Turner
Mini-rassegna Cinema di Marzo
in lingua originale (inglese), con sottotitoli in italiano
sab 28_3 ore 18.00
GENERE: Biografico, Drammatico
ANNO: 2014
REGIA: Mike Leigh
SCENEGGIATURA: Mike Leigh
ATTORI: Timothy Spall, Tom Wlaschiha, Roger Ashton-Griffiths, Lesley Manville, Lee Ingleby, James Fleet
FOTOGRAFIA: Dick Pope
MONTAGGIO: Jon Gregory
MUSICHE: Gary Yershon
PAESE: Gran Bretagna
DURATA: 150 Min
Trama
J. M. W. Turner, pittore paesaggista, ormai adulto nei primi dell'800 vede morire il padre cui era molto affezionato e rimane a vivere con la donna di servizio che lo aiuta nel lavoro. Amante delle donne mature ma poco incline a stabilire rapporti affettivi stabili o a impegnarsi in relazioni durature, viaggia molto per esporre e per ammirare quello che poi dipingerà.
C'è più d'un riferimento in Mr. Turner al fatto che il pittore protagonista della storia sia probabilmente uno dei più grandi paesaggisti di sempre, un artista determinante nello sviluppo di quel particolare tipo di pittura. Turner è in sostanza un colosso dell'arte visiva e della sua vita Mike Leigh decide di affrontare unicamente l'ultimo periodo, quello in cui era già sufficientemente affermato da vivere il proprio status di pittore noto (con tutti i favori e i problemi che questo comporta).
Recensione
Sebbene la scansione del film non si distacchi in nulla dai canoni del genere biografico (con poco riguardo per ciò che rendeva straordinario il lavoro del protagonista e molta attenzione alla sua vita privata), Mike Leigh cerca lo stesso di cesellare con finezza, di scena in scena, una visione del mestiere artistico. In Mr. Turner infatti ogni evento della vita privata sembra non essere capace di rimanere confinato in essa e getta più d'una luce riflessa sulla professione, si intavola così un discorso estremamente complicato, e purtroppo non sempre risolto con efficacia, sull'istinto vitale insito nell'arte.
Inaffidabile, umorale, ombroso, orso ed egoista con Turner si empatizza non senza un certo grado di senso di colpa e principalmente attraverso quella postura da mr. Hyde messa in scena da Timothy Spall, immensa antenna catalizzatrice di tutto ciò che avviene, una spugna che tutto prende e pochissimo rilascia così che ad ogni suo grugnito scatti una piccola risata. In tal senso non manca di barare Mike Leigh, di passare cioè per un po' d'ironia così da donare simpatia ad un personaggio apertamente antipatico, riuscendo a non tradire la realtà storica e contemporaneamente guadagnare il consenso dello spettatore per giungere al suo obiettivo: la fascinazione della battaglia umana per la conquista dell'arte, vista senza sconti e senza eufemismi.
Sono infatti quelle relative all'instancabile volontà di disegnare di Turner le parti migliori di un film altrimenti meno riuscito degli ultimi straordinari ritratti umani cui il regista inglese ci ha abituato. Ma se quella dell'artista come macchina affamata di creatività è una visione abbastanza abusata, Leigh cerca di comunicare con ancor più minuzia una forma particolare di bramosia del "vedere" come l'inizio di tutto. Il suo Turner è disposto ad ogni cosa per "vedere", in un'epoca in cui poter ammirare un paesaggio particolare o un evento raro erano occasioni imperdibili per un occhio raffinato. In delicatissimo equilibrio tra realismo ed espressionismo, tra rappresentazione del mondo per com'è e per come lo vede il Turner visto da Leigh, con facile parallelismo, diventa il primo (inconsapevole) cineasta della storia, non tanto per i suoi quadri ma per l'atteggiamento nei confronti del'arte. Attraverso le sue alterne fortune dunque Leigh cerca di mettere in tempesta le acque che solitamente vengono rappresentate come calme. Non esalta l'artista ma, specie nella doppia chiusa, ne sottolinea l'incoerenza e la colpevole mancanza di qualsiasi pianificazione, sostituita da un famelico desiderio di "fare" dopo aver "visto", senza logica (immancabili le beffe della critica) ma con solo istinto.
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in lingua originale (inglese), con sottotitoli in italiano
sab 28_3 ore 18.00
GENERE: Biografico, Drammatico
ANNO: 2014
REGIA: Mike Leigh
SCENEGGIATURA: Mike Leigh
ATTORI: Timothy Spall, Tom Wlaschiha, Roger Ashton-Griffiths, Lesley Manville, Lee Ingleby, James Fleet
FOTOGRAFIA: Dick Pope
MONTAGGIO: Jon Gregory
MUSICHE: Gary Yershon
PAESE: Gran Bretagna
DURATA: 150 Min
Trama
J. M. W. Turner, pittore paesaggista, ormai adulto nei primi dell'800 vede morire il padre cui era molto affezionato e rimane a vivere con la donna di servizio che lo aiuta nel lavoro. Amante delle donne mature ma poco incline a stabilire rapporti affettivi stabili o a impegnarsi in relazioni durature, viaggia molto per esporre e per ammirare quello che poi dipingerà.
C'è più d'un riferimento in Mr. Turner al fatto che il pittore protagonista della storia sia probabilmente uno dei più grandi paesaggisti di sempre, un artista determinante nello sviluppo di quel particolare tipo di pittura. Turner è in sostanza un colosso dell'arte visiva e della sua vita Mike Leigh decide di affrontare unicamente l'ultimo periodo, quello in cui era già sufficientemente affermato da vivere il proprio status di pittore noto (con tutti i favori e i problemi che questo comporta).
Recensione
Sebbene la scansione del film non si distacchi in nulla dai canoni del genere biografico (con poco riguardo per ciò che rendeva straordinario il lavoro del protagonista e molta attenzione alla sua vita privata), Mike Leigh cerca lo stesso di cesellare con finezza, di scena in scena, una visione del mestiere artistico. In Mr. Turner infatti ogni evento della vita privata sembra non essere capace di rimanere confinato in essa e getta più d'una luce riflessa sulla professione, si intavola così un discorso estremamente complicato, e purtroppo non sempre risolto con efficacia, sull'istinto vitale insito nell'arte.
Inaffidabile, umorale, ombroso, orso ed egoista con Turner si empatizza non senza un certo grado di senso di colpa e principalmente attraverso quella postura da mr. Hyde messa in scena da Timothy Spall, immensa antenna catalizzatrice di tutto ciò che avviene, una spugna che tutto prende e pochissimo rilascia così che ad ogni suo grugnito scatti una piccola risata. In tal senso non manca di barare Mike Leigh, di passare cioè per un po' d'ironia così da donare simpatia ad un personaggio apertamente antipatico, riuscendo a non tradire la realtà storica e contemporaneamente guadagnare il consenso dello spettatore per giungere al suo obiettivo: la fascinazione della battaglia umana per la conquista dell'arte, vista senza sconti e senza eufemismi.
Sono infatti quelle relative all'instancabile volontà di disegnare di Turner le parti migliori di un film altrimenti meno riuscito degli ultimi straordinari ritratti umani cui il regista inglese ci ha abituato. Ma se quella dell'artista come macchina affamata di creatività è una visione abbastanza abusata, Leigh cerca di comunicare con ancor più minuzia una forma particolare di bramosia del "vedere" come l'inizio di tutto. Il suo Turner è disposto ad ogni cosa per "vedere", in un'epoca in cui poter ammirare un paesaggio particolare o un evento raro erano occasioni imperdibili per un occhio raffinato. In delicatissimo equilibrio tra realismo ed espressionismo, tra rappresentazione del mondo per com'è e per come lo vede il Turner visto da Leigh, con facile parallelismo, diventa il primo (inconsapevole) cineasta della storia, non tanto per i suoi quadri ma per l'atteggiamento nei confronti del'arte. Attraverso le sue alterne fortune dunque Leigh cerca di mettere in tempesta le acque che solitamente vengono rappresentate come calme. Non esalta l'artista ma, specie nella doppia chiusa, ne sottolinea l'incoerenza e la colpevole mancanza di qualsiasi pianificazione, sostituita da un famelico desiderio di "fare" dopo aver "visto", senza logica (immancabili le beffe della critica) ma con solo istinto.
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