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Visualizzazione dei post da dicembre, 2009

A Christmas Carol

ven 01_01 ore 21.15
sab 02_01 ore 21.15
dom 03_01 ore 18.00 e 21.00
mer 06_01 ore 18.00 e 21.00

Regia: Robert Zemeckis
Sceneggiatura: Robert Zemeckis
Attori: Jim Carrey, Colin Firth, Christopher Lloyd, Bob Hoskins, Daryl Sabara,
Fotografia: Robert Presley
Montaggio: Jeremiah O'Driscoll
Musiche: Alan Silvestri
Produzione: ImageMovers, Walt Disney Pictures
Paese: USA 2009
Genere: Animazione, Drammatico, Fantasy, Family
Durata: 96 Min




Il vecchio e avaro strozzino Ebenezer Scrooge non ha alcuna intenzione di condividere le gioie del Natale. Né con il nipote Fred né con il suo dipendente Bob, che riceve uno stipendio da fame e ha una famiglia numerosa, né tantomeno con chi gli chiede sottoscrizioni in favore dei più diseredati. Per lui il Natale è solo un giorno in cui deve pagare Bob che resterà però a casa. La notte della vigilia compare però, terrorizzandolo, il fantasma del suo socio in affari Marley, morto sette anni prima. Marley gli annuncia l'arrivo di tre Spiriti. Uno gli mostrerà i suoi Natali passati, uno quello presente e l'ultimo quello futuro in cui lui sarà morto e nessuno avrà un buon ricordo della sua esistenza. La lezione gli servirà.
Di "Canto di Natale" di Dickens il cinema si è impossessato sin dal 1914 e non ha smesso di occuparsene nel corso dei decenni a venire coinvolgendovi Paperone e soci, Bill Murray nei panni di un magnate televisivo e perfino i Muppets. Poteva mancare il 3D? Ovviamente no. Poteva Zemeckis, sperimentatore delle potenzialità del cinema da sempre, non tentare l'impresa? La risposta è ancora no. Al suo fianco trova il talento sempre più affinato e 'natalizio' (è stato Il Grinch ricordate?) di Jim Carrey che è pronto a quadruplicarsi (Scrooge e i tre spiriti) per questa storia 'morale' che resta valida oggi così come nel 1843.
Utilizzando il Performance capture (una tecnologia che permette di riprendere gli attori con cineprese computerizzate che spaziano a 360° gradi per poi trasformarli in personaggi da animazione) Zemeckis avrebbe potuto prendersi tutte le libertà. Invece si è attenuto con grande fedeltà al testo quasi che, appunto, vi riscontrasse una grande attualità che non abbisognava di adattamenti. Gli Scrooge non mancano nel mondo odierno (anche se magari vanno in palestra e sono eternamente abbronzati) e avrebbero anch'essi bisogno di uno sguardo retrospettivo unito a uno verso il futuro destinati a far loro percepire la fragilità dell'esistenza umana.
Zemeckis coglie il profondo senso morale dell'opera di Dickens e non ne attenua i toni. Ne nasce quindi un film non adatto ai più piccoli (le scene con Marley e con lo Spirito dei Natali Futuri sono degne di un horror di classe, per di più in tre dimensioni). E' però capace di far riflettere con efficacia non tanto su una visione edulcorata del Natale quanto piuttosto sul senso che la vita di ognuno (credente o non credente che sia, considerata la non leggera considerazione sugli uomini di chiesa pronunciata dal quasi mitologico Spirito del Natale Presente) può assumere su questa terra. Giancarlo Zappoli

Buon Natale dall'ass. Arte del Sogno

L'associazione Arte del Sogno vi augura un felice Natale e buone feste.

Questo il nostro esclusivo regalo per Voi.
clicka su play per iniziare la compilation

Una selezione di colonne sonore che ci hanno accompagnato in quest'anno di cinema.

Buon ascolto!

Geografia cinematografica



Hollywood Teaches Geography" è una recente follia di editing video di Joe Sabia.
Sabia ha tagliato e incollato clip da 100 film che riportano i nomi di 114 paesi. Il video è impressionante, ma ciò che è ancora più impressionante è che Sabia sta usando le annotazioni di collaborazione per trovare clip da altri paesi del mondo. Questo significa che puoi aiutarlo farlo.


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Natale: siamo tutti più buoni?









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Io & Marilyn


prima visione!

ven 18_12
ore 21.15
sab 19_12 ore 21.15
dom 20_12 ore 18.00 e 21.00
ven 25_12 ore 21.15
sab 26_12 ore 21.15
dom 27_12 ore 18.00 e 21.00
lun 28_12 ore 21.15
mar 29_12 ore 21.15

Regia: Leonardo Pieraccioni
Sceneggiatura: Leonardo Pieraccioni, Giovanni Veronesi
Attori: Leonardo Pieraccioni, Suzie Kennedy, Massimo Ceccherini, Rocco Papaleo, Biagio Izzo, Francesco Guccini, Luca Laurenti, Francesco Pannofino, Barbara Tabita Ruoli
Fotografia: Mark Melville
Musiche: Gianluca Sibaldi
Paese: Italia 2009
Genere: Commedia






Trama del film Io & Marilyn:
Un gruppo di amici invoca durante una seduta spiritica, Marilyn Monroe ed ecco che Gualtiero si ritrova a casa l'icona mondiale della sensualità e della femminilità. Ma c'è un problema: solo lui riesce a vederla e a parlarle. Meno male che Arnolfo, già esperto nel settore spiriti e aldilà, lo aiuterà a non sentirsi pazzo, confidandogli ad esempio di aver avuto in casa per 40 giorni niente meno che Hitler. Marilyn diventa così la consulente personale di Gualtiero e lo aiuterà a risolvere guai amorosi e tragedie personali. L'uomo ha infatti una ex moglie, Ramona, che lo ha lasciato per andare a vivere in un circo con Pasquale, un domatore napoletano. Ramona ha portato con sé a vivere nel circo anche la figlia avuta da Gualtiero: Martina. Aiutato dalla sua nuova amica Marilyn, Gualtiero cercherà in tutti i modi di riprendersi la sua famiglia.

Gli abbracci spezzati

sab 12_12 ore 21.15
dom 13_12 ore 18.00 e 21.00

Regia: Pedro Almodóvar
Sceneggiatura: Pedro Almodóvar
Attori: Penélope Cruz, Lluís Homar, Blanca Portillo, Tamar Novas, Rubén Ochandiano, Rossy de Palma, Ángela Molina, Lola Dueñas, Alejo Sauras, Carmen Machi, Kiti Manver, Mariola Fuentes, Kira Miró, Marta Aledo, Javier Coll Ruoli ed Interpreti
Fotografia: Rodrigo Prieto
Paese: Spagna 2009
Genere: Drammatico, Thriller
Durata: 129 Min





Mateo Blanco è stato un regista. Oggi non lo è più. È un non vedente che ha deciso di tagliare i ponti con il passato cambiando anche nome. Ora firma romanzi, soggetti e sceneggiature con lo pseudonimo Harry Caine. È ancora un uomo affascinante che ha deciso di prendere dalla vita quello che gli può ancora dare ma, al contempo, che sa di avere un grande bisogno dell'assistenza della produttrice Judit e di suo figlio Diego. La donna conosce perfettamente il tragico triangolo che ha visto coinvolto Mateo, il ricco Ernesto Martel e l'affascinante Lena. Harry deciderà di narrarlo anche a Diego.
Pedro Almodóvar può essere definito il Giano Bifronte del cinema contemporaneo. Come l'antica divinità ha uno sguardo che si volge al passato e uno indirizzato al presente e al futuro. Alternativamente, e secondo modalità che verrebbe da definire programmatiche, ce ne presenta ora l'uno ora l'altro. Se in Volver l'occhio era rivolto a un presente di passioni e di sentimenti che si volgevano verso un passato individuale che ne innervava l'essenza, in Gli abbracci spezzati lo sguardo è rivolto rigorosamente all'indietro, verso il cinema e il piacere della costruzione narrativa tanto inattaccabile quando fredda.
Tutto è magistrale nel suo cinema e quindi anche qui. La cecità come condizione esistenziale in cui l'immagine si fa ricordo, il cinema classico che finisce con l'ispirare addirittura il titolo del film (la sequenza del ritrovamento dei due cadaveri colti abbracciati dalla lava in Viaggio in Italia di Rossellini vista dai due protagonisti in un momento di distesa intimità), il cinema che narra il farsi del cinema nello stesso momento in cui mette in gioco un artificio narrativo tanto palese da dover essere denunciato («Questo è un fatto che succede solo nei film»). Tutto ciò e molto altro è presente nel film del regista mancheco che sfoggia come sempre rigore stilistico e cinefilico. Onore al merito. Ma la sua grandezza si esalta maggiormente quando, sulle orme del suo conterraneo letterario, combatte, vincendo, con i mulini a vento che agitano il cuore dell'essere umano. Giancarlo Zappoli
ven 11_12 ore 21.15

Regia: Donatella Maiorca
Sceneggiatura: Mario Cristiani, Donatella Diamanti,
Donatella Maiorca, Pina Mandolfo
Attori: Valeria Solarino, Isabella Ragonese, Ennio Fantastichini, Giselda Volodi, Marco Foschi, Alessio Vassallo, Aurora Quattrocchi, Lucrezia Lante della Rovere, Maria Grazia Cucinotta
Fotografia: Roberta Allegrini
Paese: Italia 2008
Genere: Drammatico
Durata: 105 Min



Un'isola intorno alla Sicilia, seconda metà dell'800. Angela e Sara crescono insieme ma le loro infanzie sono difficili: la prima subisce i soprusi di un genitore violento; la seconda perde il padre in guerra, mentre la guerra la strapperà all'amica e alla sua terra. Al suo ritorno, Angela si innamora di Sara e inizia il suo ostinato corteggiamento, da cui nascerà una relazione che, con il suo sviluppo inusuale, intaccherà riti millenari.
Viola di mare è il secondo film di Donatella Maiorca. Per il ritorno al cinema dopo tanta tv sceglie una storia difficile per il periodo storico che sta vivendo il nostro Paese: tratto dal romanzo "Minchia di Re" di Giacomo Pilati, racconta di due donne che si amano e, in qualche modo, spezzano le ritualità di una terra sempre uguale a se stessa. Angela e Sara, piegando ai propri scopi quei modelli consolidati, realizzano il loro sogno d'amore: grazie al potere del padre violento e al senso di colpa di un prete, Angela diventa Angelo.
Qui la Maiorca intraprende un sentiero imprevisto. Assaggiando la libertà degli uomini Angela rischia di esserne travolta e, suo malgrado, di diventare come il genitore che odia. Inutile negare o trascurare l'impatto che un film come Viola di mare può avere: due donne che vivono in Sicilia (nella terra di Divorzio all'italiana, non dimentichiamolo) ma potrebbero essere in qualsiasi altra regione d'Italia; è il XIX secolo ma, anche grazie alla colonna sonora di Gianna Nannini, potrebbero essere i nostri tempi; insomma, un luogo e un tempo in cui il continuo conflitto tra tradizione e modernità è trasposto nelle scene di violenza, un modo di comunicare che sembra improntare una terra spigolosa e dura come le sue rocce.
Solide le interpretazioni: la Solarino algida e mascolina, la Ragonese sempre più brava e un Fantastichini sempre al livello dei suoi altissimi standard. Stefano Cocci

Aspettando Parnassus...

...riscopriamo Terry Gilliam.

Divertente cortometraggio che precede il film dei Monty Python "Il senso della vita".





Altri contributi animati del nostro regista al tempo dei Monty Python





Planet 51

dom 06_12 ore 15.00
mar 08_12 ore 15.00


Regia: Javier Abad, Jorge Blanco
Sceneggiatura: Joe Stillman
Produzione: Ilion Animation, HandMade Films
Distribuzione: Moviemax
Paese: Spagna, Gran Bretagna 2008
Genere: Animazione
Durata: 106 Min








Di produzione anglo/ispanica, è un cartone animato che sembra fatto a Hollywood. La ragione? L'abilissima sceneggiatura dell'americano Joe Stillman, un tipo (è il creatore di Shrek) che adora ribaltare le carte. Anche se ogni cosa ha forma tondeggiante e gli abitanti sono verdi, gommosi e dotati di antennine, Planet 51 rappresenta un tipico spaccato Usa Anni '50, inclusa la diffusione di B movies e fumetti che alimentano il motivo del terrore degli alieni. Figuriamoci quando da un'astronave emerge, sulle note kubrickiane di Cosi parlò Zarathustra, uno spaventoso «humaniac» a stelle e strisce.
Capita l'antifona? Di qui una divertente avventura giocata su un susseguirsi di citazioni. Spiritosa la parodia, condivisibile il messaggio: ricorda che l'ignoto potremmo essere noi.
di Alessandra Levantesi
La Stampa, 20 novembre 2009

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E se gli alieni fossimo noi? Parte da questo sorprendente ribaltamento di prospettiva
Planet 51, divertente film d'animazione diretto da Jorge Blanco. Il remoto pianeta del titolo è abitato da ominidi verdi con le antenne, in tutto simili a noi in quanto ad abitudini di vita (l'unica differenza è che sono un po' indietro nel tempo, diciamo sul finire dei nostri anni 50). Proprio qui atterra un'astronave inviata negli spazi remoti dalla Nasa: a bordo c'è un aitante astronauta, alla ricerca, appunto, di possibili alieni... Già, ma anche gli abitanti del pianeta temono l'arrivo di possibili E.T. dallo spazio. E dunque, il gioco degli equivoci ha inizio: caccia grossa al nuovo arrivato che, per fortuna sua, trova dei ragazzini pronti ad aiutarlo. Il rovesciamento del celebre film di Spielberg è totale, e ha un effetto spesso esilarante. Un piccolo apologo sulla tolleranza, buono per educare i piccoli e far sorridere i grandi. Che, oltre tutto, si possono gustare una colonna sonora infarcita di fantastici "pezzi" della loro lontana gioventù.
di Luigi Paini
da Il Sole-24 Ore, 29 novembre 2009

Nemico Pubblico

sab 05_12 ore 21.15
dom 06_12 ore 21.00
mar 08_12 ore 18.00 e 21.00


REGIA: Michael Mann
SCENEGGIATURA: Ronan Bennett,
Ann Biderman, Michael Mann
ATTORI: Johnny Depp, Christian Bale,
Marion Cotillard, Channing Tatum, Bill Camp
FOTOGRAFIA: Dante Spinotti
MUSICHE: Elliot Goldenthal
PRODUZIONE: Forward Pass, Misher Films,
Tribeca Productions
PAESE: USA 2009
GENERE: Azione, Drammatico, Thriller
DURATA: 143 Min



John Dillinger è un fuorilegge col vizio del baseball, del cinema e delle macchine veloci. A colpi di Thompson e a capo di una gang armata, rapina banche ed estingue i debiti degli americani impoveriti dalla (Grande) Depressione. Le sue fughe rocambolesche e temerarie gettano imbarazzo e sconforto sulle istituzioni e su Edgar Hoover, ambizioso direttore del Bureau of Investigation. Elegante ed impavido, Dillinger ha un proiettile sempre in canna e un cappotto per ogni occasione e per ogni signora, rapinata del suo cuore o rapita dal suo fascino. La sua nemesi, efficiente e laconica, ha il volto e il garbo "gable" di Melvin Purvis, determinato ad accomodarlo sulla sedia elettrica. Decimata la sua compagine di criminali e assediato dalla polizia, Dillinger sceglierà la via fatale (e letale) del cinema.
Durante gli anni più duri della Depressione banditi rurali, rapinatori di banca indipendenti, rapitori di bambini e ladri alla giornata infestavano il Midwest. Nelle loro scorribande colpivano banche isolate e rifornitori di benzina, abbattendo a colpi di mitra proprietari e passanti inermi, prima di fuggire sulle loro automobili veloci e dentro gli abiti "ricercati". Sfruttando l'inefficienza e la corruzione dell'apparato statale e della polizia, cercavano il denaro facile e trovavano la soddisfazione alla propria eccitazione nel raggiungimento di una fama istantanea. Il maggiore tra loro, John Dillinger, era un fuorilegge e un esibizionista, abilissimo col mitra, simpaticamente disinvolto e irriverentemente in fuga da banche, celle e carceri.
Drogato di glamour come gli sbirri in abiti firmati di Miami Vice e testimone delle grandi promesse delle metropoli (automobili, abbigliamento sfarzoso, belle donne, feste in locali di lusso), Dillinger diventa il nuovo eroe solitario di Michael Mann, nemico pubblico che come il suo autore seppe creare una tendenza.
Conforme al bel sembiante (e al bell'aspetto) di Gary Cooper e Clarke Gable, Johnny Depp incarna l'immagine più sentimentale e romantica del gangster. Segnato dall'impossibilità di toccare le persone senza ferirle, Depp è di nuovo martire sulla strada della sofferenza e delle cicatrici. La morbidezza del suo sguardo scalda la narrazione (formalmente) fredda di Mann e si allarga sul G-man di Christian Bale, sul lato opposto della legge e dell'ordine.
Se Dillinger impiega la rapina come affermazione d'identità, anche sessuale (Billie Frechette è letteralmente "rapita"), e propaga nel mondo il mito dell'invincibilità dell'outlaw hero, Purvis trasforma la caccia ai criminali in un massacro di esecuzioni e tirassegno (l'abbattimento di Baby Face). In delicato equilibrio interdipendente col gangster, l'uomo del governo è caratterizzato e motivato costantemente dalla sua presenza, facendo dell'opposizione-identificazione con Dillinger una questione interiore. Il conflitto con la società ripiega allora nel confronto personale, in cui poliziotto e criminale si sovrappongono. Dentro la densità narrativa e la struttura polifonica del Nemico pubblico di Mann si muovono due combattenti solitari angosciati dalla privazione (ormai prossima) di un ruolo.
Il regista coglie bene il senso tragico del poco tempo che i protagonisti hanno ancora da vivere per compiere il proprio destino. Nel melodramma nero e criminale dell'autore americano il motore dell'azione è la nostalgia per qualcosa che Dillinger e Purvis si sono lasciati alle spalle ma che non riescono ad abbandonare: un blackbird che canta in sala (da ballo) ma tace sotto interrogatorio, un nemico pubblico maledettamente privato e troppo in fretta abbattuto. Architetto degli spazi e creatore (cool) di mondi solidi (e storici), Michael Mann frequenta i generi e ne verifica i limiti fino alla soglia, fino a intrecciarli e a contaminarli. Il suo cinema apre allora derive che interrompono l'azione vera e propria, dirottando su Cuba o su Chicago, dentro storie d'amore perfettamente simmetriche. Gli inseguimenti, le sparatorie, le fughe, l'amore e il sesso si combinano armoniosamente, consumandosi lentamente e in maniera epocale e infilando la potenza evocativa del melodramma in un film di genere radicalmente opposto.
Nel suo Chicago Melodramma e dietro all'eroismo di Dillinger si nasconde un'anima appassionata e (a)morale che morirà come Blackie Gallagher "sulla cattiva strada".

Parnassus - L'uomo che voleva ingannare il diavolo

ven 04_12 ore 21,15

Regia: Terry Gilliam
Sceneggiatura: Terry Gilliam, Charles McKeown
Attori: Christopher Plummer, Heath Ledger, Johnny Depp,
Colin Farrell, Jude Law, Simon Day, Tom Waits, Lily Cole,
Johnny Harris, Andrew Garfield, Richard Riddell, Verne Troyer,
Paloma Faith Ruoli
Fotografia: Nicola Pecorini
Produzione: Davis-Films, Infinity Features Entertainment,
Parnassus Productions, Grosvenor Park Productions
Paese: Canada, Francia, Gran Bretagna, USA 2009
Durata: 122 Min




Il Dottor Parnassus gira per le strade con il suo carrozzone dalle qualità particolari. In compagnia di un giovane, una fanciulla (sua figlia Valentina) e un nano mette in scena ovunque uno spettacolo che ha al suo centro uno specchio. Chi lo oltrepassa si trova in un mondo in cui puo' realizzare i suoi desideri piu' fantasiosi. Parnassus e' immortale ma ha conquistato questa dote grazie a una scommessa vinta con il Diavolo che ha assunto le sembianze del perfido Mr. Nick. Sono trascorsi i secoli e, nel momento in cui ha trovato il vero amore, il Dottore ha stipulato un nuovo patto con Mr. Nick il quale vuole che Valentina sia sua al compimento del sedicesimo anno di età. La data è ormai prossima.
Terry Gilliam è indubbiamente uno di quei pochi registi che fanno del cinema la vera arte dell'immaginario. Sin dal suo primo film Brazil aveva dato prova di una creativita'e di una cultura vastissima in campo figurativo. Le sue sono state produzioni spesso tormentate (a partire dai problemi di budget quella de Le avventure del Barone di Münchausen fino al disastro del film su Don Chisciotte splendidamente raccontato nel documentario Lost in La Mancha) e anche in questo caso non sono mancati i problemi. La morte improvvisa di Heath Ledger ha portato a una revisione profonda della sceneggiatura che ha prodotto l'affidamento del suo personaggio anche a Johnny Depp, Colin Farrell e Jude Law che hanno devoluto il compenso alla figlia dell'attore.
Gilliam ha saputo fare, come si dice, di necessità virtù riuscendo a realizzare un omaggio davvero particolare all'attore scomparso. Perché questo suo film è un inno alla vita e all'immaginario che debbono poter vincere nonostante tutto e, spesso, anche nonostante i lati oscuri delle fantasie che ci pervadono. È un gioco di alto equilibrismo sulla corda tesa della fantasia quello a cui il regista ci propone di partecipare. Gilliam è da sempre Parnassus. Non sarà immortale ma la sua inesauribile voglia di immagini che (al contrario di quanto troppo spesso accade) non ottundano la fantasia ma la provochino ad aprirsi a nuovi orizzonti è rimasta intatta con il trascorrere degli anni e, grazie agli sviluppi della tecnologia, ha trovato nuovi materiali su cui esercitarsi. Il bambino che è in Terry è più vivace che mai, conosce la luce e il buio, la felicità e la paura e aspetta che passiamo a trovarlo. Vive sul carro del Dottor Parnassus. Giancarlo Zappoli

Per entrare nel mondo di Parnassus consigliamo:
www.parnassus.it
www.doctorparnassus.com