COM'È FATTO ... IL FILM! CAP 6
COM'È FATTO ... IL FILM!
Cap VI
Il montaggio.
Ci siamo lasciati con un approfondimento sui movimenti di macchina. Oggi parleremo, invece, di un elemento del linguaggio cinematografico che potremmo definire la cornice fondamentale per sostenere la realizzazione del film: il montaggio.
Il montaggio consente di dare forma e significato alle sequenze filmiche attraverso l'organizzazione delle inquadrature. Attraverso il montaggio, il regista e il montatore possono costruire il ritmo, manipolare il tempo e lo spazio, creare connessioni emotive e intellettuali, e influenzare profondamente l'esperienza dello spettatore. Esistono diversi tipi di montaggio, ognuno con caratteristiche e funzioni specifiche.
Montaggio continuo Il montaggio continuo, o "continuity editing", è il tipo di montaggio più comunemente utilizzato nel cinema classico di Hollywood. Questo stile mira a garantire una fluidità narrativa, facendo in modo che i cambiamenti di inquadratura siano il più possibile impercettibili per lo spettatore. Tra le tecniche principali del montaggio continuo ci sono la regola dei 180 gradi, che mantiene la coerenza spaziale tra i personaggi, e il "match on action", che assicura una transizione fluida tra due inquadrature in cui un'azione viene completata. Un esempio emblematico è il film "Casablanca" (1942), dove il montaggio continuo contribuisce a mantenere la chiarezza narrativa e l'immersione emotiva.
Montaggio alternato Il montaggio alternato, o "cross-cutting", consiste nel montare due o più linee narrative che si svolgono contemporaneamente in luoghi diversi. Questa tecnica è spesso usata per creare tensione o per sottolineare le connessioni tematiche tra le diverse azioni. Un esempio celebre è la scena della corsa contro il tempo nel film "Il padrino" (1972), in cui la sequenza del battesimo viene alternata alle immagini degli omicidi ordinati da Michael Corleone, creando un potente contrasto tra sacro e profano.
Montaggio parallelo Simile al montaggio alternato, il montaggio parallelo si concentra su eventi che non necessariamente avvengono nello stesso momento, ma che sono legati da un tema o un'idea comune. Un esempio è il film "Intolerance" (1916) di D.W. Griffith, in cui quattro storie ambientate in epoche diverse vengono intrecciate per esplorare il tema dell'intolleranza umana. Questo approccio enfatizza le connessioni concettuali piuttosto che quelle narrative.
Montaggio a salto Il montaggio a salto, o "jump cut", è una tecnica che interrompe la continuità visiva e temporale, creando un effetto di discontinuità. Reso celebre dalla Nouvelle Vague francese, in particolare dal film "Fino all'ultimo respiro" (1960) di Jean-Luc Godard, questo stile spezza deliberatamente il fluire naturale delle immagini per attirare l'attenzione sul mezzo cinematografico stesso. Il montaggio a salto è spesso utilizzato per creare un senso di frammentazione o per sottolineare la soggettività dell'esperienza.
Montaggio sovrapposto Il montaggio sovrapposto consiste nell'accostare inquadrature diverse che si sovrappongono visivamente o simbolicamente, creando associazioni di idee. Sergej Ejzenštejn, uno dei teorici del montaggio sovietico, ha esplorato questa tecnica in film come "La corazzata Potoemkin" (1925). La celebre scena della scalinata di Odessa è un esempio perfetto di montaggio sovrapposto, dove l'azione viene amplificata e intensificata attraverso il ritmo serrato delle immagini e l'accostamento di dettagli significativi.
Montaggio ritmico Il montaggio ritmico si basa sulla durata delle inquadrature e sul loro rapporto con il ritmo interno della scena o della colonna sonora. Questo tipo di montaggio è utilizzato per creare un impatto emotivo specifico o per enfatizzare l'energia di una sequenza. Nei film di Edgar Wright, come "Baby Driver" (2017), il montaggio ritmico è particolarmente evidente, con le azioni dei personaggi sincronizzate alla perfezione con la musica.
Montaggio ellittico Il montaggio ellittico consiste nell'eliminare parti di un'azione per accelerare il ritmo narrativo, lasciando allo spettatore il compito di colmare i vuoti. Un esempio è la sequenza dell'addestramento in "Rocky" (1976), in cui il passaggio del tempo è condensato attraverso una serie di inquadrature significative che mostrano i progressi del protagonista.
Montaggio sperimentale Il montaggio sperimentale è caratterizzato da una libertà creativa estrema, con accostamenti di immagini che sfidano la logica narrativa convenzionale. Questo stile è spesso presente nel cinema d'avanguardia, come nei film di Maya Deren o Stan Brakhage, dove il montaggio diventa uno strumento per esplorare il subconscio o per creare esperienze visive e sensoriali uniche.
In conclusione, il montaggio è un elemento essenziale del linguaggio cinematografico, capace di trasformare una serie di inquadrature in un racconto coeso o in un'esperienza visiva complessa. Ogni tipo di montaggio offre strumenti unici per comunicare idee, emozioni e significati, rendendo il cinema un'arte straordinariamente versatile e potente.
Vi salutiamo raccomandandovi di non perdetevi le proiezioni di questa settimana di “Conclave” e “La stanza accanto”. Vi aspettiamo!
Beatrice
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