La legge del mercato


ven 22_1 ore 21.15
 ANNO: 2015
REGIA: Stéphane Brizé
ATTORI: Vincent Lindon
SCENEGGIATURA: Stéphane Brizé, Olivier Gorce
FOTOGRAFIA: Éric Dumont
MONTAGGIO: Anne Klotz
PRODUZIONE: Arte France Cinéma, Nord-Ouest Productions
DISTRIBUZIONE: Academy Two
PAESE: Francia
DURATA: 93 Min






Trama
Thierry ha 51 anni, una moglie e un figlio disabile. È disoccupato, ha frequentato corsi di formazione che non gli hanno portato un nuovo lavoro e le sue ricerche non producono esiti positivi. Finché un giorno viene assunto in un ipermercato con il ruolo di controllo nei confronti di tentativi di furto. Tutto procede regolarmente fino a quando un giorno si trova davanti a un dilemma morale.

Recensione
Il nuovo film di Stéphane Brizé esce con due titoli: quello francese è La loi du marchée l'internazionale A Simple Man. Entrambi centrano il senso del film. Perché Thierry è davvero un uomo semplice ma, allargando la lettura, possiamo anche dire che è semplicemente un uomo costretto a misurarsi con le leggi di un mercato che diventa di giorno in giorno un Moloch sempre più spietato che divora persone mostrando un volto apparentemente amichevole e solidale. Il regista francese ha realizzato un'opera di denuncia che, a partire dalla tipologia di produzione, guarda a un mondo economico che possa strutturarsi diversamente. Il film è infatti coprodotto da lui, Lindon e Rossignon con una rinuncia di una buona parte del loro salario che ha permesso di pagare normalmente la troupe.
Lindon ha poi accettato di recitare con una gran parte di non professionisti e anche in questo risiede un elemento di interesse. Perché il casting è stato realizzato selezionando persone che nella vita di tutti i giorni hanno le stesse mansioni che interpretano sullo schermo. Il film procede con una gradualità che non si trasforma nella tanto temuta (da una parte degli spettatori) 'lentezza' offrendo con questa scelta la possibilità di seguire il percorso di un uomo che ha perso il lavoro dopo 25 anni di attività perché la sua azienda ha 'delocalizzato' (termine accuratamente soft che si può agilmente tradurre in: 'si è traferita in un altro Paese in cui può sfruttare una manodopera a costo più basso e spesso priva di tutele'). Tutti sono gentili con lui, anche l'impiegata di banca che gli prospetta la morte e quindi la necessità di vendere la casa per acquistarne una più piccola e intanto magari accendere un'assicurazione sulla vita o chi gli fa colloqui per l'assunzione via Skype evitandosi il fastidio di averlo davanti a sé fisicamente. Vincent Lindon offre al suo Thierry la fisicità di un uomo solido anche moralmente. Una solidità che la società cerca di incrinare a poco a poco utilizzando l'arma del suo bisogno di lavorare.
La presenza del figlio disabile non è assolutamente necessitata dal bisogno di creare compassione. Ha invece il valore di 'segno' forte che ci accompagna verso la parte finale del film: proprio perché vive quotidianamente anche questo tipo di difficoltà Thierry si trova a disagio dinanzi a chi, in un supermercato, ruba non per vizio ma per necessità. Deve quindi decidere fino a che punto la 'legge' vada fatta rispettare anche perché scopre che può diventare un pretesto per licenziare. Oggi più che mai il motto evangelico "Il sabato è stato fatto per l'uomo, non l'uomo per il sabato" viene disatteso da chi, più o meno scientemente ma comunque sempre con effetti deleteri, ha deciso di adorare il dio Mercato. Giancarlo Zappoli 

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