d’arte dai creatori di ‘Firenze e gli Uffizi’ e ‘Raffaello, il Principe delle Arti’ prodotto da Sky e Magnitudo Film dedicato ad uno degli artisti più controversi e amati al mondo: Michelangelo Merisi, in arte Caravaggio.

Un viaggio emozionante attraverso la vita, le opere e i tormenti di Caravaggio, artista geniale contraddittorio, che più di ogni altro ha raccolto in sé luci e ombre, genio e sregolatezza, generando opere sublimi. “Caravaggio – L’Anima e il Sangue” è un excursus narrativo e visivo attraverso i luoghi in cui l’artista ha vissuto e quelli che ancora oggi custodiscono alcune tra le sue opere più note: Milano, Firenze, Roma, Napoli e Malta. Il film ha ottenuto il Riconoscimento del MIBACT – Direzione Generale Cinema, il Patrocinio del Comune di Milano ed è stato realizzato in collaborazione con Palazzo Reale e con Vatican Media (già Centro Televisivo Vaticano) e con il supporto di Malta.
La consulenza scientifica è stata affidata al prof. Claudio Strinati, storico dell’arte esperto del Caravaggio, che nel film racconta la figura dell’artista in stretta correlazione con le sue opere. Il film è ulteriormente arricchito dagli interventi della prof.ssa Mina Gregori, Presidente della Fondazione di Studi di Storia dell’Arte Roberto Longhi, che fornisce alcune letture personali delle opere dell’artista e della dott.ssa Rossella Vodret, anche curatrice della mostra “Dentro Caravaggio,” a Palazzo Reale a Milano fino al 28 gennaio 2018, che illustra i risultati dei più recenti studi sulla tecnica pittorica dell’artista.
Un’approfondita ricerca documentale negli archivi che custodiscono traccia del passaggio dell’artista, ci conduce in una ricostruzione sulle tracce e i guai di Caravaggio e alla scoperta delle sue opere, di cui circa 40 trattate nel film, che, grazie all’impiego di evolute elaborazioni grafiche, di macro estremizzate e di lavorazioni di luce ed ombra, prendono quasi vita e corpo, si confondono con la realtà dando una percezione quasi tattile.
La contemporaneità dell’animo di Caravaggio viene restituita nel film da scene fotografiche e simboliche ambientate in un contesto contemporaneo ed essenziale, che mettono in scena gli stati d’animo di Caravaggio con scelte visive ed artistiche visionarie e di grande impatto emotivo: la costrizione, la ricerca della libertà, il dolore, la passione, l’attrazione per il rischio ma anche per la misericordia, fino alla richiesta di perdono e redenzione.
La voce dell’io interiore di Caravaggio, emotiva, evocativa ed al tempo stesso intima, è quella di Manuel Agnelli. Il frontman degli Afterhours e giudice di X Factor, un artista multiforme e talentuoso, rivoluzionario e originale, impulsivo e profondo. Un alter ego capace, come Caravaggio, di emozionare e sconvolgere. La voce fuori campo di Caravaggio/Manuel sulle scene fotografiche traduce così il moto continuo degli stati d’animo dell’artista, riproducendo le sfumature del suo carattere e raccontando le emozioni, spesso violente, che albergano in lui, aiutando lo spettatore ad entrare in contatto con il suo animo e la sua mente.

Due sotto il Burqa

Ven 23_02 ore 21:00 Cineforum


GENERE: Commedia
ANNO: 2017
REGIA: Sou Abadi
ATTORI: Félix Moati, Camélia Jordana, William Lebghil
PAESE: Francia
DURATA: 88 Min

TRAMA
Cosa non si farebbe per amore? Armand e Leila stanno pianificando di volare insieme a New York, ma pochi giorni prima della partenza, Mahmoud, fratello di Leila, fa il suo ritorno da un lungo soggiorno in Yemen, un’esperienza che lo ha cambiato… radicalmente: ai suoi occhi, ora, lo stile di vita moderno della sorella offende il Profeta. L’unica soluzione è confinarla in casa e impedirle ogni contatto con il suo ragazzo. Ma Armand non ci sta e pur di liberare l’amata escogita un piano folle: indossare un niqab e spacciarsi per donna. Il suo nome d’arte? Shéhérazade. Quello che Armand non si aspetta è che la sua recita possa essere sin troppo convincente, al punto da attirargli le attenzioni amorose dello stesso Mahmoud…

CRITICA
Il film di Sou Abadi, documentarista alla sua prima esperienza con la fiction, ha il pregio non solo di trattare lo spinoso tema dell’integralismo religioso con toni leggeri e un impianto perfettamente congegnato da commedia degli equivoci (i riferimenti a Qualcuno piace caldo, per stessa ammissione della cineasta, sono lampanti), ma di dare voce a un punto di vista meno scontato sull’argomento. La Abadi, infatti, è nata e vissuta in Iran, e solo dal 1998 è diventata cittadina francese. (Marco Cacioppo)

L'uomo sul treno

gio 15_02 ore 21:00
sab 17_02 ore 21:00
dom 18_02 ore 15:30, ore 18:00 e ore 21:00


GENERE: Thriller, Azione
ANNO: 2018
REGIA: Jaume Collet-Serra
ATTORI: Liam Neeson, Vera Farmiga, Dean-Charles Chapman, Patrick Wilson, Jonathan Banks
PAESE: USA, Gran Bretagna
DURATA: 105 Min

TRAMA
L'uomo sul treno, l'action-thriller diretto da Jaume Collet-Serra, racconta una corsa contro il tempo, una caccia serrata sui binari in cerca di un misterioso sconosciuto. Ogni giorno, da dieci anni, l'assicuratore Michael McCauley (Liam Neeson) sale su un treno di pendolari per andare al lavoro. I volti nascosti dietro libri tascabili e pesanti ventiquattrore diventano familiari all'uomo, che dice di essere un buon osservatore oltre che un passeggero affezionato; e il solitario viaggio quotidiano diventa quasi uno spostamento in compagnia.
Un giorno come tanti Michael viene avvicinato dalla sedicente psicologa Joann (Vera Farmiga), che impettita sul sedile accanto gli propone una sfida apparentemente innocua: identificare un passeggero “fuori posto”, una persona che viaggia sullo stesso treno e risponde a determinate caratteristiche, prima della fermata successiva. Intrigato, Michael accetta la sfida, ma finisce coinvolto in una pericolosa cospirazione criminale che potrebbe costare la vita a lui e agli altri passeggeri del convoglio.
Per Liam Neeson si tratta ormai della quarta pellicola insieme a Collet-Serra, che lo riconferma attore icona degli action thriller, dopo aver raggiunto la notorietà con il famoso Io vi troverò di Pierre Morel (2008). Il successo della pellicola ha dato vita a una saga che è continuata, passando alla regia di Olivier Megaton, con Taken - La vendetta (2012) e Taken 3 - L'ora della verità (2013). In tutte e tre le pellicole Neeson è un ex operativo delle Special Forces ed ex agente segreto della CIA ormai in pensione, capace di uccidere e torturare a sangue freddo ma non di stringere un legame con la propria figlia, che finisce per soffocare con la sua eccessiva apprensione. Oltre a una certa dimestichezza con il genere, dunque, Liam Neeson ha alle spalle una solida esperienza nel ruolo di ex poliziotto diviso tra etica e interessi personali; un bagaglio professionale che risulterà fondamentale per la buona riuscita de L'uomo sul treno.

CRITICA
Come il treno sul quale è quasi interamente ambientata, corre veloce anche la storia di questa quarta collaborazione tra il regista Jaume Collet-Serra e Liam Neeson. Denso e intenso, L'uomo sul treno è un thriller serrato che investe saggiamente sulla suspense lasciando l'azione in secondo piano, non per questo meno spettacolare quando c'è. Anche questa volta Liam Neeson si piega ma non si spezza, però c'è più consapevolezza della sua età e del fatto di non poter mantenere sempre quell'aura di invicibilità. Il carisma dell'attore innalza il livello degli action thriller in cui è protagonista, capita il film stesso non sia altezza ma questo non è il caso de L'uomo sul treno. La storia si impernia sulla situazione senza via d'uscita del protagonista e il pubblico, incollato al suo punto di vista per tutto il tempo, vive un coinvolgimento totale. Come Neeson, anche noi una volta saliti a bordo non possiamo più scendere. (Antonio Bracco - Comingsoon.it) 

Un sacchetto di biglie

mar 14_02 ore 21.00
mer 28_02 ore 21.00

Risultati immagini per un sacchetto di biglie

GENERE: Drammatico
ANNO: 2017
REGIA: Christian Duguay
ATTORI: Dorian Le Clech, Batyste Fleurial, Patrick Bruel, Elsa Zylberstein, Bernard Campan, Christian Clavier, César Domboy, Ilian Bergala, Emile Berling, Jocelyne Desverchere
PAESE: Francia
DURATA: 110 Min

TRAMA
 Un sacchetto di biglie, il film diretto da Christian Duguay, racconta il sorprendente viaggio di due giovani fratelli di origini ebrea, attraverso la Francia degli anni quaranta, occupata dai nazisti. Joseph (Dorian Le Clech) e Maurice (Batyste Fleurial) vivono la loro infanzia serenamente: d'estate giocano tra le onde, d'inverno si sfidano a battaglie di palle di neve. Fino a quando tutto cambia. A scuola sono costretti a indossare segni distintivi sulla giacca della divisa, come tutti gli altri bambini ebrei; vengono esclusi e additati dai compagni, emarginati dagli amici che ora li guardano in modo diverso. La situazione si complica a tal punto che una sera, il padre (Patrick Bruel) gli annuncia che dovranno partire in cerca di un luogo più sicuro. I bambini si mettono così in viaggio per sfuggire ai nazisti e raggiungere la cosiddetta "terra libera". In qualche modo riescono a eludere i controlli delle SS, imparano a riconoscere il rumore dei tremendi camioncini che sciamano per il Paese, e a scappare prima che gli ufficiali a bordo si accorgano della loro presenza. Il film segue i due bambini nella loro fuga da Parigi alla ricerca di un rifugio definitivo, mostra senza filtri le insormontabili difficoltà che affrontano lungo il percorso e come, con un'incredibile dose di astuzia, coraggio e ingegno riescono a sopravvivere alle barbarie naziste e a ricongiungersi finalmente alla loro famiglia.

 CRITICA
 Due ragazzi in fuga, senza i genitori a rincuorarli, mentre la Francia è divisa in due - negli anni della Seconda guerra mondiale -, unita però da una persecuzione nei confronti degli ebrei sempre più serrata. Un sacchetto di biglie mescola storia vera e romanzo d'avvenura, inciampando in qualche didascalismo e banalità di troppo, risollevandosi però con attori davvero a fuoco e una vena di umorismo non consueta che mette in luce le meschinità dei collaborazionisti. (Mauro Donzelli)

Loveless

ven 16_02
Cineforum
loveless
GENERE: Drammatico
ANNO: 2017
REGIA: Andrey Zvyagintsev
ATTORI: Maryana Spivak, Alexei Rozin, Matvey Novirok
PAESE: Francia
DURATA: 128 Min



TRAMA
Zhenya e Boris stanno per separarsi. Non si tratta però di una separazione pacifica, carica com'è di rancori, risentimenti e recriminazioni.
Entrambi hanno già un nuovo partner e sono impazienti di voltare pagina, di iniziare una nuova fase della loro vita. C'è però un ostacolo difficile da superare: il futuro di Alyosha, il loro figlio dodicenne, che nessuno dei due ha mai veramente amato. Il bambino un giorno scompare.

CRITICA
Andrej Zvjagintsev vince il Premio della Giuria a Cannes 2017 (tre anni dopo Leviathan, che al Festival vinse il premio per la sceneggiatura e, mesi dopo, ottenne il Golden Globe per il miglior film straniero): stavolta, come da titolo, lo fa con un film senza amore (Loveless, appunto), dove la solita messa in scena maniacale e scientifica e i movimenti di macchina calcolati al millimetro coincidono con uno schematismo del racconto figlio di una presa di posizione, oseremmo dire ideologica e moralista, molto forte. (cinematografo.it)

Sàmi Blood

Ven 7_2 ore 21:00
Cineforum

GENERE: Drammatico
ANNO: 2017
REGIA: Amanda Kernell
ATTORI: Lene Cecilia Sparrok, Mia Erika Sparrok, Maj Doris Rimpi, Julius Fleischandrl, Olle Sarri, Hanna Alström
PAESE: Svezia
DURATA: 110 Min TRAMA
Giorni nostri. Nord della Svezia, terra dei sámi, meglio conosciuti come làpponi. Christina,  78 anni, accompagnata dal figlio Olle e dalla nipote Sanna, torna nella sua terra di origine per il funerale della sorella. Da parte sua nessuna commozione, ma solo il desiderio di andarsene il prima possibile perché lei, Ella-Marja, ha disconosciuto le sue origini molti anni prima, a partire dal nome di battesimo.
Anni ’30. Ella-Marja è una giovanissima ragazza cresciuta tra gli allevatori di renne, come tutti i sámi emarginati dal resto della popolazione, costretta a subire la discriminazione degli anni ’30 e la certificazione della razza. Mandata con la sorella Njenna in una scuola riservata ai sámi -dove si insegna ed è concesso solo l’utilizzo della lingua svedese e dove gli studenti vengono sottoposti a una sorta di programma di civilizzazione-, Ella-Marja comincia a fantasticare una vita diversa, dignitosa e in una grande città.
Dopo essere stata umiliata dall’insegnate, che pur riconoscendone la bravura le nega il suo aiuto per proseguire gli studi -perché i làpponi sono una razza inferiore- e aggredita da un gruppo di ragazzi che le mozza un orecchio come i sámi fanno con le renne, Ella-Marja decide di scappare dall’istituto per trasferirsi a Uppsala. È solo l’inizio di un lungo cammino pieno di ostacoli, ma il suo desiderio di diventare una “svedese” sarà più forte di qualsiasi umiliazione.

I SÁMI
I sámi, tradizionalmente detti làpponi, sono una popolazione indigena di circa 75.000 persone. Hanno una loro cultura e una loro lingua. Abitano nella regione del Sápmi, divisa dalle frontiere di quattro stati: Norvegia (40.000 sámi), Svezia (20.000), Finlandia (7.000) e Russia (2.000).
Un tempo erano principalmente allevatori di renne, pescatori e cacciatori nomadi, abitavano in capanne coniche trasportabili, chiamate kota, o in tende chiamate lavvu. Il modo di vivere nomade è finito negli anni ‘50.
Con la Seconda Guerra Mondiale, la società làppone ha subìto drastici mutamenti che, pur non destrutturandone l’organizzazione, hanno profondamente mutato le sue basi economiche e materiali. L’allevamento della renna, affiancato a quello di ovini e bovini, è oggi condotto prevalentemente in modo stanziale e su basi industriali. L’agricoltura, sebbene difficile da praticare, ha gradualmente preso piede, grazie all'introduzione di coltivazioni industriali che riescono ad adattarsi a quei climi (per es., il tabacco). Nonostante tali cambiamenti, i làpponi mantengono una forte identità culturale e, pur usufruendo dei servizi offerti dai diversi contesti statali nei quali sono inseriti, hanno evitato, nel corso degli ultimi decenni, di cadere vittime di un processo di totale assimilazione ai modelli svedesi, norvegesi e finlandesi.

AMANDA KERNELL
Amanda Kernell, madre svedese e padre sámi, si laurea in regia nel 2013 presso la Scuola Nazionale Danese di Cinema. Dirige numerosi cortometraggi di successo, tra cui Stoerre Vaerie una sorta di anticipazione della sua opera prima, Sameblod.
Il corto è selezionato al Sundance e si aggiudica il Premio del Pubblico al Festival di Göteborg e quello per il Miglior Corto all’Uppsala Film Festival. Sameblod è presentato in concorso alle Giornate degli Autori 2016, dove si aggiudica il Premio Label Europa Cinemas.