Il caso Spotlight
Oscar 2016 come miglior film
gio 3_3 ore 21.15
sab 5_3 ore 21.15
dom 6_3 ore 18.00 e 21.15
GENERE: Drammatico
ANNO: 2015
REGIA: Thomas McCarthy
ATTORI: Rachel McAdams, Mark Ruffalo, Michael Keaton, Stanley Tucci, Liev Schreiber, Billy Crudup, John Slattery, Len Cariou, Jamey Sheridan
SCENEGGIATURA: Thomas McCarthy, Josh Singer
FOTOGRAFIA: Masanobu Takayanagi
MONTAGGIO: Tom McArdle
MUSICHE: Howard Shore
PAESE: USA
DURATA: 128 Min
ANNO: 2015
REGIA: Thomas McCarthy
ATTORI: Rachel McAdams, Mark Ruffalo, Michael Keaton, Stanley Tucci, Liev Schreiber, Billy Crudup, John Slattery, Len Cariou, Jamey Sheridan
SCENEGGIATURA: Thomas McCarthy, Josh Singer
FOTOGRAFIA: Masanobu Takayanagi
MONTAGGIO: Tom McArdle
MUSICHE: Howard Shore
PAESE: USA
DURATA: 128 Min
Trama
Al “Boston Globe” nell’estate del 2001 arriva da Miami un nuovo
direttore, Marty Baron. E’ deciso a far sì che il giornale torni in
prima linea su tematiche anche scottanti, liberando dalla routine il
team di giornalisti investigativi che è aggregato sotto la sigla di
‘Spotlight’. Il primo argomento di cui vuole che il giornale si occupi è
quello relativo a un sacerdote che nel corso di trent’anni ha abusato
numerosi giovani senza che contro di lui venissero presi provvedimenti
drastici. Baron è convinto che il cardinale di Boston fosse al corrente
del problema ma che abbia fatto tutto quanto era in suo potere perché la
questione venisse insabbiata. Nasce così un’inchiesta che ha portato
letteralmente alla luce un numero molto elevato di abusi di minori in
ambito ecclesiale.
Recensione
Lo scandalo che, a cavallo tra il 2001 e il 2002, travolse la diocesi di
Boston diede il via a una indispensabile, anche se comunque sempre
troppo tardiva, presa di coscienza in ambito cattolico della piaga degli
abusi di minori ad opera di sacerdoti. Il film di Thomas McCarthy,
rispettando in pieno le regole del filone che ricostruisce attività di
indagine giornalistiche che hanno segnato la storia della professione,
ha anche però il pregio di rivelarsi efficace nel distaccarsene almeno
in parte. Perché i giornalisti del team non sono eroi senza macchia che
combattono impavidi il Male ovunque si annidi. Qualcuno tra loro aveva
avuto tra le mani materiale che avrebbe potuto far scoppiare il caso
anni prima (evitando così le sofferenze di tanti piccoli) ma non lo ha
fatto. Così come le alte sfere hanno taciuto e le vittime, in molti
casi, hanno (anche se comprensibilmente) preferito non esibire con
denunce le ferite impresse nel loro animo.
Un film come Spotlight non è solo cinematograficamente efficace anche perché sorretto da un cast di attori tutti aderenti al ruolo (con in prima fila un Michael Keaton che sembra aver trovato una nuova giovinezza interpretativa) ma anche perché finisce con l’affermare un dato di fatto incontrovertibile. La Chiesa Cattolica, grazie ad alcuni suoi esponenti collocati ai livelli più alti della gerarchia, ha creduto di ‘salvare la fede dei molti’ nascondendo la perversione di pochi. Ha invece ottenuto l’effetto contrario finendo con il far accomunare nel sospetto di un’opinione pubblica, spesso pronta alla semplificazione, un clero che nella sua stragrande maggioranza ha tutt’altra linea di condotta. La forza con cui Papa Francesco ha condannato, anche con la detenzione entro le mura vaticane, i colpevoli di questo tipo di reati è prova di un’acquisita nuova consapevolezza in materia. Quell’inchiesta di poco più di dieci anni fa ne è all’origine e quei giornalisti, anche se non ne erano del tutto consapevoli, finivano con il ricordare a chi regalava loro copie del Catechismo di andare a rileggere e fare proprie le parole di Gesù: “Chi scandalizza anche uno solo di questi piccoli che credono in me, sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo una macina girata da asino e fosse gettato negli abissi del mare” (Matteo 18, 6). Giancarlo Zappoli
Un film come Spotlight non è solo cinematograficamente efficace anche perché sorretto da un cast di attori tutti aderenti al ruolo (con in prima fila un Michael Keaton che sembra aver trovato una nuova giovinezza interpretativa) ma anche perché finisce con l’affermare un dato di fatto incontrovertibile. La Chiesa Cattolica, grazie ad alcuni suoi esponenti collocati ai livelli più alti della gerarchia, ha creduto di ‘salvare la fede dei molti’ nascondendo la perversione di pochi. Ha invece ottenuto l’effetto contrario finendo con il far accomunare nel sospetto di un’opinione pubblica, spesso pronta alla semplificazione, un clero che nella sua stragrande maggioranza ha tutt’altra linea di condotta. La forza con cui Papa Francesco ha condannato, anche con la detenzione entro le mura vaticane, i colpevoli di questo tipo di reati è prova di un’acquisita nuova consapevolezza in materia. Quell’inchiesta di poco più di dieci anni fa ne è all’origine e quei giornalisti, anche se non ne erano del tutto consapevoli, finivano con il ricordare a chi regalava loro copie del Catechismo di andare a rileggere e fare proprie le parole di Gesù: “Chi scandalizza anche uno solo di questi piccoli che credono in me, sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo una macina girata da asino e fosse gettato negli abissi del mare” (Matteo 18, 6). Giancarlo Zappoli
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