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Il giovane favoloso


sab 01_11 ore 21.15
dom 02_10 ore 18.00 - 21.00


GENERE: Biografico, Drammatico, Storico
ANNO: 2014
REGIA: Mario Martone
SCENEGGIATURA: Mario Martone
ATTORI: Elio Germano, Isabella Ragonese, Michele Riondino, Massimo Popolizio, Edoardo Natoli, Anna Mouglalis, Valerio Binasco, Paolo Graziosi
PAESE: Italia
DURATA: 137 Min






Trama

Il giovane favoloso inizia con la visione di tre bambini che giocano dietro una siepe, nel giardino di una casa austera. Sono i fratelli Leopardi, e la siepe è una di quelle oltre le quali Giacomo cercherà di gettare lo sguardo, trattenuto nel suo anelito di vita e di poesia da un padre severo e convinto che il destino dei figli fosse quello di dedicarsi allo "studio matto e disperatissimo" nella biblioteca di famiglia, senza mai confrontarsi con il mondo esterno.
Mario Martone comincia a raccontare il "suo" Leopardi proprio dalla giovinezza a Recanati, seguendo Giacomo nella ricerca costantemente osteggiata da Monaldo e da una madre bigotta e anaffettiva delineata in poche pennellate, lasciandoci intuire che sia stata altrettanto, e forse più, castrante del padre: sarà lei, più avanti, a prestare il volto a quella Natura ostile cui il poeta si rivolgerà per tutta la vita con profondo rancore e con la disperazione del figlio eternamente abbandonato.

Recensione
La prima ora de Il giovane favoloso, dedicata interamente a Recanati, è chiaramente reminescente dell'Amadeus di Milos Forman, così come il rapporto fra Giacomo e Monaldo rimanda a quello fra Mozart e suo padre. Ma non c'è margine per lo sberleffo nell'adolescenza di Leopardi, incastonato nei corridoi della casa paterna e in quella libreria contemporaneamente accessibile e proibita. In queste prime scene prende il via il contrappunto musicale che è uno degli elementi più interessanti della narrazione filmica de Il giovane favoloso, e che accosta Rossini alla musica elettronica del tedesco Sasha Ring (alias Apparat)e al brano Outer del canadese Doug Van Nort.
Attraverso un salto temporale, ritroviamo Leopardi a Firenze, dove avvengono gli incontri con l'amata Fanny e con l'amico Antonio Ranieri, entrambi fondamentali nel costruire la geografia emotiva del poeta. È del periodo fiorentino anche il confronto con la società intellettuale dell'epoca, che invece di cogliere la capacità visionaria di Leopardi in termini di grandezza artistica ne intuiscono la pericolosità in termini "politici", in quanto potenziale sabotatrice di quelle "magnifiche sorti e progressive" che il secolo cominciava a decantare.
L'atto conclusivo, dopo una breve sosta a Roma, si svolge a Napoli, città per cui Martone prova un trasporto emotivo evidente nel rinnovato vigore delle immagini (ma il segmento potrebbe estendersi meno a lungo, nell'economia della narrazione). Alle pendici del Vesuvio si concluderà la parentesi di vita di Leopardi, strappandogli l'ultimo grido di disperazione con la poesia La ginestra, summa del suo pensiero esistenziale.
Martone racconta un Leopardi vulnerabile e struggente, dalla salute cagionevole e l'animo fragile, ma dalla grande lucidità intellettuale e l'infinita ironia. Elio Germano "triangola" brillantemente con le sensibilità di Leopardi e di Martone, prestando voce e corpo, sul quale si calcifica l'avventura umana e intellettuale del poeta, alla creazione di un personaggio che abbandona la dimensione letteraria, e la valenza di icona della cultura nazionale, per abbracciare a tutto tondo quella umana. La riscoperta dell'ironia leopardiana, intuibile nei suoi poemi, ben visibile nei suoi carteggi, è una potente chiave di rilettura moderna del poeta. "La mia patria è l'Italia, la sua lingua e letteratura", dice il giovane Giacomo. E Martone ci ricorda che nella lingua e letteratura di Leopardi si ritrovano le radici dell'Italia di oggi.
In questo modo Leopardi esce dai sussidiari ed entra nella contemporaneità, continuando quella missione divulgativa che il regista napoletano ha cominciato ad intraprendere con Noi credevamo. Martone fa parlare i suoi protagonisti in un italiano oggi obsoleto ma filologicamente rigoroso, e fa recitare in toto a Leopardi le sue poesie più memorabili, strappandole alle pareti scolastiche e ai polverosi programmi liceali. Germano interpreta quei versi senza declamarli, reintegrandoli nel contesto umano e storico in cui stati concepiti, e restituendo loro l'emozione della scoperta, per il poeta nel momento in cui le ha scritte, e per noi nel momento in cui le (ri)ascoltiamo. Nelle sue parole torna, straziante, la malinconia "che ci lima e ci divora", nei suoi dilemmi esistenziali ritroviamo i nostri.
Martone recupera anche la dimensione affettiva di Leopardi, raccontandolo con immensa tenerezza, e senza mai indulgere nella pietà per i tormenti fisici del poeta, che orgogliosamente rivendica la propria autonomia di pensiero intimando: "Non attribuite al mio stato quello che si deve al mio intelletto". E ne sottolinea la valenza politica, facendo dire al poeta: "Il mio cervello non concepisce masse felici fatte di individui infelici". Infine identifica nel poeta un precursore del Novecento nel collocare il dubbio al centro della conoscenza: "Chi dubita sa, e sa più che si possa". Quel che emerge sopra a tutto è una profonda affinità elettiva fra Martone e Leopardi, un allineamento di anime e di sensibilità artistiche: attraverso il poeta, il regista racconta quella condizione umana "non migliorabile", a lui ben nota e non "sempre cara", di sentirsi straniero ovunque e in ogni tempo. Il Leopardi di Martone si ricollega idealmente al Renato Caccioppoli di Morte di un matematico napoletano in quell'impossibilità per alcuni di essere nel mondo, oltre che del mondo.
Il giovane favoloso è un film erudito sulla sensibilità postmoderna che ha collocato Leopardi fuori del suo tempo, origine della sua immortalità e causa della sua umana dannazione. Martone costruisce una grammatica filmica fatta di scansioni teatrali, citazioni letterarie e immagini evocative ai limiti del delirio, come sanno esserlo le parole della poesia leopardiana. All'interno di una costruzione classica si permette intuizioni d'autore, come l'urlo silenzioso di Giacomo davanti alle intimidazioni del padre e dello zio, o le visioni del poeta nella parte finale della vita. Il giovane favoloso "centra" in pieno la parabola di un artista che sapeva guardare oltre il confine "che da tanta parte dell'ultimo orizzonte il guardo esclude". E ci invita a riconoscerci nel suo desiderio di infinito. Paola Casella

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We are the best

ven 31_10 ore 21.15

GENERE: Drammatico
ANNO: 2013
REGIA: Lukas Moodysson
SCENEGGIATURA: Lukas Moodysson
ATTORI: David Dencik, Mira Barkhammar, Mira Grosin, Liv LeMoyne
FOTOGRAFIA: Ulf Brantas
MONTAGGIO: Michal Leszczylowski
PAESE: Svezia
DURATA: 102 Min









Trama
Stoccolma, 1982. Bobo, tredici anni, affronta con una certa intraprendenza la propria adolescenza inquieta. La sua amica del cuore è la coetanea Klara, con la quale condivide una fiera marginalità rispetto agli altri compagni di scuola. Bobo suona il basso e Klara la batteria, amano il punk, vorrebbero una band tutta loro. La svolta avviene quando conoscono Hedvig, bravissima a suonare la chitarra (classica). La convertono al rock e a tagliarsi i capelli suscitando l’ira della madre e finalmente, suonano. Il loro motto è: “Il punk non è mai morto”. Sono inseparabili, finché incontrano un ragazzo già affermato nell’emergente giro “rockettaro” della città, e del quale si invaghiscono sia Bobo che Klara.

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Tutto può cambiare


sab 25_10 ore 21.15
dom 26_10 ore 18.00 - 21.00


 GENERE: Commedia, Drammatico, Musicale
ANNO: 2014
REGIA: John Carney
SCENEGGIATURA: John Carney
ATTORI: Keira Knightley, Mark Ruffalo, Hailee Steinfeld, Catherine Keener, Adam Levine, Mos Def, James Corden
FOTOGRAFIA: Yaron Orbach
MUSICHE: Gregg Alexander
PAESE: USA
DURATA: 104 Min





Trama
Dan Mulligan, produttore musicale in caduta libera, con una figlia adolescente, un matrimonio fallito alle spalle e il vizio della bottiglia, incontra Gretta, una cantautrice inglese in panne sulla banchina della metropolitana. Arrivata a New York col fidanzato quasi celebre e la promessa di una vita da spendere insieme, Gretta perde in un baleno ragazzo e sogni. Autrice di ballate sentimentali, una sera si esibisce suo malgrado in un locale dell'East Village frequentato da Dan. Ubriaco di sventura ma avvinto dalla sua musica, Dan le propone di lavorare insieme per riprendersi il loro posto nel mondo.

Recensione

Sei anni dopo Once, un mélo-musicale ambientato a Dublino, John Carney attraversa l'oceano e compone un nuovo refrain, una creazione musicale e un processo di creazione musicale che canta l'amore ed esalta il potere trasformativo dell'arte. Romantico e spassoso, Tutto può cambiare non è assimilabile comunque alla commedia sentimentale, che lambisce senza mai consumare veramente. Il nuovo film di Carney è piuttosto una ballata, un componimento pop(olare) costruito intorno a distinti attimi di felicità e affidato alla citazione viva: promenade e evasioni urbane guidate dalla musica. La linea dei grattacieli di New York (ri)trova una celebrazione e fornisce un incipit a una storia che ripaga i protagonisti dei molti affanni ma non prelude a una relazione sentimentale. Perché, alla maniera di Once, Tutto può cambiare non esplicita il sentimento, lasciando che la dialettica amorosa scorra dentro le canzoni eseguite nei vicoli, nei parchi, sulle strade e nella dismisura scenografica di New York. Città isola e unico luogo pensabile in cui realizzare il proprio sogno e magari aiutare un amico a realizzare il suo.
Tutto può cambiare si muove intorno al doppio jack di Mark, cavo e oggetto del cuore allacciato allo specchio interno della sua Jaguar vintage, che collega due cuffie a un medesimo lettore e compendia la poetica di John Carney. Un'idea di cinema che accorda le persone attraverso la musica. Pericolosamente in bilico dentro una metropoli sfruttata dal turismo sentimentale, il regista irlandese, ex batterista dei The Frames (band indie irlandese), si mantiene al di qua del limite, dissimulando i cliché, trasformando New York in uno studio di registrazione en plein air e realizzando una demo che ci viene personalmente recapitata. Come Dan spiega a Gretta, è la musica a rendere ogni passaggio della vita irrinunciabile, a cambiarla di segno proprio come fa con la commedia di Carney, definendo l'armonia della sua tessitura e sollevandola da un esito altrimenti convenzionale.
Davanti a Keira Knightley, mono-tona al microfono e disarmonica nei piani, si impone Mark Ruffalo, sfrontato, incolto e obliquo sopra il divano o dietro a un basso, che graffia usurpando il trono di Adam Levine, leader dei Maroon 5 parcheggiato letteralmente in panchina. È indiscutibilmente Mark a conquistare la scena e a riempirla col suo humor caldo e la perfetta padronanza dei tempi, che dispiegano un talento limpido e la limpida epifania di un attore troppo a lungo trascurato.  Marzia Gandolfi


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Mud


ven 24_10 ore 21.15

GENERE: Drammatico
ANNO: 2012
REGIA: Jeff Nichols
SCENEGGIATURA: Jeff Nichols
ATTORI: Matthew McConaughey, Reese Witherspoon, Michael Shannon, Sam Shepard, Sarah Paulson, Ray McKinnon, Joe Don Baker, Tye Sheridan
MUSICHE: David Perkins
PAESE: USA
DURATA: 130 Min





Trama
Ellis (Tye Sheridan) un ragazzino quattordicenne che, in giro con l'amico Neckbone (Jacob Lofland), incontra casualmente, in un piccolo isolotto sul Mississippi, Mud (Matthew McConaughey), un fuggitivo con un serpente tatuato sul braccio e una pistola sempre pronta all'uso. Nonostante sulla testa di Mud pendano una taglia che fa gola a tanti e un mandato di cattura che motiva le forze dell'ordine a spingersi anche oltre la legge, Ellis si aggrappa a lui nel disperato tentativo di rifuggire le tensioni quotidiane della sua famiglia. Colpiti dalle storia che Mud racconta loro, Ellis e Neckbone si impegnano con tutte le loro forze ad aiutarlo a rimettere in sesto una barca che gli permetta di lasciare l'isoletta sano e salvo. Tuttavia, per i due ragazzini è difficile discernere la realtà dalla versione dei fatti raccontata da Mud e presto molte domande cominciano ad affiorare nelle loro menti: Mud è davvero inseguito per aver ucciso un uomo? E, soprattutto, chi è quella misteriosa ragazza che nel frattempo è arrivata nella loro piccola città? comingsoon.it

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Perez

sab 18_10 ore 21.15
dom 19_10 ore 18.00 - 21.00


GENERE: Drammatico
ANNO: 2014
REGIA: Edoardo De Angelis
SCENEGGIATURA: Edoardo De Angelis, Filippo Gravino
ATTORI: Luca Zingaretti, Marco D'Amore, Simona Tabasco, Gianpaolo Fabrizio, Massimiliano Gallo
FOTOGRAFIA: Ferran Paredes
PAESE: Italia
DURATA: 94 Min






Trama

Demetrio Perez è un avvocato d'ufficio che difende i delinquenti, i dimenticati, i perdenti. La sua carriera è sfumata con il suo matrimonio, di cui Tea, la figlia, è l'unico bagliore. Rassegnato e inerte, si trascina nella vita, lasciando che siano gli altri a scegliere per lui. In un giorno come tanti a Napoli assiste Luca Buglione, capo camorrista che ha deciso di collaborare con la Giustizia ma alle sue regole. Determinato a recuperare una partita di preziosi diamanti nascosti nella pancia di un toro, Buglione propone a Perez uno scambio. Se l'avvocato lo aiuterà nell'impresa, lui troverà modo e occasione per incastrare Francesco Corvino, giovane camorrista rivale che ha una relazione con Tea. L'amore per la figlia lo esorterà finalmente all'azione, cambiando il suo destino di ignavo.

Recensione
Opera seconda di Edoardo De Angelis, Perez. bussa alla porta come la polizia e rovescia l'ideologia tranquillizzante del cinema italiano. Due almeno i motivi di interesse nel noir sceneggiato e diretto dal regista napoletano. Il primo è di ordine tematico. Perez ci mostra la difficoltà di riscatto di chi è caduto una volta nella vita e, per quanto resista, è destinato a cadere ancora più giù. Tuttavia la caduta viene affrontata in una prospettiva rovesciata, il punto di vista di un avvocato minacciato dalla violenza del mondo a cui appartiene e della società criminale che lo assedia. Il secondo argomento riguarda la fotografia. Il film è ambientato quasi interamente di notte e dentro giorni senza sole, proiezioni dell'angoscia interiore del protagonista. La città fuori è un enorme ingranaggio, un gigantesco organismo insieme vitale e oppressivo, che domina l'esistenza di Perez e circonda il suo tentativo di serrarsi in una tranquilla dimensione domestica.
Ambientato nel Centro Direzionale di Napoli, un aggregato di grattacieli progettato dall'architetto giapponese Kenzo Tange, Perez. è abitato da un personaggio braccato da entrambi i lati della legge, da una parte i camorristi, che arriveranno addirittura a installarsi a casa sua sequestrandolo con la figlia, dall'altra i giudici e i poliziotti nevrotici che lo sospettano e lambiscono la sua facciata borghese. L'ambiguo tormento dell'avvocato Perez, al tempo stesso eccitato e disgustato dai cattivissimi della storia, è incarnato da Luca Zingaretti, credibile nel ruolo di genitore timido e inibito che regia e sceneggiatura spingeranno verso il punto di massima intensità, là dove ogni rapporto si fa oscuro e tortuoso. A sfidarlo dall'altra parte della legge il camorrista navigato di Massimiliano Gallo, dal volto duro e la strisciante inafferrabilità, e quello imprudente di Marco D'Amore, con il viso d'angelo e il destino segnato. Tra di loro, sorpreso e inquadrato di spalle, sopravvive il protagonista di Zingaretti, che prova a tirarsi fuori dal suo fallimento personale e dalla sua disperata solitudine. Solitudine riflessa nella vita trascinata di Ignazio Merolla, collega arreso e amico caduto.
Lo sguardo di De Angelis si pone nel mezzo dell'azione e gli interpreti avanzano fino ai primissimi piani, rivelando le loro pulsioni più oscure. Nero, freddo e lucente, Perez. relaziona straordinariamente il personaggio con l'ambiente, di cui l'imponente nettezza volumetrica, quasi astratta, interpreta l'identità smarrita e problematica. Il Centro Direzionale, costruito sulla foce del Sebeto, fiume misterioso e sotterraneo che spinge dal basso per riemergere e tornare al mare, è la nuova terra di nessuno dell'alienazione dove Perez si giocherà a dadi la vita, determinandone la svolta.
Nell'intimità delle camere o di un abitacolo, si rivela invece la dark lady di Simona Tabasco, tentatrice che seduce il camorrista, condannandolo poi alla rovina. Tentatrice ma pure woman in distress, Tea Perez è la donna da salvare e insieme colei che salverà l'uomo della vita, il primo nella sua personale classifica degli affetti, suo padre, che per lei smetterà di essere usato dall'universo di potere di cui fa parte. Marzia Gandolfi

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La ricostruzione


ven 17_10 ore 21.15

GENERE: Drammatico
ANNO: 2013
REGIA: Juan Taratuto
SCENEGGIATURA: Juan Taratuto
ATTORI: Diego Peretti, Claudia Fontan, Alfredo Casero, Maria Casali, Eugenia Aguilar
FOTOGRAFIA: Nico Hardy
MONTAGGIO: Pablo Barbieri Carrera
MUSICHE: Iván Wyszogrod
PAESE: Argentina
DURATA: 93 Min





Trama
Eduardo vive in Argentina, in Patagonia. Non ha ancora compiuto cinquant'anni, ma non vuole più contatti con gli altri esseri umani. Ha perso la donna che amava e con lei anche l'interesse per la vita. Una chiamata però cambierà la sua esistenza, il suo ex miglior amico deve operarsi al cuore. Lui dovrà prendersi cura della sua famiglia e del suo negozio finché il suo amico non ritornerà a casa. Sarà un duro banco di prova per Eduardo che lo metterà di fronte ai suoi demoni del passato.

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Un ragazzo d'oro

sab 11_10 ore 21.15
dom 12_10 ore 18.00 - 21.00



GENERE: Drammatico
ANNO: 2014
REGIA: Pupi Avati
SCENEGGIATURA: Pupi Avati, Tommaso Avati
ATTORI: Sharon Stone, Riccardo Scamarcio, Cristiana Capotondi, Giovanna Ralli, Guia Zapponi, Viola Graziosi, Tiziana Buldini, Christian Stelluti
PAESE: Italia
DURATA: 102 Min






Trama
La storia è quella di Davide Bias (Riccardo Scamarcio) un creativo pubblicitario col sogno di scrivere qualcosa di bello, di vero. Convive quotidianamente con ansia e insoddisfazione: per tenerle a bada, solo le pillole. Neanche la fidanzata Silvia (Cristiana Capotondi) sa come sollevarlo dalle sue insicurezze. Quando il padre, uno sceneggiatore di film di serie B, improvvisamente muore, da Milano il giovane si trasferisce a Roma dove incontra la bellissima Ludovica (Sharon Stone), un’editrice interessata a pubblicare un libro autobiografico che il papà di Davide aveva intenzione di scrivere....

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Grand Budapest Hotel

ven 10_10 ore 21.15


GENERE: Commedia
ANNO: 2014
REGIA: Wes Anderson
SCENEGGIATURA: Wes Anderson
ATTORI: Ralph Fiennes, Bill Murray, Saoirse Ronan, Tony Revolori, Jude Law, Owen Wilson, Tilda Swinton, Willem Dafoe, F. Murray Abraham, Adrien Brody, Léa Seydoux, Edward Norton, Harvey Keitel, Tom Wilkinson, Bob Balaban, Florian Lukas, Mathieu Amalric, Jeff Goldblum, Jason Schwartzman
PAESE: USA
DURATA: 99 Min




Trama
Monsieur Gustave è il concierge ma di fatto il direttore del Grand Budapest Hotel collocato nell'immaginaria Zubrowka. Gode soprattutto della confidenza (e anche di qualcosa di più) delle signore attempate. Una di queste, Madame D., gli affida un prezioso quadro. In seguito alla sua morte il figlio Dimitri accusa M. Gustave di averla assassinata. L'uomo finisce in prigione. La stretta complicità che lo lega al suo giovanissimo neoassunto portiere immigrato Zero gli sarà di grande aiuto.

Recensione
Per occuparsi di questo film di Wes Anderson (presentato in apertura alla 64^ Berlinale) è necessaria una premessa di carattere letterario. Il film è dedicato a Stefan Zweig, scrittore austriaco tra i più universalmente noti tra gli anni Venti e Trenta. Animato da un convinto pacifismo si vide bruciare nel 1933 ciò che aveva scritto dai nazisti. È alle sue opere (tra cui un solo romanzo) che il regista ha dichiarato di ispirarsi per questo ennesimo viaggio in un mondo tanto immaginario quanto affollato di riferimenti alla realtà. A partire da quella che potrebbe sembrare solo una raffinata scelta tecnica e che invece diviene una precisa indicazione di senso. La ratio del film (cioè il formato della proiezione) cambia tre volte e finisce con lo stabilizzarsi sulla cosiddetta "academy ratio" che è stata quella della storia del cinema classico fino a quando arrivarono il CinemaScope e il VistaVision. Questo ci rivela come Anderson abbia voluto rifarsi alle opere dei Lubitsch e dei Wilder innervandolo con il suo ormai classico caleidoscopio di situazioni e di attori. Perché in questa occasione ai quasi immancabili Bill Murray ed Owen Williams si aggiungono new entries che vanno da Ralph Fiennes a Murray Abraham passando per l'esordiente Tony Revolori che non solo si carica del ruolo di coprotagonista ma finisce con il rappresentare l'immigrato costantemente nel mirino di tutti i razzismi grazie anche al suo volto che è quasi un coacervo di etnie (figlio di guatemaltechi sembra talvolta arabo e talvolta ebreo). Come il Chaplin de Il grande dittatore e il già citato Lubitsch di Vogliamo vivere Anderson vuole farci sorridere delle innumerevoli avventure a cui sottopone i suoi protagonisti. Questo però non cancella, anzi accentua, la riflessione su quelle frontiere che troppo a lungo in Europa hanno costituito punti di non ritorno per decine di migliaia di persone arrestate e fatte sparire e oggi si ripresentano con altre modalità meno tragicamente evidenti ma sempre fondamentalmente ostili.
Questo film però vuole essere anche, fin dal suo tanto astratto quanto acutamente lieve inizio, una riflessione sull'arte del narrare. Un'arte che può permettersi di parlare della realtà profittando di quanto di meno realistico si possa escogitare. Le stanze del Grand Budapest Hotel sono innumerevoli quanti i personaggi che le abitano o vi entrano anche solo per un'inquadratura. L'instancabile e vivace fantasia di Anderson possiede la chiave di ognuna di esse. Giancarlo Zappoli

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La nostra terra


ven 03_10 ore 21.15 
sab 04_10 ore 21.15
dom 05_10 ore 18.00 - 21.00

ANNO: 2014
REGIA: Giulio Manfredonia
SCENEGGIATURA: Fabio Bonifacci, Giulio Manfredonia
ATTORI: Stefano Accorsi, Sergio Rubini, Maria Rosaria Russo, Iaia Forte, Nicola Rignanese, Massimo Cagnina, Giovanni Calcagno, Giovanni Esposito, Michel Leroy, Bebo Storti, Paolo De Vita, Deborah Caprioglio, Tommaso Ragno
FOTOGRAFIA: Marcello Montarsi
MUSICHE: Mauro Pagani
PAESE: Italia
DURATA: 100 Min





Trama
Nicola Sansone è proprietario di un podere nel Sud Italia che viene confiscato dalla Stato e assegnato a una cooperativa, che però non riesce - per celati o dichiarati boicottaggi - ad avviare l'attività. Per questa viene mandato in loro aiuto Filippo, un uomo che da anni fa l'antimafia lavorando in un ufficio del Nord, e quindi impreparato ad affrontare la questione "sul campo". Numerosi sono gli ostacoli che Filippo incontra, e spesso deve resistere all'impulso di mollare tutto: lo trattengono il senso di sfida e le strane dinamiche di questa cooperativa di insolite persone cui inizia ad affezionarsi, in particolar modo Cosimo l'ex fattore del boss e Rossana, la bella e determinata ragazza che forse ha un passato da riscattare. In un ribaltamento di ruoli, tra sabotaggi e colpi di scena, non appena le cose iniziano ad andare quasi bene, al boss Nicola Sansone vengono concessi i domiciliari. Riuscirà l'antimafia a trionfare? 

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Le due vie del destino - The railway man

ven 26_9 ore 21.15
sab 27_9 ore 21.15
dom 28_9 ore 18.00 - 21.00

GENERE: Drammatico
ANNO: 2013
REGIA: Jonathan Teplitzky
SCENEGGIATURA: Frank Cottrell Boyce, Andy Paterson
ATTORI: Colin Firth, Nicole Kidman, Stellan Skarsgård, Jeremy Irvine, Hiroyuki Sanada, Sam Reid
FOTOGRAFIA: Garry Phillips
MUSICHE: David Hirschfelder
PAESE: Australia, Gran Bretagna 

DURATA: 116 Min



Trama
Inghilterra, 1980. Eric Lomax, uno strano tipo ossessionato dagli orari ferroviari, incontra in treno la bella Patti. È amore a prima vista, e poi matrimonio. Ma la prima notte di nozze iniziano i guai: Eric è in preda agli incubi, e rifiuta di raccontarne a Patti il contenuto. Singapore, 1942. Winston Churchill dichiara la resa della città-stato ai giapponesi. Migliaia di soldati britannici vengono fatti prigionieri e costretti a lavorare come schiavi (insieme ai più poveri abitanti locali) alla costruzione della ferrovia che dovrà collegare Bangkok a Rangoon. La chiameranno la Ferrovia della morte per le condizioni di lavoro, climatiche e geografiche in cui è stata costruita e perché vi sono effettivamente periti metà di coloro che vi hanno lavorato.
Fra i prigionieri addetti alla costruzione della ferrovia ci sono anche Eric e i suoi compagni, e il trattamento loro riservato è dei più crudeli, sfociando per Eric in una detenzione nella caserma della polizia segreta, la temutissima Kempeitai, ove il giovane soldato subirà ogni sorta di torture. Inghilterra. 1980. A popolare gli incubi di Eric è soprattutto il poliziotto giapponese che è stato il suo aguzzino alla Kempeitai. La moglie Patti, con l'aiuto del compagno di disavventura Finley, spingerà Eric a ricollegare i fili spezzati del proprio passato, con esiti del tutto imprevisti.


Recensione
Le due vie del destino è basato sul romanzo autobiografico The Railway Man scritto dallo stesso Eric Lomax e diventato un best seller internazionale. Colin Firth si cala con totale partecipazione emotiva nel ruolo del protagonista, mettendo a buon frutto la scorta di umanità che caratterizza da sempre la sua recitazione, e Nicole Kidman mette la sua professionalità (ma poco di più) al servizio del suo cammeo nel ruolo della moglie Patti.
Il film procede secondo una narrazione classica da grande cinema di guerra, alternando gli anni Ottanta agli anni Quaranta e immergendoci profondamente nell'atmosfera allucinata vissuta dai prigionieri di guerra durante il conflitto mondiale. I punti di riferimento cinematografici sono Il ponte sul fiume Kwai di David Lean - per difetto, perché quello raccontava una favoletta consolatoria, elduendo la realtà terribile del conflitto - e Furyo di Nagisa Oshima, assai simile invece nel raccontare il rapporto fra prigionieri inglesi e soldati giapponesi, nonché la crudeltà della detenzione.
La posta in gioco è la dignità umana, i temi sono il senso dell'onore, la fedeltà al proprio ruolo, l'orrore della guerra, il potere salvifico dell'amore. E la storia è raccontata in toni melodrammatici sottesi da una grande tensione morale e dotati di una forte capacità evocativa - della paura e dell'umiliazione - nella costruzione delle immagini di prigionia. Le scene di tortura sono quasi insopportabili, non in quanto eccessivamente esplicite, ma in quanto emotivamente dirompenti. Alla narrazione contribuisce in modo significativo l'accompagnamento sonoro, uno dei migliori visti nel cinema recente: mix suggestivo di rumori, silenzi, respiri, musiche, graffi radiofonici, fischi, sussurri e grida in lingue straniere, terrorizzanti nella loro indecifrabilità. Girato in gran parte nei luoghi in cui si è svolta la storia, e che trasudano ancora orrore e sofferenza, Le due vie del destino è una denuncia esplicita dell'inutilità crudele delle guerre e una parabola edificante (detto in senso non denigratorio) sulla capacità umana di resistere all'irresistibile e sulla volontà di rompere il silenzio su ciò di cui "nessuno parla". via

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Arte del Sogno alla Fiera delle Associazioni



Domenica 21 settembre 2014 dalle 9 alle 18 la nostra associazione culturale Arte del Sogno (che cura la programmazione del Cinema Marconi di via Gauslino) è presente in piazza a Piove di Sacco alla Fiera delle Associazioni.
Vienici a trovare, presenteremo i titoli della nuova rassegna Venerdì d'essai, i nuovi film in programmazione ai weekend e le prossime iniziative della stagione 2014>2015.
Inoltre, abbiamo sempre con noi le locandine e le Ci-Shirt, magliette dei film.
Ci vediamo domenica 21!
Associazione Arte del Sogno

Sabato 7 giugno | La Cine-Cena



Con 168 partecipanti, il ricavato della Cine-Cena per il proiettore è di € 1.503,00.
Grazie a tutti!!!
Associazione Arte del Sogno per il Cinema Marconi.

Sabato 7 giugno alle 20.30 arriva la versione estiva della Cine-Cena!!! Il tema è il bianco&nero.
Il menu?
Prelibato come alla Notte degli Oscar
Avvolgente come Le donne del 6° piano
Inebriante come Un tocco di zenzero
Sopraffino come La cuoca del presidente...

Musica con: Kris Blues+Nebraska slim.

Le prevendite sono già aperte:
- al Cinema Marconi - Piove di Sacco (PD)
- al bar del patronato del Duomo
- e presso l'ortofrutta Gianni Benvegnù (via Garibaldi 137).

Biglietti:
- adulto € 20,00
- fino ai 14 anni € 10,00
- da 0 a 3 anni gratis
Il ricavato della Cine-Cena va sempre a sostegno della Campagna "Proiettati al futuro" per l'aggiornamento del proiettore digitale del Cinema Marconi.

E' un bel momento per incontrarsi al di fuori.. dello schermo e passare una piacevole serata in allegra. Ti aspettiamo!

La Cine-Cena è inserita negli appuntamenti della Festa di Inizio Estate del Patronato Piove DI Sacco
Inizio ore 20.30

Grace di Monaco


ven 30_5
ore 21.15
sab 31_5 ore 21.15
dom 1_6 ore 18.00 e 21.00


GENERE: Biografico, Drammatico
ANNO: 2014
REGIA: Olivier Dahan
SCENEGGIATURA: Arash Amel
ATTORI: Nicole Kidman, Paz Vega, Tim Roth, Milo Ventimiglia, Parker Posey, Frank Langella, Derek Jacobi, Geraldine Somerville, FOTOGRAFIA: Eric Gautier
MONTAGGIO: Oliver Gajan
PAESE: Francia
DURATA: 103 Min




Trama
Sposando nel 1956 il principe Ranieri di Monaco, la celebre star del cinema Grace Kelly abbandona una promettente e brillante carriera. Ambientato nel 1962, sei anni dopo la celebrazione del suo “matrimonio del secolo”, Grace di Monaco racconta un anno della vita della principessa più celebre del XX secolo, un anno durante il quale Grace Kelly si dibatte nel tentativo di conciliare passato e presente, il desiderio di tornare ad apparire sul grande schermo e il suo nuovo ruolo di madre di due bambini, regnante su un Principato europeo e moglie del Principe Ranieri III. Mentre riflette sull'offerta fattale da Alfred Hitchcock di tornare a lavorare ad Hollywood, Grace piomba in una fase di profonda crisi personale quando la modernizzazione del decadente Principato di Monaco voluta da Ranieri subisce un improvviso arresto per l'ingerenza del presidente francese Charles de Gaulle, che minaccia di imporre il sistema fiscale francese al Principato e di annettersi Monaco con l'uso della forza. L'esplosiva crisi internazionale che ne deriva e l'imminente invasione del Principato da parte della Francia rappresentano una minaccia non solo per la sua famiglia, il suo matrimonio e il suo Paese, ma anche per la vita privata di Grace. E' quello il momento in cui l'icona del cinema, l'americana lontana da casa, dovrà prendere una decisione difficile: tornare alla sua vita di star del cinema, universalmente ammirata e adorata; o assumere a pieno il suo nuovo ruolo e adempiere ai doveri assunti nei confronti del marito, dei figli e del secondo più piccolo principato del mondo, che è ora la sua nuova patria.

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A tempo debito




Venerdì 23 maggio, in occasione della chiusura della programmazione d'essai, l'Associazione Arte del Sogno ospita al Cinema Marconi di Piove di Sacco il progetto A Tempo Debito della casa di produzione padovana Jengafilm.

A seguire il film Locke.

A tempo debito"  racconta, a chi sta fuori, la storia vera di 15 detenuti in attesa di giudizio, di 7 nazionalità diverse, che hanno deciso di mettersi in gioco partecipando al nostro corso di cortometraggio. 
Abbiamo trascorso 5 mesi alla Casa Circondariale di Padova e li abbiamo filmati, abbiamo filmato le storie di vita dei detenuti, la loro testimonianza da attori e da uomini. 
E alla fine, solo alla fine, si scoprirà se e come la realizzazione del cortometraggio sarà stata possibile...
Qui trovate la descrizione completa del progetto e le modalità per sostenerlo.

Alabama Monroe - Una storia d'amore


sab 24_5 ore 21.00
dom 25_5 ore 18.00 e 21.00

GENERE: Drammatico, Sentimentale, Musicale
ANNO: 2013
REGIA: Felix van Groeningen
SCENEGGIATURA: Charlotte Vandermeersch
ATTORI: Johan Heldenbergh, Veerle Baetens, Nell Cattrysse, Geert Van Rampelberg, Nils De Caster, Robbie Cleiren, Bert Huysentruyt, Jan Bijvoet
FOTOGRAFIA: Ruben Impens
PAESE: Belgio
DURATA: 111 Min




Trama
Elise è una tatuatrice che ha inciso sul corpo la propria storia, cancellando via via i nomi degli uomini che ha amato per coprirli con nuovi tatuaggi. Didier è un cantante di musica bluegrass che suona il banjo in un gruppetto belga innamorato del mito dell'America rurale. Quando si incontrano, è amore a prima vista e il riconoscersi reciproco di due outsider nel Belgio conformista e ordinato. Ad unirli indissolubilmente, oltre all'attrazione profonda, è l'amore per la musica. E per la prima volta nella loro vita Elise e Didier, che si credevano destinati alla precarietà dei sentimenti, decidono di impegnarsi fino in fondo, mettendo al mondo la figlia Maybelle. Ma anche il più eterno dei vincoli può essere reversibile, e i due innamorati lo scopriranno a proprie spese.

Recensione

Felix Van Groeningen, il regista fiammingo di Alabama Monroe, sceglie inequivocabilmente la strada del melodramma e spinge la narrazione al di sopra delle righe, sia nel raccontare la storia d'amore assoluta e totalizzante fra i due protagonisti, sia nell'addentrarsi coraggiosamente nell'evoluzione tragica degli eventi. Perché come nelle canzoni bluegrass che Elise e Didier cantano insieme, il dolore va consumato fino in fondo, senza mai sottrarvisi. Alabama Monroe diventa dunque la storia di due esseri umani che maneggiano sentimenti forti e vivono fino all'estremo le proprie passioni, siano esse musicali, artistiche o sentimentali. Van Groeningen però ha l'accortezza di decostruire la narrazione in modo da inframmezzare il dolore del presente con il ricordo dolcissimo e straziante del passato, attraverso continui passaggi avanti e indietro nel tempo, fino alle ultime scene che invece procedono con la linearità inesorabile di una conclusione annunciata. Dunque vediamo Elise e Didier nei vari momenti della loro storia cogliendo l'intensità e l'immediatezza del loro rapporto tanto nella gioia quanto nel dolore. E riusciamo a gestire l'andamento melodrammatico grazie alle boccate d'ossigeno fornite dai momenti sereni ripercorsi dalla storia.
I due attori protagonisti diventano Elise e Didier con un livello di autenticità e identificazione raramente visti nel cinema recente. Johan Heldenbergh, che è anche autore della pièce teatrale da lui diretta in palcoscenico su cui si basa Alabama Monroe, interpreta Didier come una creatura primordiale con un'inesauribile energia vitale e una dirompente carica rabbiosa quando la vita gli riserva il suo lato più oscuro e le politiche degli uomini non fanno nulla per aiutarlo. Veerle Baetens, vincitrice dell'European film award per il ruolo di Elise, ha una recitazione epidermica perfettamente consona ad una donna che usa la propria pelle per esprimere ogni suo sentimento.
Pluripremiato in Europa e negli Stati Uniti, principale rivale de La grande bellezza ai premi Oscar, Alabama Monroe è un film quintessenzialmente europeo nell'impianto narrativo e nella recitazione (in fiammingo), ma ispirato alla cultura folk americana e agli stilemi del cinema indipendente d'oltreoceano. Il risultato non è un'ibridazione senza carattere ma, al contrario, una testimonianza di quanto le due culture cinematografiche possano rivelarsi profondamente complementari. Paola Casella

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