Attori: Alissa Maria Orlando, Susanna Piraino, Anita Pomario, Eleonora De Luca, Viola Pusatieri, Donatella Finocchiaro, Serena Barone, Simona Malato, Laura Giordani, Maria Rosaria Alati, Rosalba Bologna, Ileana Rigano
Paese: Italia
TRAMA Maria, Pinuccia, Lia, Katia, Antonella. L’infanzia, l’età adulta e la vecchiaia di cinque sorelle nate e cresciute in un appartamento all’ultimo piano di una palazzina nella periferia di Palermo. Una casa che porta i segni del tempo che passa come chi ci è cresciuto e chi ancora ci abita. La storia di cinque donne, di una famiglia, di chi va via, di chi resta e di chi resiste.
CRITICA Ci sono film che non vanno solo visti, ma anche vissuti. Film in cui i dettagli nascosti, le parole non dette, gli eventi non raccontati hanno la stessa importanza di quanto vediamo sullo schermo. Film, come questo gioiello di Emma Dante, dove si percepisce chiaramente lo scorrere del tempo. Lo si nota negli oggetti, nei mobili, nei muri della casa dove il film in gran parte è ambientato; lo si nota nei volti delle protagoniste, negli occhi che mutano, nell'età che passa. Siamo consapevoli che la nostra recensione de Le sorelle Macaluso non potrà in alcun modo riassumere l'incredibile bellezza del film e la raffinatezza, sia di scrittura che visiva, di Emma Dante. Quarto film italiano in concorso al Festival di Venezia 2020 e dal 10 settembre al cinema, Le sorelle Macaluso adatta l'omonima pièce teatrale della stessa Dante portando su schermo una storia tragica e poetica.
gio 22_10 ore 21:00 sab 24_10 ore 21:00 dom 25_10 ore 18:00
Genere: Commedia Anno: 2020 Regia: Alice Filippi Attori: Giuseppe Maggio, Eleonora Gaggero, Ludovica Francesconi, Jozef Gjura, Gaja Masciale, Franco Ravera, Elisabetta Coraini, Michele Franco Paese: Italia
TRAMA Marta, tanto simpatica quanto bruttina, soffre dalla nascita di una rara malattia genetica. Nonostante tutto, Marta è la ragazza più solare che abbiate mai conosciuto. Carattere travolgente ha fretta di fare tutto e subito. A 19 anni come ogni ragazza della sua età sogna il grande amore ma lei non è una che si accontenta e prima che la sua malattia degeneri vuole sentirsi dire "ti amo" da un ragazzo bello... il più bello di tutti. I suoi amici e coinquilini Jacopo e Federica sono la sua famiglia e ogni volta fanno il possibile per dissuaderla dal puntare troppo in alto. Finché ad una festa Marta vede Arturo bello, sicuro di sé e per lei completamente inarrivabile. In altre parole: la preda perfetta. Ma mentre i fedeli amici si preparano a gestire l'ennesima delusione, lei sente che stavolta le cose andranno in maniera diversa anche se dovrà vedersela con Beatrice, una temuta rivale che tenterà di scombinare il suo piano d’amore.
CRITICA Bruttina, almeno la sua insicurezza la impone come tale. Marta ha 19 anni, un futuro segnato da una rara malattia genetica e una simpatia da peperina, che unita a un'autoironia disarmante la spingono verso una ricerca frenetica di un fico per davvero che possa dirle 'ti amo'. I genitori sono morti, ma ha una famiglia che si è scelta: due amici e angeli custodi che la coccolano e la proteggono. Variazione colorata e non ricattatoria del film di malattia, è un teen movie formalemente accurato che si fa perdonare luoghi comuni e rischi del genere grazie a una protagonista che è una bomba di energia, la giovanissima Ludovica Francesconi, da amare o odiare, una sorta di Amelie senza candore e con una ben maggiore, e sana, dose di cinismo (Mauro Donzelli - ComingSoon.it)
Attori: Zorica Nusheva, Labina Mitevska, Stefan Vujisic, Suad Begovski, Simeon Moni Damevski, Violeta Sapkovska
Paese: Macedonia, Belgio, Francia, Croazia, Slovenia
Durata: 100 min
TRAMA Disillusa dalla vita e senza un lavoro, la giovane Petrunya si ritrova per caso nel mezzo di un’affollata cerimonia religiosa riservata agli uomini: una croce di legno viene lanciata nel fiume e chi la recupera avrà un anno di felicità e prosperità. Con aria di sfida, anche Petrunya si getta in acqua, riuscendo a prendere la croce per prima, nello scandalo generale: mai a una donna era stato permesso di partecipare all’evento e tanto meno di vincere. Tutto il paese sembra unito nel chiederle di restituire la croce, con le buone o con le cattive, ma Petrunya è decisa a non arrendersi e a tenerla con sé a ogni costo…
CRITICA In questo intenso film la regista, che ha scritto anche la sceneggiatura con Elma Tataragic, entra in un piccolo fatto di cronaca realmente accaduto (il lancio della croce in acqua è una tradizione ortodossa che si svolge ogni 19 gennaio; nel 2014 nella macedone Štip è stata una donna la prima a trovarla) e lo trasforma in una grande riflessione sulla difficoltà contemporanea a essere sé stessi e a trovare la propria strada, in un mondo di uomini chiusi nella loro mentalità angusta. Ma soprattutto in una comunità legata da tradizioni che rischiano di diventare convenzioni irrazionali, guidate da Stato e Chiesa che possono non corrispondere al loro compito. Si sbaglierebbe, però, a etichettare questo film come un film femminista che colpisce il sistema politico e religioso: Dio è donna e si chiama Petrunya è invece un film che modula, con suoi piani registici medi e quasi scultorei, la necessità di avere una società più giusta, più gentile e più razionale. Non c’è bianco e nero in questo film, ma c’è l’azzurro della solitudine e il niveo colore della purezza, c’è l’imperfezione normale del corpo e la perfezione ideale della vita, c’è la durezza di chi racchiude il mondo in una mano e di chi riacquista il sorriso perché, forse, è possibile una nuova vita, anche se già solcata da altri, come quella strada tracciata nella neve. (www.cinematografo.it)
gio 15_10 ore 21:00 sab 17_10 ore 21:00 dom 18_10 ore 18:00
Genere: Commedia
Anno: 2019
Regia: Antonio Padovan
Attori: Stefano Fresi, Giuseppe Battiston, Flavio Bucci, Camilla Filippi, Roberto Citran, Teco Celio, Francesco Roder, Luisa De Santis, Vitaliano Trevisan, Ludovica Modugno, Pascal Zullino
Paese: Italia
Durata: 96 min
TRAMA Da quando a sei anni, in una notte d’estate del 1969, Dario Cavalieri ha visto in diretta le immagini del primo sbarco dell’uomo sulla Luna, non ha mai smesso di volerci andare. ‘Luna Storta’, così lo chiamano in paese, ha dedicato tutta la sua vita a quel sogno impossibile, perché i sogni, come gli disse quella notte suo padre prima di scomparire senza dar più notizie di sé, sono la differenza tra gli esseri umani e gli animali. Mario Cavalieri gestisce con la madre una sonnolenta ferramenta di quartiere a Roma, fino al giorno in cui la sua svogliatissima esistenza viene sconvolta dallo squillo del telefono. Suo fratello Dario ha causato un incendio ed è finito in prigione. La madre di Dario è morta da anni, il padre ha detto di non poter venire, così Mario si ritrova ad essere l’unico parente che può occuparsi di quel fratello che ha visto una sola volta in vita sua. Mario esita, riflette, dubita, poi decide di partire verso il nord. I due fratelli, tanto simili fisicamente quanto differenti caratterialmente, si ritroveranno soli di fronte a un'impresa impossibile.
CRITICA Favola lunare di Antonio Padovan (Finchè c'è prosecco c'è speranza), Il grande passo s'inscrive nella tradizione della commedia italiana, in cui si distingue senza sovvertirla. Alla maniera del personaggio affaccendato e immerso di Giuseppe Battiston, il film di Padovan avanza per tentativi e (s)lanci che provano a staccare terra con risultati altalenanti. Il punto forte (e morbido) del film sono i due protagonisti, innocenti a piene mani, che smussano gli angoli di un mondo cinico. A immagine dei suoi eroi ammaccati, Il grande passo è un film generoso. Generoso coi suoi personaggi e generoso nel suo elogio ai 'sognatori' che appena si mettono a parlare della Luna innalzano la prosa del quotidiano a un grado di rarefazione lirica toccante. Padovan non dimentica di mostrare il biasimo di cui sono bersaglio i visionari senza pigiare mai sul tasto della 'cattiveria'. La costruzione ironica del personaggio fallimentare e inadeguato è bilanciata da una dolcezza che 'conviene' ai suoi antieroi comici, che coltivano la leggerezza a dispetto della 'gravità'. E la gravità diventa la condizione di misura di un film che scommette sulla Luna ma non decolla facendosi emblema della cronica difficoltà del cinema italiano a raccontare con suggestione storie e vite, cogliendone i tratti reali e mescolandoli a echi letterari. (mymovies.it)
Attori: Peter Simonischek, Daniel Donskoy, Götz Otto, Bibiana Beglau, Mehdi Meskar, Sabrina Amali, Hitham Omari, Eyan Pinkovitch, Maya Gorkin, Uri Elkayam
Paese: Germania
Durata: 102 min
TRAMA
Eduard Sporck (Peter Simonischek) è un celebre direttore d'orchestra, a cui viene assegnato un importante e delicato compito: formare un'orchestra giovanile israelo-palestinese. Il gruppo di ragazzi dovrà esibirsi in occasione dei negoziati di pace tra i due Paesi, ma il problema della coordinazione musicale e della difficoltà delle partiture non sarà l'unico che Sporck e i giovani dovranno affrontare.
Essendo figli di Paesi che per decenni hanno combattuto l'uno contro l'altro, alimentando i loro popoli con l'odio, i ragazzi inizialmente non riescono a superare quegli antichi pregiudizi che li vogliono acerrimi nemici. Sporck si ritroverà coinvolto in una serie di difficoltà e ostilità, che vanno ben oltre l'organizzazione del concerto. Il direttore d'orchestra si renderà conto che c'è un terreno comune che potrebbe legarli, infatti sarà la musica stessa a creare un momento di confronto tra i giovani musicisti e ad avvicinarli, mostrando loro che, nonostante le loro culture siano lontane, la loro passione per quest'arte è identica.
CRITICA
#makemusicnotwar è l’hashtag di lancio di Crescendo, delicata quanto intensa opera diretta da Dror Zahavi – nato a Tel Aviv e trasferitosi poi in Germania per inseguire il suo amore per il cinema – e liberamente ispirata alla storia vera alla storia della West-Eastern Divan Orchestra creata da Daniel Barenboim e Edward Said, un’orchestra composta da giovani musicisti israeliani e palestinesi. Crescendo è un inno al potere della musica, alla sua capacità di creare unione, o almeno un territorio comune d’incontro, anche dove ogni comunicazione sembra impossibile. In un crescendo di emozioni che ci porta dalla moderna Tel Aviv alle montagne dell’Alto Adige, Dror Zahavi ci conduce fino all’ultimo fotogramma rendendoci parte di quest’orchestra che diventa un posto sicuro dove le divergenze posso essere messe da parte, placate dall’unione più forte per la musica. (www.cinematographe.it)
Biglietti: intero: 10,00 € - ridotto 8,00 € per prenotati alla mail info@cinemamarconi.com (la prenotazione deve essere fatta entro le ore 12.00 del giorno di proiezione)
Genere: Documentario Anno: 2019 Regia: Valeria Parisi Paese: Italia
In occasione delle celebrazioni a 100 anni dalla morte di Modigliani, arriva al cinema solo il 13, 14 ottobre MALEDETTO MODIGLIANI, prodotto da 3D Produzioni e Nexo Digital. Diretto da Valeria Parisi e scritto con Arianna Marelli su soggetto di Didi Gnocchi, il docu-film racconta la vita e la produzione di Amedeo Modigliani (1884-1920), un artista d’avanguardia diventato un classico contemporaneo amato e imitato in tutto il mondo.
Livornese dalla vita breve e tormentata, Dedo o Modì, come fu soprannominato, viene qui narrato da un punto di vista originale: quello di Jeanne Hébuterne, l’ultima giovane compagna, che si suicidò due giorni dopo la morte dell’amato, avvenuta all’Hôpital de la Charité di Parigi il 24 gennaio del 1920. All’epoca Jeanne era incinta e lasciava una figlia di un anno. È proprio a partire dalla sua figura e dalla lettura di un passo dai “Canti di Maldoror”, il libro che Modigliani teneva sempre con sé, che si apre il docu-film che trae ispirazione anche dalla mostra “Modigliani – Picasso. The Primitivist Revolution” –curata da Marc Restellini e in programma all’Albertina di Vienna – ed è arricchito dalle immagini di opere esposte sia all’Albertina, sia alla National Gallery of Art di Washington, nei musei e nelle collezioni di Parigi e nella grande mostra “Modigliani e l’avventura di Montparnasse” del Museo della Città di Livorno. Per comprendere Modigliani, quarto figlio di una famiglia di origini ebraiche sull’orlo di una crisi finanziaria, bisogna partire proprio dalla sua Livorno e da una provincia italiana che sin dagli albori gli è troppo stretta. Modigliani decide di partire e andare in cerca di altro. Va a Firenze, poi a Venezia. Arriva a Parigi nel 1906, a 21 anni. Sembrerebbe un approdo. È qui che nasce la sua leggenda: tombeur de femmes, alcolista, artista maledetto. In realtà è un uomo che maschera una malattia, che si aggrappa alla vita e alla propria arte. Ha una verità da trasmettere: valori universali racchiusi nella semplicità di linee e volti che ne fanno uno dei maggiori esponenti di primo Novecento e un classico del XXI secolo. Nel docu-film sono proprio i suoi dipinti ripresi in set dedicati, da “La Filette en Bleu” al ritratto di Jeanne Hébuterne, a parlarci. Giocando tra riprese della città di oggi e foto e filmati d’archivio in bianco e nero, la voce narrante di Jeanne racconta di quella Parigi di inizio secolo: la ville lumière, la metropoli, il centro della modernità, già mercato d’arte e polo d’attrazione per pittori e scultori da tutta Europa. Quelli che allora facevano la fame e oggi valgono milioni, primo fra tutti proprio Modigliani. Durante il suo errare da un alloggio di fortuna all’altro, Amedeo Modigliani, povero, affamato, ma pieno di entusiasmo, incontra un’aspirante poetessa russa, la ventenne Anna Achmatova, e la giornalista e femminista inglese Beatrice Hastings. Tutte donne che raffigura e i cui volti, tra cariatide e ritratto, diventano icone stesse della sua arte. Il suo orizzonte immaginativo – comune a Pablo Picasso, a Constantin Brancusi e a molti altri – è del resto quello del primitivismo: l’interesse per le culture extraeuropee e antiche, un altrove nello spazio e nel tempo in cui gli artisti delle avanguardie cercano il ritorno alla natura, minacciata dalla modernità. Ma Modigliani declina il primitivismo in una maniera unica, fondendolo con la tradizione classica e rinascimentale. Il docu-film percorre le tracce dell’artista nei suoi luoghi più tipici: le strade, le piazze, il quartiere livornese della Venezia Nuova, la sinagoga, il mercato centrale, le montagne vicine e la campagna in cui aveva imparato il mestiere di pittore coi macchiaioli e dove trova poi materia per le sue statue, l’arenaria e il marmo. Scopriamo poi Modigliani nel confronto con le opere degli altri artisti a lui coevi, primi fra tutti proprio Brancusi e Picasso raccontati attraverso opere e spazi (l’Atelier Brancusi del Centre Pompidou e il Musée Picasso Paris). Tra i pittori dell’École de Paris, c’è anche Soutine, ebreo come lui, con il quale per un periodo condivide una casa-studio ancora rimasta inalterata. Ritroviamo Modigliani anche al caffè La Rotonde con Jean Cocteau che ne fissa per sempre la presenza sulla “terrace” insieme a Picasso, André Salmon e Max Jacob. Di nuovo riusciamo a individuare tracce di Modigliani nella Parigi di oggi: il vagare notturno scendendo le scalinate di Montmartre verso Montparnasse nuovo centro di aggregazione, le passeggiate intorno al Pantheon, le cancellate chiuse del Jardin du Luxembourg. E poi i carri immaginifici della nuit blanche parigina che rappresentano possibili allucinazioni provocate dalle droghe – l’hashish, l’oppio e l’assenzio – che aprono le porte della visione. Ci sono poi i suoi mercanti e collezionisti: Paul Alexandre, il medico mecenate; Paul Guillaume il dandy parvenu ritratto più volte; Léopold Zborowski, l’ultimo mercante dell’artista, un poeta avventuriero, capace – grazie alla conoscenza del collezionista Jonas Netter – di garantirgli un piccolo salario mensile. Modigliani, però, morirà povero e non riconosciuto. Solo in seguito diventerà uno degli artisti più quotati al mondo. E tra i più copiati. Il suo stile sembra semplice, ma è solo apparenza. Lo scopriremo al porto franco di Ginevra, nel laboratorio di Marc Restellini. Restellini, tra i maggiori esperti al mondo di Modigliani, autore di ricerche e scoperte sull’opera dell’artista che si avvalgono anche di analisi tecnologico-scientifiche condotte all’Institut Restellini, ha in preparazione il suo catalogo ragionato delle opere di Modigliani (pubblicazione prevista nel 2020). Nel docu-film racconta la cifra dell’arte di Modigliani e la sua evoluzione. Andremo poi a Londra, tra le fiere d’arte e lo studio di un pittore – falsario dichiarato – che ora firma le sue opere d’imitazione alla luce del sole. Solo pochi decenni fa – nel 1984, a 100 anni dalla nascita dell’artista – le teste ripescate nei fossi livornesi hanno sconvolto il mondo con una delle truffe più celebri che la storia dell’arte ricordi. Tra gli interventi del docu-film, oltre a quelli dello storico dell’arte e specialista di Amedeo Modigliani Marc Restellini, quelli di Ann L. Ardis, professoressa e Dean al College of Humanities and Social Sciences della George Mason University, esperta di letteratura modernista inglese; Chloe Aridjis, scrittrice e studiosa di poesia francese dell’Ottocento; Harry Bellet, giornalista di Le Monde, studioso e critico d’arte; Giovanna Bertazzoni, Co-Chairman Impressionist and Modern Art Department Christie’s; Laura Dinelli, responsabile Musei Civici di Livorno; Pier Francesco Ferrucci, Direttore Unità di Bioterapia dei Tumori, IEO che da studente è stato tra gli autori della famosa “beffa delle teste” del 1984 a Livorno; l’ebraista Paolo Edoardo Fornaciari; lo scrittore Simone Lenzi, attualmente assessore alla Cultura del Comune di Livorno; il gallerista David Lévy; la pittrice Mira Maodus; lo stilista, costumista e artista Antonio Marras; la pittrice Isabelle Muller; la curatrice del Musée d’Art Moderne de Paris Jacqueline Munck; l’artista John Myatt che grazie al suo talento per l’imitazione, tra il 1986 e il 1995 ha falsificato e collocato sul mercato – insieme al suo complice John Drewe – 200 opere di maestri moderni; il collezionista Gérard Netter; l’artista Jan Olsson; la curatrice del Musée Picasso Paris Emilia Philippot; il Direttore Generale dell’Albertina di Vienna Klaus Albrecht Schröder; il Vicepresidente della Comunità Ebraica di Livorno, Guido Servi; il regista, sceneggiatore e produttore cinematografico Paolo Virzì.
Gio 24_09 ore 21:00 Ven 25_09 ore 21:00 Sab 26_09 ore 21:00 Dom 27_09 ore 18:00
Genere: Drammatico Anno: 2020 Regia: Mauro Mancini Attori: Alessandro Gassmann, Sara Serraiocco, Cosimo Fusco, Lorenzo Acquaviva, Luca Zunic Paese: Italia Durata: 90 min
TRAMA
Simone Segre, un affermato chirurgo di origine ebraica, si trova a soccorrere un uomo vittima di un incidente stradale ma quando scoprirà sul petto di questo un tatuaggio nazista, lo abbandonerà al suo destino. I giorni seguenti saranno sotto il segno del senso di colpa e verrà la notte in cui un parente busserà alla porta di Simone, presentandogli inconsapevolmente il conto da pagare… Cosa faresti se la persona che dovessi salvare fosse il tuo peggior nemico?
CRITICA
Raccontando una storia ad altro rischio di retorica - quella di un medico ebreo che non salva un uomo di fede nazista, e del senso di colpa che poi lo assale e lo porta a contatto con la famiglia del morto - Non odiare sceglie strade e modi composti e misurati, facendo implodere il film nei silenzi e nelle azioni, relegando la parola a un ruolo marginale. Il risultato è quello di un film tutto giocato su toni sommessi e su una distanza narrativa calibrata per garantire un saldo equilibrio tra il gelo esistenziale che avvolge i protagonisti e la giusta dose di emotività che serve per coinvolgere lo spettatore. Mauro Mancini, anche sceneggiatore, trova anche il coraggio di un finale sfumato e meno consolatorio di quel che ci si poteva aspettare, ed è aiutato nei suoi sforzi dalle buone prove dei protagonisti Alessandro Gassmann, Sara Serraiocco e Luka Zunic. (Federico Gironi - Comingsoon.it)
Gio 01_10 ore 21:00 Ven 02_10 ore 21:00 Sab 03_10 ore 21:00 Dom 04_10 ore 18:00
Genere: Drammatico Anno: 2020 Regia: Daniele Luchetti Attori: Alba Rohrwacher, Luigi Lo Cascio, Laura Morante, Giovanna Mezzogiorno, Silvio Orlando, Adriano Giannini, Linda Caridi, Francesca De Sapio Paese: Italia Durata: 100 min
TRAMA
Napoli, primi anni ‘80: il matrimonio di Aldo e Vanda entra in crisi quando Aldo si innamora della giovane Lidia. Trent’anni dopo, Aldo e Vanda sono ancora sposati. Un giallo sui sentimenti, una storia di lealtà ed infedeltà, di rancore e vergogna. Un tradimento, il dolore, una scatola segreta, la casa devastata, un gatto, la voce degli innamorati e quella dei disamorati. Dal romanzo di Domenico Starnone, per il New York Times uno dei 100 migliori libri del 2017, il nuovo film di Daniele Luchetti.
NOTE DEL REGISTA
Quando ho letto per la prima volta LACCI di Domenico Starnone ho trovato domande che mi riguardavano e personaggi nei quali era difficile non identificarsi. Attraverso una storia familiare che dura trent’anni, due generazioni, legami che somigliano più al filo spinato che a lacci amorosi, si finisce di leggere il libro con una domanda: hai permesso alla tua vita di farsi governare dall’amore?
Lacci è un film sulle forze segrete che ci legano.
Non è solo l’amore ad unire le persone, ma anche ciò che resta quando l’amore non c’è più. Si può restare assieme per rancore, nella vergogna, nel disonore, nel folle tentativo di tener fede alla parola data. Lacci racconta i danni che l’amore causa quando ci fa improvvisamente cambiare strada e quelli – peggiori – che produce quando smette di accompagnarci.
È qualche tempo che, prima di tutto da spettatore, sono tornato a capire che ciò che mi interessa, nella narrazione, sono le relazioni. Per questo, ogni volta che da regista mi scopro ad affrontare questi temi, sento di non tradire ciò che è alla base della mia passione.
Le relazioni, che siano più esplicitamente inserite sullo sfondo di un contesto sociale o politico, o strette in spazi privati e circoscritti, sono un modo di raccontare non semplicemente noi stessi, ma noi stessi nel tempo in cui viviamo.
Con Francesco Piccolo e Domenico Starnone abbiamo scritto una sceneggiatura che non aveva paura delle parole, anzi, del parlare. Per questo, girando, ho adottato un suono pulito, senza disturbi, che ricordasse il cinema classico, perché quasi tutto, nel film, passa attraverso la voce dei personaggi.
In questo viaggio ho voluto essere accompagnato da attori che amo. Con alcuni è stato un felice ritorno, con altri una felicissima prima volta. Li ho tormentati con la vicinanza della macchina da presa, per scavare nelle loro reazioni, e trattando i volti come paesaggi da esplorare.
Un tempo pensavo che la macchina da presa fosse il centro del mio lavoro. Ora mi accorgo che ciò che riusciamo a creare nel lavoro tra testo, regista e attore capovolge le mie priorità. Non cerco la perfezione nel lavoro degli attori: cerco le smagliature, le distrazioni, una qualche verità. Dico loro, a volte, scherzando, di essere un regista imperfezionista. Il risultato che preferisco è quello imprevisto, che mi coglie di sorpresa, e questo accade quando si hanno attori aperti, che si fidano di te. Avere l'attore al centro, significa porre tenere fisso lo sguardo sulle nostre emozioni, cioè tutto ciò che abbiamo. Si raccontano le relazioni per provare a mettere ordine tra le smagliature delle nostre vite, per capirle meglio e per illuderci che possano essere comprese, accettate, risolte.
Negli ultimi tempi abbiamo avuto paura che il cinema potesse estinguersi. E invece durante la quarantena ci ha dato conforto, come una luce accesa in una caverna. Oggi abbiamo una consapevolezza in più: i film, le serie, i romanzi, sono indispensabili nelle nostre vite. Lunga vita ai festival, dunque, che permettono di celebrare tutti assieme il senso vero del nostro lavoro. Se qualcuno ha pensato che fare cinema potesse rivelarsi inutile, ora sa che è un bene di tutti. Con Lacci sono onorato di aprire le danze del primo grande festival di un tempo imprevisto
Mar 22_09 ore 21:00 Mer 23_09 ore 21:00 Grande Arte al Cinema
Genere: Documentario
Regia: Pierre-Hubert Martin
Attori: Coraly Zahonero
Paese: Francia Per la prima volta il Museo del Louvre viene presentato in un documentario realizzato appositamente per le sale cinematografiche di 60 paesi del mondo. Un eccezionale tour notturno nella sale della mostra su Leonardo per riaprire la stagione della Grande Arte al Cinema dopo il lockdown.
Un esclusivo tour notturno attraverso le sale del Louvre in occasione della mostra dedicata a Leonardo da Vinci, che ha chiuso i battenti lo scorso febbraio segnando risultati da record. Si tratta del nuovo evento della rinnovata stagione della Grande Arte al Cinema di Nexo Digital che torna a incontrare il suo pubblico a partire da settembre.
UNA NOTTE AL LOUVRE: LEONARDO DA VINCI offre l’occasione unica di contemplare da vicino le opere più belle di Leonardo, accompagnando lo spettatore in una straordinaria passeggiata notturna attraverso il Louvre, in compagnia dei curatori della mostra, Vincent Delieuvin e Louis Frank. La retrospettiva senza precedenti del Louvre, dedicata al lavoro dell’artista nella sua totalità, dimostra come Leonardo avesse elevato la pittura al di sopra di tutte le altre ricerche e in che modo la sua indagine sul mondo (la “scienza della pittura”, come l’aveva definita) fosse messa al servizio di un’arte la cui ambizione suprema era quella di dar vita ai suoi dipinti.
La mostra ha accolto oltre 1 milione di visitatori, stabilendo un record assoluto per il Museo del Louvre. Ora, l’arrivo al cinema estende ulteriormente la platea di quell’evento straordinario, aprendolo a un pubblico ancora più vasto in tutto il mondo. È la prima volta che il Museo del Louvre viene presentato in un film documentario proiettato esclusivamente nelle sale cinematografiche in oltre 60 paesi con traduzioni in 30 lingue. Quattro notti di riprese e una squadra di 30 tecnici hanno partecipato alla realizzazione del docu-film girato appositamente per il cinema con camere 5K, sotto la direzione di Pierre-Hubert Martin. I testi sono opera di Catherine Sauvat e Pierre-Hubert Martin, con la supervisione dei curatori congiunti. La narrazione è stata affidata a Coraly Zahonero, membro della Comédie-Française.
“È un grande onore essere associati al museo del Louvre” spiega Thierry Fontaine, Presidente di Pathé Live. “Questa mostra è stata un successo e molte persone non hanno avuto la possibilità di godersela di persona. La proiezione cinematografica amplierà il lavoro straordinario e affascinante realizzato dai curatori della mostra nonché il suo impatto sul grande pubblico di tutto il mondo. Vorrei ringraziare il team del Louvre per la passione, dedizione e supporto costante con cui ha reso possibile questo ambizioso progetto culturale”.
“La mostra dedicata a Leonardo da Vinci ha chiuso i battenti alla fine di febbraio 2020 e tutti abbiamo provato un pizzico di emozione quando questo eccezionale raduno di opere ha dovuto essere interrotto” commenta Jean-Luc Martinez, Presidente e Direttore del Louvre. “Pathé Live ha suggerito di realizzare una documentazione cinematografica dell’evento e sono stato immediatamente entusiasta dell’idea. La popolarità del sito Web e dei social media del Louvre durante il lockdown conferma che esistono molti modi per rendere l’arte accessibile al grande pubblico. La missione principale dei musei è di incoraggiare gli incontri dal vivo con le opere, ma nostro compito è anche quello di preparare e prolungare le visite, incoraggiare le persone ad approfondire le loro conoscenze e imparare a guardare l’arte. Questo film lo rende possibile. Rivela la meraviglia dei pezzi in mostra e celebra il lavoro di Vincent Delieuvin e Louis Frank, due dei maggiori specialisti del mondo su Leonardo da Vinci. È anche straordinariamente bello e sono lieto che possa portare il piacere di ammirare le opere di Leonardo a così tanti spettatori in tutto il mondo”.
Arena estiva Genere: Drammatico
Anno: 2019
Regia: Gabriele Salvatores
Attori: Claudio Santamaria, Valeria Golino, Diego Abatantuono, Giulio Pranno, Daniel Vivian, Maruša Majer, Tania Garribba
Paese: Italia
Durata: 97 min
Il film verrà proiettato all'aperto nel giardino di Villa Bassini (ingresso dal Patronato del Duomo).
biglietto unico 5 euro (no riduzioni)
TRAMA
Sono passati sedici anni dal giorno in cui Vincent è nato e non sono stati sedici anni facili per nessuno. Né per Vincent, immerso in un mondo tutto suo, né per sua madre Elena e per il suo compagno Mario, che lo ha adottato. Willi, che voleva fare il cantante, senza orario e senza bandiera, è il padre naturale del ragazzo e una sera qualsiasi trova finalmente il coraggio di andare a conoscere quel figlio che non ha mai visto e scopre che non è proprio come se lo immaginava. Non sa, non può sapere, che quel piccolo gesto di responsabilità è solo l’inizio di una grande avventura, che porterà padre e figlio ad avvicinarsi, conoscersi, volersi bene durante un viaggio lungo le strade deserte dei Balcani in cui avranno modo di scoprirsi a vicenda, fuori dagli schemi, in maniera istintiva. E anche Elena e Mario, che si sono messi all’inseguimento del figlio, riusciranno a dirsi quello che, forse, non si erano mai detti. “Ora capisco cosa cercavi di dirmi e quanto soffrivi sapendo di avere ragione. Ma avrei potuto dirti, Vincent, che questo mondo non è adatto a uno così bello come te”. Vincent - Don Mc Lean
CRITICA
E' un film di ritorni per Gabriele Salvatores Tutto il mio folle amore: ritorno al rock & roll, e soprattutto al road-movie un road movie, in questo caso, che di viaggi ne racconta due: uno del corpo e l'altro dell'anima. Come spesso fa, il regista adatta un romanzo e pesca dall'immaginario di qualcun altro per costruire sua personale visione dell'uomo e dei sentimenti. Il sentimento predominante qui è l'amore nelle sue varie declinazioni, anche se in primo piano c'è un rapporto padre/figlio. C'è anche la rappresentazione della malattia mentale, presa di petto e trasformata in un'esplosione di vita e di vitalità, la vitalità dell’esordiente Giorgio Pranno e di un Claudio Santamaria canterino e autoironico, e molto simile ai personaggi di Marrakech Express. Alla loro avventura anche un po' western fanno da contraltare due personaggi notturni e malinconici a cui Valeria Golino e Diego Abatantuono si abbandonano generosamente. (Carola Proto - Comingsoon.it)
Attori: Awkwafina, Shuzhen Zhao, X Mayo, Tzi Ma, Yang Xuejian, Diana Lin, Becca Khalil, Yongbo Jiang, Han Chen, Aoi Mizuhara
Paese: USA
Durata: 100 min
Il film verrà proiettato all'aperto nel giardino di Villa Bassini (ingresso dal Patronato del Duomo). biglietto unico 5 euro (no riduzioni)
TRAMA
Una famiglia cinese scopre che alla nonna è rimasto solo poco tempo da vivere e decide di tenerla all’oscuro, programmando un matrimonio da celebrare prima della sua morte.
CRITICA
Un trama che dovrebbe essere drammatica (e lo è) eppure si veste da divertente commedia. E ancora il confronto tra le culture, quello tra la verità e la bugia: quello di Lulu Wang è un film tutto basato sul gioco tra opposti che si mescolano fino a farsi sostanzialmente indistinguibili.
Un indie americano che si allontana dagli stereotipi dell'indie americano, e che racconta con leggerezza e originalità una storia di commovente semplicità, divertendo e allungandosi verso la commozione in modo obliquo e semplice, evitando ogni patetismo e ogni ricatto. Occhio alla sorpresa del finale. (Federico Gironi - Comingsoon.it)
Attori: Idamaria Recati, Luigi Navarra, Giorgio Borghetti, Carlo Maria Rossi, Barbara Abbondanza, Marco Brambini, Patrizia Bollini, Riccardo Trentadue, Erica Zambelli, Caterina Gramaglia, Federica Pocaterra, Daniele Romualdi
Paese: Italia
Biglietto unico: 5 euro ( no riduzioni)
TRAMA
Solo cose belle è la storia di Benedetta, una popolare ragazza sedicenne figlia del sindaco, e del suo incontro con una bizzarra casa famiglia, appena arrivata nel suo piccolo paese dell’entroterra riminese.
La casa famiglia, rumorosa e stravagante, conta un papà e una mamma, un immigrato, una ex-prostituta e sua figlia piccola, un ragazzo in pena alternativa, due ragazzi con gravi disabilità e un figlio naturale.
È proprio Benedetta – anche attraverso la sua storia d’amore con Kevin, uno dei ragazzi della casa – a guidarci in questo mondo ai margini, in cui tutti sembrano “sbagliati” o “difettosi”, ma in realtà sono solo davvero umani.
Ed è poi l’intero paese, che si prepara con passione alle prossime elezioni comunali, a essere coinvolto e sconvolto da questo incontro, tra momenti divertenti e altri drammatici, tra balli, risa, lacrime, barchette di carta, piadine e sgomberi, finché, in una notte difficile, tutto precipita e sembra perduto. In realtà, al di là delle scelte dei singoli, nulla potrà più essere come prima.
L’IDEA
Un film tratto dalla vita vera
Solo cose belle è un film dedicato all’attenzione per gli altri e al rispetto della diversità e parte dall’esperienza dell’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, fondata da Don Oreste Benzi nel 1968. La Comunità è un’associazione diffusa su tutto il territorio nazionale e internazionale, nota per il suo impegno a favore degli ultimi e degli emarginati. Il film rappresenta la ricchezza di questo mondo e ne coglie gli aspetti più interessanti e attuali. È proprio per questo che i ruoli delle persone con disabilità sono interpretati da persone realmente disabili.
Il film ruota attorno alla storia di una Casa Famiglia della Comunità, famiglie speciali in cui mamme e papà donano la propria vita 24 ore su 24, sette giorni su sette a bambini, disabili, persone sole e abbandonate, anziani e chiunque necessiti di essere accolto, aiutato e amato ogni giorno.
La produzione del film è stata quindi, attenta e rispettosa nei confronti di storie, situazioni e persone in difficoltà; perciò ex carcerati, ex prostitute, ex tossicodipendenti ed ex senza fissa dimora hanno collaborato al film a supporto della produzione.
Genere: Drammatico
Anno: 2019
Regia: Ken Loach
Attori: Kris Hitchen, Debbie Honeywood, Rhys Stone, Katie Proctor
Paese: Gran Bretagna, Francia, Belgio
Durata: 100 min
TRAMA
Newcastle. Ricky e la sua famiglia combattono contro i debiti dopo il crack finanziario del 2008. Una nuova opportunità appare all’orizzonte grazie a un furgone nuovo che offre a Ricky la possibilità di lavorare come corriere per una ditta in franchise. Si tratta di un lavoro duro, ma quello della moglie come badante non è da meno. L’unità familiare è forte ma quando entrambi prendono strade diverse tutto sembra andare verso un inevitabile punto di rottura.
CRITICA
Quella ritratta da Ken Loach è una realtà formata da persone che nel non voler comparire denunciano implicitamente la condizione di precarietà in cui operano. Ci sarà probabilmente chi affermerà che siamo di fronte all'ennesimo comizio di un regista che non ha mai nascosto da quale parte batte il suo cuore. Bene, se questo è un comizio lo erano anche, sul piano letterario, "I miserabili" di Victor Hugo o l'"Oliver Twist" di Charles Dickens (solo per fare un esempio).
Loach non scrive romanzi, dirige film ma lo fa con la stessa passione e anche, perché no, con la stessa forma di indignazione. Non si tratta mai con lui di pauperismo, di commiserazione e tantomeno di populismo. A un certo punto del film c'è una reazione verbale da parte di uno dei protagonisti che, se non fosse che al cinema ci si comporta diversamente che a teatro, spingerebbe all'applauso. In quel momento ti accorgi di come Loach abbia saputo leggere non solo nella psicologia dei personaggi (che nel suo cinema sono sempre 'persone') ma pure in quella dello spettatore (mymovies.it)
Attori: Mark Ruffalo, Anne Hathaway, Tim Robbins, Bill Camp, Victor Garber, Mare Winningham, William Jackson Harper, Bill Pullman, Louisa Krause, Kevin Crowley, Daniel R. Hill, Denise Dal Vera
Paese: USA
Durata: 126 min
TRAMA
Questa è la vera storia di Robert Bilott (Mark Ruffalo) l'avvocato ambientalista protagonista di una estenuante battaglia legale durata ben 19 anni contro il colosso chimico DuPont e di come, da uomo tenace e combattivo, ha rappresentato 70mila cittadini dell'Ohio e della Virginia, la cui acqua potabile era stata contaminata dallo sversamento incontrollato di PFOA (acido perfluorooctanico). Grazie ad uno studio tossicologico sulle vittime, Bilott riuscirà a dimostrare i rischi per la salute associati alla contaminazione delle acque e otterrà per loro un importante risarcimento. La pellicola diretta da Todd Haynes, si ispira ad una vicenda realmente accaduta e portata alla ribalta internazionale da un articolo del New York Times. Dai produttori di Green Book e Il Caso Spotlight una storia di impegno civile, una lotta di Davide contro Golia supportata da un grande cast composto da Mark Ruffalo, Anne Hathaway, Tim Robbins e Bill Pullman.
CRITICA
Una grossa multinazionale contro singoli individui. I produttori di Cattive acque sono gli stessi de Il caso Spotlight, e i due film hanno un'atmosfera e un rigore simili. Inedito lavoro di Todd Haynes, che di solito l'America rurale la racconta nel suo passato e nei suoi intrighi privati, amorosi e famigliari, mentre questa volta racconta dei buoni americani in lotta contro il "sistema", una corporation diabolica e l'eterno nemico interno, il governo, che non li protegge. L'ossessione, sana, eticamente impeccabile, di un avvocato per la giustizia, in un film che omaggia il cinema liberal anni '70 e racconta molto dell'America da ieri a oggi, non solo una storia particolare. Città contro campagne, le due Americhe ancora una volta contro. Appassionante e per appassionati del genere. (Mauro Donzelli - Comingsoon.it)
Gio 20_02 ore 21:00 in lingua originale con sottotitoli in italiano Sab 22_02 ore 21:00 Dom 23_02 ore 18:00 e ore 21:00
Genere: Biografico, Drammatico, Musicale
Anno: 2019
Regia: Rupert Goold
Attori: Renée Zellweger, Finn Wittrock, Rufus Sewell, Michael Gambon, Jessie Buckley, Bella Ramsey, Richard Cordery, Andy Nyman, Royce Pierreson, Darci Shaw, Daniel Cerqueira, Lewin Lloyd
Paese: Gran Bretagna
Durata: 118 min
TRAMA
Il film racconta l’ultimo periodo della vita della grande attrice e cantante Judy Garland, sul finire di una carriera sfolgorante iniziata giovanissima con la Dorothy del Mago di Oz. Un mix di fama e successo, fra Oscar® e Golden Globe, e poi la battaglia con il suo management, i rapporti con i musicisti, i fan, i suoi amori tormentati e il dramma familiare che la spinse a fare i bagagli e a trasferirsi a Londra. In quegli anni ci ha regalato alcune delle performance più iconiche della sua carriera.
CRITICA
Con una performance straordinaria di Renée Zellweger, per cui l'Oscar dovrebbe essere d'obbligo, torna in vita nella triste fase finale della sua carriera la grande attrice e cantante Judy Garland, cresciuta dalla crudele madre hollywoodiana quando gli attori erano proprietà dello Studio con cui erano sotto contratto. Tra ricordi del suo lontano passato e il backstage dei suoi concerti londinesi del 1969, pochi mesi prima della sua morte, questo biopic tratto da un'opera teatrale è totalmente asservito alla sua protagonista, che rende lo spirito e il dolore di una donna celebre che voleva solo pace, amore e la custodia dei suoi figli, ma era ormai - e non per sua colpa - irrimediabilmente danneggiata. Commovente, triste e non consolatorio, è un film da vedere muniti di fazzoletti. (Daniela Catelli - Comingsoon.it)
Genere: Biografico, Drammatico
Anno: 2019
Regia: Pierre-François Martin-Laval
Attori: Gérard Depardieu, Ahmed Assad, Isabelle Nanty, Pierre-François Martin-Laval, Pierre Gommé, Didier Flamand
Paese: Francia
Durata: 107 min
TRAMA
Costretti a fuggire dal Bangladesh, Fahim e suo padre partono alla volta di Parigi. Al loro arrivo, cominciano una vera e propria corsa a ostacoli per ottenere asilo politico, con la minaccia di venire espulsi dalla Francia in qualsiasi momento. Grazie al suo dono per gli scacchi, Fahim incontra Sylvain, uno dei migliori allenatori di scacchi francesi che lo porterà al campionato nazionale dove si giocherà la possibilità di rimanere nel paese che ha accolto lui e suo padre.
CRITICA
Una storia vera per un feel good movie da manuale, impreziosito però dall'assenza di tirate moralistiche o lezioni di qualsiasi tipo. Nonostante il titolo italiano roboante e caramelloso, la storia di un bambino del Bangladesh grande talento degli scacchi, pronto a dimostrarlo anche in Francia, ma privo di documenti, è ben calibrata. Depardieu sembra fatto dal sarto per il ruolo del burbero insegnante segnato dall'ossessione per quello sport, ma anche dai suoi insuccessi, che nasconde un cuore grande e timido. Il piccolo Fahmi e i suoi coetanei conquistano per la simpatia e la naturalezza. Se volete rimanere spiazzati dalle svolte narrative rivolgetevi altrove, altrimenti se siete in cerca di una storia edificante e nel suo genere con tutto al punto giusto allora ecco il film che fa per voi. (Mauro Donzelli - Comingsoon.it)
Genere: Documentario
Anno: 2019
Regia: Walter Veltroni
Paese: Italia
Biglietti: intero: 12,00 € - ridotto 10,00 € per prenotati alla mail info@cinemamarconi.com (la prenotazione deve essere fatta entro le ore 12.00 del giorno di proiezione)
Mentre si avvicina l’ottantesimo anniversario dalla nascita di Fabrizio De André (1940-1999) diverse generazioni di appassionati avranno l’opportunità unica di ritrovarsi nelle sale per assistere allo storico concerto del 1979.
Lo storico filmato del concerto di Fabrizio De André con la PFM, recentemente ritrovato dopo essere stato custodito per oltre 40 anni dal regista Piero Frattari che partecipò alla realizzazione delle riprese, diventerà un docufilm , dedicato appunto a quella indimenticabile pagina della storia della musica italiana.
Dopo un lungo periodo di ricerca il nastro che si credeva perduto per sempre è stato rintracciato e grazie al regista Piero Frattari, che lo ha salvato e conservato nel corso dei decenni, è stato recentemente possibile restaurarlo.
“Fabrizio De André e PFM. Il concerto ritrovato”, il 18 e il 19 febbraio 2020 al cinema Marconi, ricostruirà quell’epoca indimenticabile che ha segnato un momento storico – l’irripetibile sodalizio artistico tra uno dei più grandi artisti italiani di sempre e la rock band italiana più conosciuta al mondo – partendo soprattutto dalla ritrovata registrazione video completa del concerto di Genova del 3 gennaio 1979, un documento veramente straordinario visto che si tratta delle uniche immagini di quell’incredibile tournée.
“Strana la vita, non finisce mai di riservarti sorprese – commenta Dori Ghezzi – Per fortuna, come in questo caso, si tratta di una sorpresa davvero bella. Sono anch’io molto curiosa ed emozionata di rivedere quello storico concerto. Se ci penso mi sento già riproiettata in quei momenti travolgentemente belli, di 40 anni fa”. E Franz Di Cioccio della PFM aggiunge “Che bello ritrovare Fabrizio sul palco con noi… vedere il film del concerto sarà come riabbracciarlo. Un grande amico che ha sempre raccontato gli uomini e le donne senza dare ‘buoni consigli’.”
Il filmato restaurato del concerto diventerà il fulcro del docufilm; le immagini saranno raccontate dai protagonisti di quell’avventura straordinaria – Dori Ghezzi, Franz Di Cioccio, Patrick Djivas, Franco Mussida, Flavio Premoli, David Riondino, Piero Frattari, Guido Harari – che rievocheranno l’atmosfera di quel giorno, le emozioni provate, il dietro le quinte e la magia di un’esperienza mai più replicata.
Solo nel 1975 Fabrizio De André decise di esibirsi in pubblico, in locali e palasport, eseguendo il suo repertorio quasi ed esclusivamente nella versione originale. Nel 1978 la PFM lo convinse a fare un tour insieme lungo tutto lo stivale e ad arrangiare i suoi brani in chiave rock. Un’unione artistica unica nella storia, un legame nato ai tempi della registrazione in studio dell’album “La buona novella”, un’amicizia che porta Fabrizio e PFM a rincontrarsi nel tempo, come in occasione di un concerto estivo della band a Nuoro proprio nell’agosto del 1978.
Fu così che De André tornò nella sua città per quel concerto rimasto nel cuore di tutti e che cambiò per sempre la storia della musica italiana. “Fabrizio De André e PFM. Il concerto ritrovato” sarà un viaggio nella memoria ma anche un viaggio emozionale nel quale si ricercano le suggestioni di un’epoca unica della storia del nostro paese, segnata da eventi drammatici, un’epoca di grandi trasformazioni sociali e fermenti ideologici, e di tantissima energia creativa che proprio nella musica trovò l’espressione più dirompente e innovativa.
Walter Veltroni, chiamato a realizzare il docufilm, non ha potuto che accettare l’invito, emozionato dalle immagini uniche ritrovate dopo 40 anni: “È un documento inedito di grande valore musicale e culturale, sottratto alla distruzione, che mostreremo integralmente. Attraverso le interviste dei protagonisti gli spettatori viaggeranno nel tempo e nello spazio, fino alle porte del padiglione C della Fiera di Genova, quel 3 gennaio del 1979”.
Regista: Thierry Demaizière, Alban Teurlai
Genere: Documentario
Anno: 2019
Paese: Francia
Durata: 95 min
Data di uscita: 24 febbraio 2020
Distribuzione: 102 Distribution
TRAMA
La roccia della grotta di Lourdes viene accarezzata ogni anno da milioni di persone di origine e condizione diversa che lasciano il proprio segno, le proprie speranze, sogni, aspettative e dolori. A Lourdes convergono tutte le fragilità e tutta la povertà delle persone. Il santuario è un rifugio per i pellegrini che, spogliandosi degli orpelli della vita di tutti i giorni, si mettono letteralmente a nudo nelle piscine dove si immergono, metaforicamente in un rapporto diretto, quasi carnale, con la Vergine.
I registi Thierry Demaizière e Alban Teurlai, sono andati ad incontrare questi pellegrini: pazienti ricoverati, malati, zingari, soldati e prostitute. Hanno ascoltato le loro preghiere sussurrate e documentato le loro vite tormentate da lunghi calvari. Al di là della fede, hanno ripreso Lourdes come un grande teatro antropologico dove si intersecano storie profondamente struggenti.
NOTE DI REGIA
“Con nostro grande stupore, non era mai stato fatto un documentario su Lourdes.
C’erano stati film e numerosi reportage televisivi per via dell’aspetto commerciale ma niente sui pellegrini, niente sulle loro motivazioni ; perché vengono fino a qui? Che cosa sperano ? Che cosa rappresenta per loro la Vergine? Le riprese ci hanno coinvolto per quasi un anno. I primi giorni, eravamo sbalorditi. Lourdes presenta un’organizzazione militare, con migliaia di persone e orari calcolati al millimetro.
In quel luogo si possono mettere da parte le proprie convinzioni private per individuare un «qualcosa» di straordinario. È questo «qualcosa» che ci incuriosiva - spiegano – avevamo l’intuizione che Lourdes dovesse essere un crogiolo di umanità dove accadeva «qualcosa» di eccezionale sulla condizione umana, qualcosa» che superava persino la fede e che ci portava ad interrogarci su nostro rapporto con la sofferenza e la morte. Siamo tutti condannati ma a Lourdes la questione è molto più urgente e fondamentale, poiché la maggior parte dei malati è spesso di fronte a aspettative di vita molto brevi. Alcuni vengono sperando di trovare una guarigione laddove la medicina non può più far nulla ed è d’altronde questo che rende così ricca e intensa la personalità di questi pellegrini”. Thierry Demaizière e Alban Teurlai
Gio 13_02 ore 21:00 Sab 15_02 ore 21:00 Dom 16_02 ore 18:00 e ore 21:00
Genere: Commedia
Anno: 2020
Regia: Massimo Venier
Attori: Aldo, Giovanni, Giacomo, Lucia Mascino, Carlotta Natoli, Maria Di Biase, Massimo Ranieri, Davide Calgaro, Ilary Marzo, Michele Placido, Sabrina Martina, Melissa Marzo
Paese: Italia
Durata: 110 min
TRAMA
Le regole per una vacanza perfetta: non si parte senza il canotto, non si parte senza il cane, ma soprattutto non si prenota la stessa casa. Aldo Giovanni e Giacomo partono per le vacanze estive, non si conoscono e non potrebbero avere delle famiglie e delle vite più diverse: il precisetto organizzatissimo ma con un’attività in proprio fallimentare, il medico di successo alle prese con un figlio in piena crisi preadolescenziale, l’ipocondriaco nullafacente con un cane di nome Brian e la passione per Massimo Ranieri.
Tre vite lontanissime che si incontrano accidentalmente in una piccola isola della costa italiana: stessa spiaggia, stesso mare, ma soprattutto stessa casa in affitto. Lo scontro è inevitabile e spassosissimo: abitudini diverse, due figli che si innamorano, tre mogli che partono col piede sbagliato ma finiscono per ballare insieme in una sera d’estate e tre nuovi amici alla ricerca di un figlio in fuga. Aldo Giovanni e Giacomo ci raccontano una storia di amicizia e sentimenti come nella loro tradizione cinematografica più amata.
CRITICA
4 anni dopo quell'oggetto misterioso che era Fuga da Reuma Park, i festeggiamenti per i 25 anni di attività e l'esordio di Aldo Baglio da solo, che temevamo preludesse ad un addio, a sorpresa esce un nuovo film del trio che riporta i nostri amati protagonisti nel solco di una commedia più solida e matura, capace di parlare al cuore dei vecchi fan ma di conquistarne anche di nuovi. Dolceamara riflessione sul tempo che passa e sul rischio di dimenticare chi siamo, ben scritto, divertente e a tratti perfino commovente, il film si avvale dell'innesto di tre inattese first lady, perfettamente a loro agio nel loro incontro con Aldo Giovanni e Giacomo, e del ritorno del loro regista storico, che sa ancora come sfruttarne al meglio le potenzialità. (Daniela Catelli - Comingsoon.it)
Genere: Drammatico
Anno: 2019
Regia: Alessandro Rossetto
Attori: Diego Ribon, Mirko Artuso, Maria Roveran, Nicoletta Maragno, Roberta Da Soller, Olivier Rabourdin, Lucia Mascino, Marco Paolini, Andrew C. NG, Shi Yang Shi, Stefano Scandaletti, Valerio Mazzucato, Silvio Comis, Cristina Chinaglia
Paese: Italia
Durata: 104 min TRAMA
Entro il 2030, nei paesi ricchi, gli abitanti di più di 65 anni supereranno il 30% del totale della popolazione. Nel 2050, per la prima volta nella storia del genere umano, la popolazione anziana sarà più numerosa di quella giovane.
In una cittadina termale che resiste al turismo di massa, un impresario edile e il suo sodale geometra, avviano un progetto ambizioso: convertire venti alberghi abbandonati in residenze di lusso per pensionati facoltosi. Il venire meno del sostegno finanziario di banche e investitori scatena un effetto domino nel destino dei protagonisti che sovverte per sempre la realtà.
CRITICA
Liberamente ispirato al romanzo omonimo di Romolo Bugaro, Effetto domino è il secondo lungometraggio di finzione del documentarista Alessandro Rossetto dopo Piccola patria e racconta nel dettaglio una realtà ampiamente documentata dalle cronache e la corsa a creare qualcosa di falso pensando di ottenere guadagni veri.
Il racconto, sceneggiato insieme a Caterina Serra, sta fra il saggio di antropologia, l'osservazione entomologica e la messa a nudo della dimensione grottesca, "sorrentiniana", del potere e dell'umiliazione cui si espone chi il potere non ce l'ha. Effetto domino affronta di petto alcuni "elefanti in salotto" della contemporaneità: l'invecchiamento progressivo dei Paesi occidentali e la conseguente nascita del "business della vecchiaia"; il crollo dell'edilizia, settore trainante dell'economia e in alcune zone attività primaria; la globalizzazione come epitome dell'etica (si fa per dire) del cane mangia cane, secondo una piramide di sopraffazione in cui ognuno si scopre contemporaneamente vittima e carnefice. (mymovies.it)
Mar 11_02 ore 21:00 Mer 12_02 ore 21:00 Grande Arte
Genere: Documentario
Anno: 2020
Regia: Daniele Pini
Paese: Italia
Biglietti: intero: 10,00 € - ridotto 8,00 € per prenotati alla mail info@cinemamarconi.com (la prenotazione deve essere fatta entro le ore 12.00 del giorno di proiezione)
Come guardavano il mondo gli impressionisti? Che rapporto avevano con la tecnica, con il colore, con la luce e con l’universo di forme che componeva la realtà davanti ai loro occhi? Come furono accolte le loro opere? Come sono passate dall’essere rifiutate da critica e pubblico a diventare in pochi anni tra le più amate nel mondo?
Per scoprirlo, arriva al cinema solo l'11 e 12 febbraio Impressionisti segreti, il docu-film prodotto da Ballandi e Nexo Digital e diretto da Daniele Pini, ideato per raccontare la rivoluzione artistica del movimento impressionista attraverso cinquanta tesori nascosti esposti da per la prima volta a Roma a Palazzo Bonaparte in occasione della mostra realizzata e prodotta da Arthemisia. Impressionisti segreti è un viaggio immersivo all’interno dell’intimità degli impressionisti e dei loro quadri che si propone di offrire una visita “privilegiata” che stimoli la curiosità degli spettatori e regali loro una prospettiva sulle opere complementare all’esperienza dal vivo, permettendo agli spettatori in sala di immergersi nel lavoro dei pittori e coglierne dettagli inediti.
Le due curatrici della mostra –Claire Durand-Ruel (storica dell’arte esperta di Camille Pissarro e pro-nipote del celebre mercante d’arte Paul Durand-Ruel) e Marianne Mathieu (esperta di Berthe Morisot e direttrice scientifica delle collezioni del Musée Marmottan Monet di Parigi)- accompagneranno gli spettatori in un percorso articolato, dove immagini di ampio respiro troveranno il loro contrappunto ideale nelle analisi compiute da esperti, storici, artisti e altre figure legate al mondo della pittura moderna e della cultura visuale. I quadri della mostra, opere di Manet, Caillebotte, Monet, Berthe Morisot, Cézanne, Sisley, Signac, saranno sia il punto di partenza che quello di arrivo nell’approfondimento dei percorsi dei singoli autori e delle peculiarità del movimento. All’interno del film troveranno spazio anche il racconto dell’allestimento della mostra e quello dell’inaugurazione, un focus su Palazzo Bonaparte, luogo di grande fascino che aprirà per la prima volta le sue porte agli spettatori per quest’occasione speciale, e un approfondimento sulle figure del curatore e del collezionista, per porre l’accento sui molteplici aspetti del lavoro che ha portato alla realizzazione dell’ambizioso progetto Gli Impressionisti segreti.
Attraverso un approfondimento che è anche una confessione intima, verranno evocati i caratteri più riservati e meno noti degli impressionisti, anche grazie agli interventi di esperti come gli storici dell’arte Alain Tapié e Sergio Gaddi, la scrittrice e saggista Melania Mazzucco, il fotografo e regista Fabio Lovino, l’artista Giuliano Giuman e il collezionista Scott Black.
Gio 06_02 ore 21:00 Sab 08_02 ore 21:00 Dom 09_02 ore 18:00 e ore 21:00
Genere: Drammatico
Anno: 2020
Regia: Destin Daniel Cretton
Attori: Michael B. Jordan, Jamie Foxx, Brie Larson, Karan Kendrick, O’Shea Jackson Jr., Tim Blake Nelson, Rafe Spall, Rob Morgan, Claire Bronson
Paese: USA
Durata: 137 min
TRAMA
“Il diritto di opporsi” segue il giovane avvocato Bryan Stevenson (Jordan) e la sua storica battaglia per la giustizia. Dopo essersi laureato ad Harvard, Bryan avrebbe potuto scegliere fin da subito di svolgere dei lavori redditizi. Al contrario, si dirige in Alabama con l’intento di difendere persone condannate ingiustamente, con il sostegno dell’avvocatessa locale Eva Ansley (Larson). Uno dei suoi primi casi, nonché il più controverso, è quello di Walter McMillian (Foxx), che nel 1987 viene condannato a morte per il famoso omicidio di una ragazza di 18 anni, nonostante la preponderanza di prove che dimostrano la sua innocenza, e il fatto che l’unica testimonianza contro di lui sia quella di un criminale con un movente per mentire. Negli anni che seguono, Bryan si ritroverà in un labirinto di manovre legali e politiche, di razzismo palese e sfacciato, mentre combatte per Walter, e altri come lui, con le probabilità – e il sistema – contro.
CRITICA
Non è un legal o procedural drama Il Diritto di Opporsi, ma una dura condanna, che passa attraverso la storia vera di un avvocato afroamericano, del razzismo che dilagava nell'America del Sud di fine anni ’80 e che ancora è una delle piaghe di certa parte del paese della democrazia e delle grandi opportunità. Con passo tranquillo e due grandi protagonisti, Michael B. Jordan e Jamie Foxx, Destin Daniel Cretton rinuncia ai misteri di un thriller e, svelando subito la verità, entra direttamente nel braccio della morte di un carcere, per mostrare l’insensatezza della pena capitale e le falle di una giustizia che, se può, salva i bianchi. E’ un film potente Il Diritto di Opporsi, e necessario. (Carola Proto - Comingsoon.it)
Genere: Drammatico
Anno: 2019
Regia: Casey Affleck
Attori: Casey Affleck, Anna Pniowsky, Tom Bower, Elisabeth Moss, Hrothgar Mathews, Timothy Webber, Michael Ching, Thelonius Serrell-Freed, Jesse James Pierce, Dee Jay Jackson
Paese: USA
Durata: 119 min
TRAMA
E’ la storia di un padre e di sua figlia Rag di dieci anni, che sono costretti ad una vita nomade dopo essere sopravvissuti a un’epidemia che ha decimato la popolazione mondiale sterminando, quasi totalmente, quella femminile. In questo contesto apocalittico si sviluppa la storia di un padre che cerca di proteggere la figlia dal mondo intero.
CRITICA
Alla sua opera seconda dopo il brillante mockumentary I Am Still Here, cronaca dell'anno "folle" del cognato Joaquin Phoenix, Casey Affleck torna alla regia confermando il suo talento. C'è la distopia, c'è il post-apocalittico, c'è un minimalismo mai formalista, ma ci sono soprattutto riflessioni interessanti sulla rapacità e la violenza maschile e ancora di più sulla paternità, e sulla difficoltà di conciliare la voglia e la necessità di proteggere i propri figli, e quelle di riconoscere e accettare l'arrivo del momento in cui i figli bisogna lasciarli andare. Intenso e commovente. (Federico Gironi - Comingsoon.it)
Gio 30_01 ore 21:00 Sab 01_02 ore 21:00 Dom 02_02 ore 18:00 eore 21:00
Genere: Biografico, Drammatico
Anno: 2020
Regia: Gianni Amelio
Attori: Pierfrancesco Favino, Livia Rossi, Luca Filippi, Silvia Cohen, Omero Antonutti, Renato Carpentieri, Giuseppe Cederna, Claudia Gerini
Paese: Italia
Durata: 126 min
TRAMA
Hammamet riflette su uno spaccato scottante della nostra Storia recente. Sono passati vent’anni dalla morte di uno dei leader più discussi del Novecento italiano, e il suo nome, che una volta riempiva le cronache, è chiuso oggi in un silenzio assordante. Fa paura, scava dentro memorie oscure, viene rimosso senza appello. Basato su testimonianze reali, il film non vuole essere una cronaca fedele né un pamphlet militante. L’immaginazione può tradire i fatti “realmente accaduti” ma non la verità. La narrazione ha l’andamento di un thriller, si sviluppa su tre caratteri principali: il re caduto, la figlia che lotta per lui, e un terzo personaggio, un ragazzo misterioso, che si introduce nel loro mondo e cerca di scardinarlo dall’interno.
CRITICA
Il Craxi di Gianni Amelio non è una vittima e non è un farabutto. È il grande e importante uomo politico che ha segnato la storia del nostro paese, e allo stesso tempo quello dalle grandi e riconosciute colpe: colpe che nel film lo perseguitano sotto forma di fantasma shakespeariano in carne e ossa, e lo constringono a fare i conti con la sua storia, la sua vita, la sua eredità. Il ritratto è complesso come il personaggio che dipinge, e non ci sono giudizi facili né sommari, ma solo la voglia di ragionare sulla storia di questo paese. Straordinario Favino, mimetico eppure personale, che non cede mai alle sirene della maniera. (Federico Gironi - Comingsoon.it)
Leggi la recensione completa del Film Hammamet.
Genere: Drammatico
Anno: 2019
Regia: Hirokazu Kore-Eda
Attori: Catherine Deneuve, Juliette Binoche, Ethan Hawke, Ludivine Sagnier, Roger Van Hool, Jackie Berroyer, Laurent Capelluto, Christian Crahay, Alain Libolt, Maya Sansa
Paese: Francia, Giappone
Durata: 106 min
TRAMA
Fabienne (Catherine Deneuve) è una star del cinema francese circondata da uomini che la adorano e la ammirano. Quando pubblica la sua autobiografia, la figlia Lumir (Juliette Binoche) torna a Parigi da New York con marito (Ethan Hawke) e figlia. L'incontro tra madre e figlia si trasformerà velocemente in un confronto: le verità verranno a galla, i conti saranno sistemati, gli amori e i risentimenti confessati.
CRITICA
La singola verità del titolo originale qui da noi passa al plurale, e per una volta è un bene. Film tutto al femminile, su madri e figlie, i loro rapporti e loro ruoli, ma anche sul cinema e sul mestiere dell'attore, e sulla sua matriarca/matrona Deneuve, quello di Kore-Eda esplora l'ambiguità del vero e del falso, lasciandoli nell'ombra e interrogandosi sulla loro natura. Il giapponese ricalca mimetico temi, parole e stile del cinema francese di cui si sente ospite, e che conosciamo fin troppo bene, ma così facendo gli svanisce tra le mani quella sua capacità di rendere straordinario l'ordinario e soprendente il già noto. (Federico Gironi - Comingsoon.it)
Ven 24_01 ore 21:00 Cineforum sarà presente in sala il regista Andrea Segre
Genere: Documentario
Anno: 2019
Regia: Andrea Segre
Paese: Italia
Durata: 96 min
SINOSSI
Entrare nel pianeta industriale di Marghera, cuore meccanico della Laguna di Venezia, che da cento anni non smette di pulsare: un mondo in bilico tra il suo ingombrante passato e il suo futuro incerto, dove lavorano operai di oltre 60 nazionalità diverse.
Perdersi e stupirsi in luoghi mai raggiunti prima, come il ventre d’acciaio delle grandi navi in costruzione, le ombre dei bastioni abbandonati del Petrolchimico, gli alti forni e le ciminiere delle raffinerie, il nuovo mondo telematico di Vega o le centinaia di container che navi intercontinentali scaricano senza sosta ai bordi dell’immobile Laguna.
Attraverso le vite di operai, manager, camionisti e della cuoca dell’ultima trattoria del Pianeta Marghera, le immagini di Andrea Segre ci aiutano a capire cosa è rimasto del grande sogno di progresso industriale del Pianeta Italia, oggi immerso, dopo le crisi e le ferite del recente passato, nel flusso globale dell’economia e delle migrazioni.
CRITICA
Marghera, anno 2019. Il documentarista veneto Andrea Segre racconta uno degli angoli più particolari del nostro paese. Nata con terra di riporto per dare spazio al cuore industriale e portuale a pochi chilometri dal centro storico di Venezia, viene raccontata attraverso gli abitanti e i lavoratori di oggi, che hanno sempre uno sguardo nostalgico verso il passato. Schematico nella sua prima parte, decolla quando riesce a lasciar perdere rievocazioni e dialoghi forzati per lasciar parlare le immagini e alcuni luoghi e personaggi molto ben scelti. (Mauro Donzelli - Comingsoon.it)
NOTE DI REGIA Negli ultimi due anni a chiunque io abbia detto che stavo lavorando ad un film su Marghera la risposta era sempre: “Ah, perché esiste ancora Marghera?”. Le tante ferite e le tante crisi che hanno attraversato questa zona industriale, come molte altre in Italia, hanno costruito una grande rimozione nazionale. Crediamo che in quegli spazi non ci sia più nulla, più nessuno. Invece non è così. Un regista di cinema documentario ha un importante compito: portare le persone lì dove non possono o non vogliono entrare. Il Pianeta in mare nasce per questo.
Andrea Segre
BIOGRAFIA
Nato a Dolo (Venezia) nel 1976, Andrea Segre è regista di film e documentari. Ha diretto tre film lungometraggi, tutti presentati alla Mostra di Arte Cinematografica di Venezia: Io sono Li (Premio Lux del Parlamento Europeo) La Prima Neve (Gran Prix del Festival di Annecy) e L’Ordine delle Cose (Premio Tonino Guerra miglior soggetto). Ha realizzato numerosi documentari, tra cui Come un uomo sulla terra (candidato miglior documentario al David di Donatello 2009), Il Sangue Verde (premio CinemaDoc alle Giornate degli Autori 2010), Mare Chiuso (Globo doro miglior documentario), Indebito (evento di apertura al Festival di Locarno 2013), I Sogni del Lago Salato (Candidato Miglior Documentario Nastri d’Argento 2015).
Genere: Commedia, Drammatico
Anno: 2019
Regia: Taika Waititi
Attori: Roman Griffin Davis, Thomasin McKenzie, Taika Waititi, Scarlett Johansson, Sam Rockwell, Archie Yates, Rebel Wilson, Alfie Allen, Stephen Merchant
Paese: Germania, USA
Durata: 108 min
TRAMA
Il giovanissimo Jojo Betzler (Roman Griffin Davis) ha 10 anni e ha molte difficoltà a relazionarsi con i suoi coetanei. Sempre impacciato viene appunto chiamato Jojo Rabbit - coniglio - per sottolineare, con la crudeltà di certi bambini, sostenuti dagli adulti in divisa nazista, le sue difficoltà. Per cercare di affrontare un mondo che gli sembra sempre ostile, Jojo si rivolge allora al suo amico immaginario che ha il volto di Adolf Hitler, interpretato dallo stesso regista. Ma il giovanissimo comincia a porsi molte domande sulla legittimità di quanto gli viene insegnato a scuola e nel campo di addestramento, quando scopre che la madre nasconde in soffitta Elsa (Thomasin McKenzie), una ragazza ebrea. Tra Jojo e Elsa nasce un'amicizia che porta il ragazzino a guardare con altri occhi quanto sta succedendo intorno a lui e a dubitare sulla bontà degli insegnamenti relativi al nazismo che riceve.
CRITICA
Dai vampiri in condivisione di casa nella sua Nuova Zelanda alle mirabilie dei cinecomic Marvel. La carriera di Taika Waititi è in grande ascesa e all'insegna della variazione con brio. Questa volta inietta la sua satira su nazismo e Shoah nella storia di formazione di un bambino tedesco, durante la fase calante della Seconda guerra mondiale. Insicuro e emarginato, cerca conferme dal suo amico immaginario: Adolf Hitler in persona. Una favola nera che inizia come un film di Wes Anderson e in cui viene poi demistificato il supereroe cattivo, Hitler, che Waititi racconta dopo il supereroe buono Thor, con tanto di discussa pancetta. Scommessa vinta solo a metà, cerca di piacere a tutti rimanendo in superficie, rimane allergico a molti tabù che sembrerebbe voler rompere. Eppure regala momenti spassosi, interpretazioni convincenti, come quelle dei due teneri ragazzini, che lasciano poi spazio a una seconda parte in cui tutto rientra in un alveo decisamente più convenzionale. (Mauro Donzelli - Comingsoon.it)