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Visualizzazione dei post da marzo, 2015

Suite Francese


dom 5_4 (Pasqua) ore 18.00 e 21.00
lun 6_4 ore 18.00 e 21.00

 GENERE: Drammatico, Guerra, Sentimentale
ANNO: 2015
REGIA: Saul Dibb
SCENEGGIATURA: Saul Dibb, Matt Charman
ATTORI: Michelle Williams, Kristin Scott Thomas, Matthias Schoenaerts, Sam Riley, Margot Robbie, Ruth Wilson, Lambert Wilson, Eileen Atkins, Harriet Walter, Tom Schilling
PAESE: Canada, Francia, Gran Bretagna
DURATA: 107 Min







Trama
Dal celebrato romanzo di Irène Némirovsky, SUITE FRANCESE, è il racconto dell’amore bruciante di un uomo e una donna travolti dalla Storia. Ambientato in Francia nel 1940, il film narra della bellissima Lucile Angellier (Michelle Williams) che nell'attesa di ricevere notizie del marito prigioniero di guerra, vive un'esistenza soffocante insieme alla suocera, donna dispotica e meschina (Kristin Scott Thomas). La vita di Lucile viene stravolta quando i parigini in fuga si rifugiano nella cittadina dove vive e la città viene invasa dai soldati tedeschi che occupano le loro case. Inizialmente Lucile ignora la presenza di Bruno (Matthias Schoenaerts) un raffinato ufficiale tedesco che è stato dislocato nella loro abitazione. Ma dopo l'iniziale indifferenza, Lucile "si risveglia" e inizia a esplorare sentimenti sepolti che la porteranno inevitabilmente verso Bruno...

Recensione
Quando un romanzo come “Suite francese” arriva sullo schermo, non è solo il lettore a chiedersi se il film riuscirà a rappresentarlo al meglio, ma anche il regista e - in questo caso - cosceneggiatore a sentire  la responsabilità di rendere giustizia al capolavoro incompiuto di una grande scrittrice, scritto durante l'occupazione della Francia nei tristi giorni di Vichy e affidato dall'autrice alle figlie bambine prima di scomparire per sempre ad Auschwitz. Un'opera conservata per 60 anni e mai letta, scritta in una calligrafia minuta, ritenuta a torto un diario e poi scoperta come romanzo, pubblicata nel 2004 e diventata caso letterario e libro amatissimo in tutto il mondo.
Concepito dall'autrice Irène Némirovsky come un grande affresco in cinque parti sulla tragedia della guerra e i suoi effetti sulla popolazione civile, sul modello di “Guerra e Pace” di Lev Tolstoj, “Suite francese” resta l'unico romanzo contemporaneo al conflitto, visto attraverso uno sguardo femminile (per altri versi gli è analogo un altro testo francese importante come “Il silenzio del mare” di Vercors). Proprio le donne sono protagoniste di “Dolce”, la seconda parte del romanzo, che Saul Dibb intelligentemente integra con la prima, cronaca dell'esodo dei cittadini parigini verso la campagna: donne sole con mariti, figli o fidanzati in guerra o prigionieri, donne giovani e senza uomini, disposte a fraternizzare col nemico pur di sentirsi ancora belle e amate e donne vecchie piene di odio verso chi ha portato via i loro cari. Leggi tutto

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Foxcatcher



sab 28_3 ore 21.15
dom 29_3 ore 18.00 e 21.00


GENERE: Drammatico
ANNO: 2014
REGIA: Bennett Miller
SCENEGGIATURA: Dan Futterman, E. Max Frye
ATTORI: Steve Carell, Mark Ruffalo, Channing Tatum, Anthony Michael Hall, Sienna Miller, Vanessa Redgrave, Guy Boyd
FOTOGRAFIA: Greig Fraser
MONTAGGIO: Stuart Levy
PAESE: USA
DURATA: 134 Min





Trama
Il campione olimpico di lotta Mark Schultz viene contattato da emissari del miliardario John du Pont. Costui, erede della dinastia di industriali, vuole costruire un team di lottatori che tenga alto il prestigio degli Usa alle Olimpiadi di Seul del 1988. Lui ne sarà il finanziatore e il coach. Mark vede in questo invito l'occasione per affrancarsi dal fratello maggiore, anch'egli campione, ma deve ben presto accorgersi che Du Pont soffre di disturbi psicologici originati da una totale dipendenza dal giudizio dell'anziana madre.

Recensione
Quando all'inizio di un film si legge la scritta "Ispirato a fatti realmente accaduti" lo spettatore attento viene assalito dal timore di una ricostruzione cronachistica. Non è quanto accade nel film di Bennett Miller che sa andare oltre i fatti per scavare nella complessità delle psicologie dei protagonisti di una vicenda che vide al centro l'erede della famiglia che, con la vendita di munizioni, costruì un impero a partire dalla Guerra di Secessione. In Mark leggiamo la complessità di un sistema sportivo statunitense che fa crescere campioni che credono di possedere una cultura (si è laureato) mentre invece sono stati semplicemente tollerati grazie alle loro qualità atletiche. Il campione è tanto possente fisicamente quanto fragile psicologicamente e proprio per questo, seppur con qualche reticenza, pronto a mettersi al servizio di chi gli prospetta un grande futuro. È però a uno Steve Carell al massimo della sua forma attoriale che viene affidato il compito di calarsi nelle posture e negli atteggiamenti di un personaggio che a tratti ricorda, nel suo rapporto con la madre, il Norman Bates di Psyco. John du Pont è un reazionario psicopatico che cerca, senza mai trovarla, l'approvazione dell'anziana genitrice. Il suo rapporto con Mark diviene progressivamente morboso: il ragazzo deve conquistare i trofei che a lui, mai realmente cresciuto, la vita ha negato. Questo però non gli impedisce di avviarlo all'uso della cocaina e poi, dubitando dei risultati, dal riproporgli la presenza di un fratello temuto proprio perché consapevole della serietà che è richiesta per conseguire l'eccellenza in qualsiasi campo (e in particolare in quello sportivo). La progressione verso l'abisso è inevitabile: la lotta contro il malessere esistenziale si rivela molto più insidiosa di quella affrontata in una palestra: alla fine non ci sono vincitori ma solo sconfitti.

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Turner

Mini-rassegna Cinema di Marzo
in lingua originale (inglese), con sottotitoli in italiano

sab 28_3 ore 18.00



GENERE: Biografico, Drammatico
ANNO: 2014
REGIA: Mike Leigh
SCENEGGIATURA: Mike Leigh
ATTORI: Timothy Spall, Tom Wlaschiha, Roger Ashton-Griffiths, Lesley Manville, Lee Ingleby, James Fleet
FOTOGRAFIA: Dick Pope
MONTAGGIO: Jon Gregory
MUSICHE: Gary Yershon
PAESE: Gran Bretagna
DURATA: 150 Min





Trama

J. M. W. Turner, pittore paesaggista, ormai adulto nei primi dell'800 vede morire il padre cui era molto affezionato e rimane a vivere con la donna di servizio che lo aiuta nel lavoro. Amante delle donne mature ma poco incline a stabilire rapporti affettivi stabili o a impegnarsi in relazioni durature, viaggia molto per esporre e per ammirare quello che poi dipingerà.
C'è più d'un riferimento in Mr. Turner al fatto che il pittore protagonista della storia sia probabilmente uno dei più grandi paesaggisti di sempre, un artista determinante nello sviluppo di quel particolare tipo di pittura. Turner è in sostanza un colosso dell'arte visiva e della sua vita Mike Leigh decide di affrontare unicamente l'ultimo periodo, quello in cui era già sufficientemente affermato da vivere il proprio status di pittore noto (con tutti i favori e i problemi che questo comporta).
 

Recensione
Sebbene la scansione del film non si distacchi in nulla dai canoni del genere biografico (con poco riguardo per ciò che rendeva straordinario il lavoro del protagonista e molta attenzione alla sua vita privata), Mike Leigh cerca lo stesso di cesellare con finezza, di scena in scena, una visione del mestiere artistico. In Mr. Turner infatti ogni evento della vita privata sembra non essere capace di rimanere confinato in essa e getta più d'una luce riflessa sulla professione, si intavola così un discorso estremamente complicato, e purtroppo non sempre risolto con efficacia, sull'istinto vitale insito nell'arte.
Inaffidabile, umorale, ombroso, orso ed egoista con Turner si empatizza non senza un certo grado di senso di colpa e principalmente attraverso quella postura da mr. Hyde messa in scena da Timothy Spall, immensa antenna catalizzatrice di tutto ciò che avviene, una spugna che tutto prende e pochissimo rilascia così che ad ogni suo grugnito scatti una piccola risata. In tal senso non manca di barare Mike Leigh, di passare cioè per un po' d'ironia così da donare simpatia ad un personaggio apertamente antipatico, riuscendo a non tradire la realtà storica e contemporaneamente guadagnare il consenso dello spettatore per giungere al suo obiettivo: la fascinazione della battaglia umana per la conquista dell'arte, vista senza sconti e senza eufemismi.
Sono infatti quelle relative all'instancabile volontà di disegnare di Turner le parti migliori di un film altrimenti meno riuscito degli ultimi straordinari ritratti umani cui il regista inglese ci ha abituato. Ma se quella dell'artista come macchina affamata di creatività è una visione abbastanza abusata, Leigh cerca di comunicare con ancor più minuzia una forma particolare di bramosia del "vedere" come l'inizio di tutto. Il suo Turner è disposto ad ogni cosa per "vedere", in un'epoca in cui poter ammirare un paesaggio particolare o un evento raro erano occasioni imperdibili per un occhio raffinato. In delicatissimo equilibrio tra realismo ed espressionismo, tra rappresentazione del mondo per com'è e per come lo vede il Turner visto da Leigh, con facile parallelismo, diventa il primo (inconsapevole) cineasta della storia, non tanto per i suoi quadri ma per l'atteggiamento nei confronti del'arte. Attraverso le sue alterne fortune dunque Leigh cerca di mettere in tempesta le acque che solitamente vengono rappresentate come calme. Non esalta l'artista ma, specie nella doppia chiusa, ne sottolinea l'incoerenza e la colpevole mancanza di qualsiasi pianificazione, sostituita da un famelico desiderio di "fare" dopo aver "visto", senza logica (immancabili le beffe della critica) ma con solo istinto. 


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Melbourne


Cineforum
ven 27_3 ore 21.15


GENERE: Drammatico
ANNO: 2014
REGIA: Nima Javidi
SCENEGGIATURA: Hooman Behmanesh
ATTORI: Payman Maadi, Negar Javaherian, Mani Haghighi, Shirin Yazdanbakhsh, Elham Korda, Roshanak Gerami
FOTOGRAFIA: Hooman Behmanesh
MONTAGGIO: Sepideh Adolvahab
PAESE: Iran
DURATA: 93 Min





Trama
Amir (Payman Maadi, il protagonista del film Premio Oscar Una separazione) e Sara (Negar Javaherian) stanno per trasferirsi a Melbourne per continuare i propri studi. Nelle poche ore che li separano dal volo, i due stanno sistemando le ultime cose nel loro appartamento. Con loro, in casa c'è la figlia neonata dei vicini: la tata è dovuta uscire e l'ha affidata alla coppia. Mentre i preparativi per la partenza continuano, e dopo aver chiamato il padre della piccola perché venga a prenderla, Amir e Sarah dovranno fare i conti con un evento tragico che rischia di sconvolgere la loro vita.​​  

Recensione
Melbourne sembra un film di Polanski girato con la semplicità di Hitchcock. Ti mette a tuo agio con un inizio conviviale, spensierato, quasi distratto, per poi prenderti allo stomaco con un senso di angoscia primordiale, come lo sviluppo drammatico degli eventi di un film che ha il ritmo di un thriller e la profondità di un dramma di personaggi. Non troppo originali, ma ben poste, sono le domande che suscita nello spettatore: come reagiremmo di fronte a una messa in discussione della nostra etica? La menzogna e il conseguente senso di colpa sono diavoli tentatori troppo ingombranti per non diventare l’elemento centrale anche di questo film.
Un altro film iraniano che racconta di personaggi in attesa della fuga che proprio appena prima di varcare la soglia vengono trattenuti; che sia dall’amore, dalla colpa o dalla forza centripeta del proprio Paese. Un film che si rinchiude nei piani alti degli appartamenti della media borghesia di Tehran lasciando sullo sfondo i disagi sociali. Un plauso agli attori, che sostengono con umanità una storia tutta costruita intorno a loro: oltre al già citato Payman Maadi anche la moglie nel film, Negar Javaherian.

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Nessuno si salva da solo


sab 21_3 ore 21.15
dom 22_3 ore 18.00 e 21.00

GENERE: Drammatico
ANNO: 2015
REGIA: Sergio Castellitto
SCENEGGIATURA: Margaret Mazzantini
ATTORI: Riccardo Scamarcio, Jasmine Trinca, Anna Galiena, Eliana Miglio, Massimo Bonetti, Massimo Ciavarro, Renato Marchetti, Valentina Cenni
FOTOGRAFIA: Gian Filippo Corticelli
PAESE: Italia
DURATA: 100 Min










Trama
Delia e Gaetano (Gae) sono stati sposati e hanno due figli, Cosmo e Nico. Da poco tempo vivono separati, lei ha tenuto la casa con i bambini, lui vive in un residence. Delia, che in passato ha sofferto di anoressia, è una biologa nutrizionista, Gaetano è uno sceneggiatore di programmi televisivi. Delia e Gae si incontrano per una cena in un ristorante, devono apparentemente discutere dell'organizzazione delle vacanze dei loro figli... ma presto capiamo che quell’incontro servirà ai due protagonisti per compiere un viaggio dentro la loro storia d'amore e scoprirne le ragioni della fine. La cena occupa l'intero svolgimento del film, ma attraverso una serie di flash back, viene ripercorsa la vita di Delia e Gaetano, dall'entusiasmo dei primi anni di vita in comune, l'amore, la passione, ai primi problemi e frustrazioni reciproche che hanno cominciato ad allontanarli, fino alla separazione.

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recensione comingsoon.it
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Storie pazzesche

Cineforum
ven 20_3 ore 21.15


 GENERE: Commedia, Thriller
ANNO: 2014
REGIA: Damián Szifron
SCENEGGIATURA: Damián Szifron
ATTORI: Ricardo Darín, Leonardo Sbaraglia, Darío Grandinetti, Érica Rivas, Julieta Zylberberg, Nancy Dupláa, Oscar Martinez, María Onetto, Rita Cortese, Osmar Nuñez
PAESE: Spagna, Argentina
DURATA: 115 Min






Trama
Un uomo decide di vendicarsi di tutti quelli che gli hanno fatto del male riunendoli in un luogo improbabile; un gangster capita per caso nel diner dove lavora la figlia di una delle sue vittime; un diverbio fra automobilisti si trasforma in un massacro grandguignolesco; un ingegnere vessato dalle multe trova il modo di vendicarsi; un incidente automobilistico dà il via ad una gara fra avvoltoi; un matrimonio da favola sfocia in un'escalation di insulti e ricatti.

Recensione

Storie pazzesche è un buon esempio del lato commerciale (ma non privo di cura registica) del nuovo cinema argentino e riflette sui mostri della modernità lasciandosi dietro un retrogusto amaro. L'imprinting della commedia all'italiana è fortissimo, ma rispetto ai film comici a episodi prodotti in Italia in tempi recenti Storie pazzesche rimane saldamente agganciata alla realtà del paese che racconta, e tanto i dialoghi quanto le svolte narrative mantengono un occhio alla contemporaneità e un orecchio al vero modo di esprimersi della gente.
Lo stile di regia dell'episodio sul matrimonio sembra ispirarsi a Reality di Matteo Garrone, la violenza in chiave satirica piacerebbe invece a Tarantino, e certe volgarità alla nuova commedia yankee del filone Una notte da leoni. Ma Storie pazzesche riesce a trovare una sua identità originale filtrando le varie influenze attraverso una discreta sensibilità autoriale. L'accento è sulla violenza e la brutalità ferina dei personaggi (di qui i ritratti di animali della giungla che appaiono dietro ai titoli di testa), ma anche sul potere di compressione di una società basata sulla sopraffazione e sulla disparità economica. Prodotto da Pedro Almodovar, Storie pazzesche (che significa storie selvagge), colora di ironia e di spunti polemici ogni situazione, e il cast riunisce il meglio del talento argentino attuale, a cominciare da Ricardo Darin che dà all'ingegnere stanco di subire la giusta sfumatura malinconica.
La colonna sonora, composta e arrangiata da Gustavo Santaolalla, fa da contrappunto tragicomico alle vicende narrate, e non disdegna gli excursus nel pop, da Flashdance a Lady lady lady. Il risultato è un mosaico della contemporaneità dolorosamente realistico anche quando vira verso i toni della farsa, del pulp e del kitch.  


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Avviso | problemi tecnici

Piove di Sacco, 14/3/2015 - Avvisiamo i gentili spettatori che per problemi tecnici non dipendenti dalla nostra volontà, il film MA CHE BELLA SORPRESA in programma per questa sera e domani è sospeso.

Sono aggiunte invece delle proiezioni del Cinema Junior come segue:
SPONGEBOB - FUORI DALL'ACQUA:
sabato 14_3 ore 21.15
domenica 15_3 ore 16.30 e 18.00

Ci scusiamo per il disagio.
Associazione Arte del Sogno per il Cinema Marconi

Spongebob - Fuori dall'acqua

Attenzione! Orari aggiuntivi
sab 14_3 ore 21.15  
dom 15_3 ore 16.30 e 18.00
dom 22_3 ore 14.45

 GENERE: Animazione, Avventura, Commedia, Family
ANNO: 2015
REGIA: Paul Tibbitt
SCENEGGIATURA: Jonathan Aibel, Glenn Berger
ATTORI: Antonio Banderas, Tom Kenny, Clancy Brown
FOTOGRAFIA: Phil Meheux
MONTAGGIO: David Ian Salter
MUSICHE: John Debney
PAESE: USA
DURATA: 92 Min






Trama
La vita è felicemente pop sul fondo del mare, in quel di Bikini Bottom, dove Spongebob fa sfrigolare sulla piastra del capitalista Mr Krabs i più deliziosi Krabby Patty che siano mai stati fatti. Merito di una ricetta segreta, gelosamente conservata in cassaforte. Quando, però, la ricetta viene rubata, e il cibo miracoloso sottratto ai palati delle creature marine, la situazione sociale precipita, l’anarchia e l’aggressività prendono il sopravvento e persino i migliori amici di Spongebob gli voltano le spalle e gli giurano vendetta.

Recensione

Era il 2004 quando, nel primo film, la gialla spugna con i pantaloni quadrati partiva all’avventura per scagionare il suo crostaceo datore di lavoro dall’accusa di aver rubato la corona del re Nettuno. Qui, similmente, è con niente meno che il suo acerrimo nemico Plankton che Spongebob si allea, convinto della sua innocenza e deciso a tutto per riportare l’ottimismo in città. Li separa lo spelling della parola “team” (anche se la gag funziona meglio in inglese) e una concezione del mondo radicalmente opposta, eppure insieme partono per un viaggio lisergico, dove la quantità e la fantasia dei fondali sembrano non avere fine né dimensione, e si va dall’immenso dolciume dell’interno del cervello di Spongebob ad una peterjacksoniana isola di pellicani selvaggi, avanti e indietro nel tempo, passando per un triangolo incastonato nel cosmo dove un delfino annoiato scoprirà grazie a loro di preferire la carriera di fata madrina a quella di guardiano dell’ordine universale. (È Bubble, uno degli incontri più piacevoli del film).
Per riportare l’ordine a Bikini Bottom, però, occorrerà uscire dall’acqua, e sconfinare nel mondo più incredibile di tutti, quello umano. Meglio dotarsi di superpoteri, secondo la moda cinematografica in voga sulla terra ferma (il migliore è ancora Spongebob “barra” Invincibolle) e occupare una pista ciclabile in formazione da Power Rangers. La battaglia su strada, poi, sembra uscita dalla fantasia di Astrid Lindgren, così come un po’ tutto il personaggio di Barba Burger, il pirata di Antonio Banderas.
La firma dell’ex biologo marino Stephen Hillenburg non delude: la sua impronta resta inarchiviabile. La serie televisiva ha sicuramente dei cugini, i Simpsons tra i più noti, ma non ha fratelli di sangue, e così è per il film. Il contorno di esperti arruolati per la grande avventura del lungometraggio a tecnica mista, coglie evidentemente lo spirito e permette al divertimento firmato Hillenburg di gonfiarsi come una spugna fuor d’acqua senza perdere il suo gusto salato.  Marianna Cappi

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Ida


ven 13_3
ore 21.15

GENERE: Drammatico
ANNO: 2013
REGIA: Pawel Pawlikowski
SCENEGGIATURA: Pawel Pawlikowski
ATTORI: Agata Trzebuchowska, Agata Kulesza, Joanna Kulig, Dawid Ogrodnik, Adam Szyszkowski, Jerzy Trela
FOTOGRAFIA: Lukasz Zal
MONTAGGIO: Jaroslaw Kaminski
PAESE: Danimarca, Polonia
DURATA: 80 Min








 miglior film straniero agli Oscar 2015




Trama
La vicenda si svolge all inizio degli anni '60, nella grigia e soffocante Polonia dove vige stabilmente il regime comunista. Anna è una giovane novizia in attesa di diventare suora a tutti gli effetti. Vive serenamente in un convento isolato dove, essendo orfana, è stata portata in tenerissima età, durante la II Guerra Mondiale. Poche settimane prima di prendere i voti, invitata insistentemente dalla Madre Superiora, si reca a Varsavia per incontrare la sua unica parente conosciuta, la zia Wanda, che, durante il passato, non si è mai messa in contatto con lei. Quando arriva nell'appartamento della zia, si trova di fronte una cinquantenne single, intellettuale elegante e disinvolta, ma visibilmente disillusa, al limite del cinismo. Wanda appartiene all'elite del regime, essendo un magistrato, con un passato di combattente nella Resistenza antinazista e di militante del partito. È una donna che nasconde una grande sofferenza, compensando con un'attiva vita sessuale con vari partner e con il consumo di alcoolici. In breve racconta ad Anna una tremenda verità familiare: la futura suora è in realta di razza ebrea ed era una bambina chiamata Ida. Durante la guerra, la famiglia si era rifugiata nella loro piccola fattoria, ed era stata "aiutata" da alcuni contadini polacchi. Poi i genitori di Anna sono stati uccisi in circostanze misteriose. Wanda convince la nipote a recarsi dove avevano vissuto i suoi genitori per cercare di scoprire le circostanze della loro scomparsa. Per alcuni giorni le due donne vivono insieme. Anna sperimenta la novita della vita ordinaria, i piccoli piaceri e le miserie morali degli uomini. Poi scoprono terribili segreti, ritrovano le ossa dei congiunti e li seppelliscono in un cimitero ebraico in rovina a Lublino. Anna torna in convento, ma, quando apprende la notizia del suicidio di Wanda, si trasferisce nell'appartamento della zia.

Recensione

Pawlikowski, regista polacco radicato in Inghilterra, conferma la sua squisita capacità di descrivere la psicologia femminile, come già nei suoi film precedenti: My summer of love e Last resort. Costruisce uno straordinario dramma intimo, esplorando le contraddizioni della fede e della vita laica, ma anche i tragici retaggi, ancora presenti, dell antisemitismo, in una epoca cruciale della storia del suo Paese. Il suo stile assolutamente privo di retorica, essenziale e ricco di tristi e genuinamente commoventi toni poetici, ricorda sia l'austerita di Robert Bresson, sia la problematicità dei primi film di Polanski e di quelli di Kieslowski. La scelta di girare in un vibrante bianco e nero, con una squisita composizione delle inquadrature, conferisce ulteriore credibilita alla storia. Le due magnifiche interpreti rivelano molto più di quello che mostrano. Giovanni Ottone

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Mortdecai


sab 7_3 ore 21.15
dom 8_3 ore 18.15 e 21.00


 GENERE: Azione, Commedia
ANNO: 2015
REGIA: David Koepp
SCENEGGIATURA: Eric Aronson
ATTORI: Johnny Depp, Ewan McGregor, Gwyneth Paltrow, Olivia Munn, Paul Bettany, Jeff Goldblum, Oliver Platt, Michael Byrne
FOTOGRAFIA: Florian Hoffmeister
MONTAGGIO: Jill Savitt
PAESE: USA
DURATA: 106 Min







Trama
Charlie Mortdecai, mercante d'arte e bon vivant, ha un problema con la Regina, cui deve qualche milione di sterline di tasse. Ha anche un problema con l'adorata moglie Johanna, da quando si è fatto crescere un paio di baffi alla Poirot di cui va enormemente orgoglioso, ma che lei disprezza. Il giorno in cui il servizio segreto inglese, nella persona del suo amico e rivale Alistar Martland, gli chiede aiuto per recuperare un Goya andato trafugato, Mortdecai accetta d'imbarcarsi nell'impresa nella speranza di estinguere il debito, nonostante questo comporti avventurarsi "nelle colonie", ovvero in California. Per fortuna che a guardargli le spalle c'è sempre Jock, il suo braccio destro e armato fino ai denti.

Recensione

Chi si sta ancora chiedendo se The Tourist fosse una commedia o qualcosa da prendere sul serio, sappia con certezza che Mortdecai è una (vera) commedia, piuttosto divertente e volontariamente old-fashioned, lontana dal baratro cinematografico in cui si era spinto The Tourist, appunto, ma altrettanto distante dalle parodie del genere Austin Power a cui la campagna di promozione del film lo ha accostato.
Il personaggio del protagonista sembra fatto apposta per la galleria di buffoni con stile che Depp ha inanellato negli ultimi anni, ma anziché lasciargli carta bianca e la possibilità di tornare ancora una volta al surrealismo di personaggi come Jack Sparrow o Tonto, gli impone piacevolmente di aderire ad un tipo di humour più codificato, inglese, forbito, iperbolico e non poco imbecille, che si è fatto sempre più raro nelle sue apparizioni cinematografiche.
Diretto senza guizzi da David Koepp, decisamente più esperto nella scrittura che nella direzione artistica, il film è tratto dal primo di una serie di romanzi di Kyril Bonfiglioli (1928-1985), emulo di P.G. Wodehouse, attraverso il buon lavoro di adattamento dell'esordiente Eric Aronson. Eppure è chiaro che il divertimento, per chi sa e vuole trovarcelo, non nasce dal plot, che potrebbe essere quello di un episodio di un qualsiasi telefilm spy-crime della fine degli anni Sessanta, ma dalla mascherata degli attori (Johnny Depp che chiama Ewan McGregor "Fagiolone", Paul Bettany - il migliore della partita - che perde la pazienza da Jeeves e risponde per le rime al suo signore, ...) e, più in generale, dal loro divertito contributo alla farsa. Anche nella trasferta americana, infatti, che costituisce la parte in assoluto più debole del film, la presenza di Olivia Munn e Jeff Goldblum, calati nei personaggi meno finemente stereotipati, colma le lacune di sceneggiatura o, se non altro, offre un diversivo sufficiente a distrarci da esse.
Siamo nella bolla di sapone dell'intrattenimento più smaccatamente fine a se stesso (produce la Infinitum Nihil dello stesso Depp), ma non è questo un male. Marianna Cappi

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Class Enemy

ven 6_03 ore 21.15
Cineforum

 GENERE: Drammatico
ANNO: 2014
REGIA: Rok Bicek
SCENEGGIATURA: Rok Bicek, Nejc Gazvoda, Janez Lapajne
ATTORI: Igor Samobor, Natasa Barbara Gracner, Tjasa Zeleznik, Masa Derganc
MONTAGGIO: Rok Bicek, Janez Lapajne
MUSICHE: Frederic Chopin
PRODUZIONE: Triglav Film
DISTRIBUZIONE: Tucker Film
PAESE: Slovenia
DURATA: 112 Min




Trama
 L'insegnante di ruolo deve assentarsi perché prossima al parto e al suo posto arriva nel liceo sloveno il professore di tedesco Zupan. I metodi dell'uomo sono rigidi, freddi e punitivi, agli occhi di una classe abituata ad un clima di amichevole negoziazione tra allievi e professori. Quando una studentessa, Sabina, si suicida apparentemente senza motivo, i compagni sconvolti incolpano il professore e le sue richieste troppo esigenti. Ma, nel corso del lutto, il fronte unito della ribellione contro Zupan comincia ad incrinarsi e il vortice delle accuse si complica e si esaspera.

Recensione

 "Voi sloveni, quando non vi suicidate, vi uccidete tra voi", sentenzia un ragazzo asiatico, illuminando una delle chiavi di lettura di questo riuscitissimo lungo d'esordio di Bicek. Ma, fuori dal racconto come dentro di esso, non è tutto bianco e nero, e al giovane regista non interessa solo la metafora della classe come riflesso in piccolo di una società ancora divisa al suo interno tra fazioni opposte che risalgono alla seconda guerra mondiale, né l'aderenza ad una realtà drammatica che conta in Slovenia un numero di suicidi a tutt'oggi ancora altissimo: nel suo film, mette anche un po' di sé, con il ricordo della radio scolastica e l'episodio cardine del suicidio di una di una ragazza, che ha fatto parte della sua storia di liceale.
Soprattutto, mette in gioco una riflessione tra la modernità educativa, intesa come deresponsabilizzazione e protezione ad oltranza dei giovani dai dolori della vita, e vecchia scuola, più formativa ma meno empatica. Nel mondo odierno del "Al lupo! Al lupo!", la serietà di Zupan lo porta a venir accusato niente meno che di nazismo e ad essere identificato con un sistema -questo sì inflessibile e immutabile- rispetto al quale la sua cultura è invece probabilmente l'unico antidoto possibile. Detto questo, Bicek si guarda bene dal fare del professore un martire, ma non salva nemmeno la ragazzina introversa o il compagno che ha perso la madre, costruendo un'escalation di sospetti e dispetti che include tutti quanti e conduce ad una vera e propria guerra, silente e camuffata come sono i peggiori conflitti sul nascere. L'abilità dell'autore, infine, sul terreno di un film tutto sommato piccolo e lineare, è proprio quella di far confliggere l'alto tasso di emotività in gioco con una messa in scena calibrata e pumblea che, se da un lato lo reprime, dall'altro ne alimenta il fuoco sotterraneo.
Il suicidio, allora, lungi dall'essere il tema del film, è solo il pretesto per fare della classe un simbolico ring, dove ci si avventa l'uno contro l'altro sull'onda delle emozioni, ma, proprio per questo, si percuote senza esclusione di colpi. Marianna Cappi    

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Barry Lyndon

versione restaurata e in lingua originale, con sottotitoli in italiano
 

sab 7_3 ore 18.00
mini-rassegna Cinema di Marzo

GENERE: Drammatico, Guerra, Sentimentale
ANNO: 1975
REGIA: Stanley Kubrick
SCENEGGIATURA: Stanley Kubrick
ATTORI: Ryan O'Neal, Marisa Berenson, Patrick Magee, Hardy Krüger, Steven Berkoff, Gay Hamilton, Marie Kean, Wolf Kahler, Diana Koerner, Murray Melvin, Frank Middlemass, André Morell, Godfrey Quigley,
FOTOGRAFIA: John Alcott, Paddy Carey
MONTAGGIO: Tony Lawson
MUSICHE: The Chieftains, Leonard Rosenman
PAESE: Gran Bretagna
DURATA: 184 Min




Trama
Barry è un giovane di bell'aspetto ma dalle origini modeste. Rifiutato dalla donna che ama, intraprende la carriera militare dopo un duello con l'avversario in amore. Stanco della vita militare, con un espediente entra nell'esercito prussiano, divenendo il beniamino del capitano Potzdorf. Ma anche questa volta la fortuna gli volta le spalle e, costretto a fuggire, diventa il compare di un raffinato avventuriero. Con la spada e la pistola si fa largo nella bella società. Ormai è un uomo appagato. Gli manca solo il blasone. Sposando la contessa di Lyndon e assumendone il cognome colma la lacuna. Ma sarà un matrimonio infelice. Il figlio della contessa, nato da un altro matrimonio, lo odia e per molti anni progetterà una vendetta, che si compirà quando affronterà il patrigno in duello. Barry Lyndon perderà una gamba e i suoi averi. Un malinconico esilio segna il suo definitivo destino.

Recensione

Tratto dal noto romanzo settecentesco di William Makepeace Thackeray, Barry Lyndon si può definire un film anomalo nella produzione del grande Stanley Kubrik. Film di difficile collocazione e che ha spaventato la critica al suo apparire a causa della mancanza di una chiave di lettura che conducesse alle origini del progetto. Il misterioso Kubrik non ha mai chiarito le sue intenzioni. Ma ciò non impedisce di giudicare il film una splendida anomalia.
Usando una tecnica d'illuminazione naturalistica, tutta a base di candele, che il grande direttore della fotografia John Alcott realizza genialmente, il film è immerso in una atmosfera che restituisce il clima del tempo. Kubrik si è avvalso di lenti speciali, fornite dalla Carl Zeiss e adattate da Ed Di Giulio. Un film freddo e crudele. Ironico e mastodontico. Solenne e malinconico. La bella voce narrante di Romolo Valli accompagna il racconto con tono suadente e beffardo. Altro contributo memorabile al film sono le musiche assemblate da Leonard Rosenmann. Fra tutte spicca il trio per piano in mi bemolle di Schubert. Gli interpreti sono usati da Kubrik come pedine di un'invisibile scacchiera, che egli percorre seguendo un imperscrutabile disegno metafisico.
Le leggi cosmiche e l'ineluttabilità del destino avvicinano Barry Lyndon a 2001: Odissea nello spazio. L'astronauta affronta i misteri del cosmo e ne è vittima, così come Lyndon entra in un mondo che non gli appartiene, subendone la consueta glacialità. Il film ha ricevuto quattro Oscar: per i costumi, la fotografia, la scenografia e la musica. Adriano De Carlo

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