Dio è donna e si chiama Petrunya

ven 16_10 ore 21:00
Venerdì d'essai

Genere: Drammatico
Anno: 2019
Regia: Teona Strugar Mitevska
Attori: Zorica Nusheva, Labina Mitevska, Stefan Vujisic, Suad Begovski, Simeon Moni Damevski, Violeta Sapkovska
Paese: Macedonia, Belgio, Francia, Croazia, Slovenia
Durata: 100 min



TRAMA
Disillusa dalla vita e senza un lavoro, la giovane Petrunya si ritrova per caso nel mezzo di un’affollata cerimonia religiosa riservata agli uomini: una croce di legno viene lanciata nel fiume e chi la recupera avrà un anno di felicità e prosperità. Con aria di sfida, anche Petrunya si getta in acqua, riuscendo a prendere la croce per prima, nello scandalo generale: mai a una donna era stato permesso di partecipare all’evento e tanto meno di vincere. Tutto il paese sembra unito nel chiederle di restituire la croce, con le buone o con le cattive, ma Petrunya è decisa a non arrendersi e a tenerla con sé a ogni costo…

CRITICA
In questo intenso film la regista, che ha scritto anche la sceneggiatura con Elma Tataragic, entra in un piccolo fatto di cronaca realmente accaduto (il lancio della croce in acqua è una tradizione ortodossa che si svolge ogni 19 gennaio; nel 2014 nella macedone Štip è stata una donna la prima a trovarla) e lo trasforma in una grande riflessione sulla difficoltà contemporanea a essere sé stessi e a trovare la propria strada, in un mondo di uomini chiusi nella loro mentalità angusta.
Ma soprattutto in una comunità legata da tradizioni che rischiano di diventare convenzioni irrazionali, guidate da Stato e Chiesa che possono non corrispondere al loro compito.
Si sbaglierebbe, però, a etichettare questo film come un film femminista che colpisce il sistema politico e religioso: Dio è donna e si chiama Petrunya è invece un film che modula, con suoi piani registici medi e quasi scultorei, la necessità di avere una società più giusta, più gentile e più razionale.
Non c’è bianco e nero in questo film, ma c’è l’azzurro della solitudine e il niveo colore della purezza, c’è l’imperfezione normale del corpo e la perfezione ideale della vita, c’è la durezza di chi racchiude il mondo in una mano e di chi riacquista il sorriso perché, forse, è possibile una nuova vita, anche se già solcata da altri, come quella strada tracciata nella neve. (www.cinematografo.it)

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