Climbing Iran
Ven 11_02 ore 21:00
Cineforum
TRAMA
Nasim ha mani forti e unghie dipinte con smalto rosa shocking. È una pioniera dell’arrampicata all’aperto in Iran, dove le donne arrampicano su pareti artificiali durante orari stabiliti, solo tra donne.
Dopo essere stata una giovane campionessa di diversi sport – dal karate al kickboxing – Nasim ha seguito il richiamo della natura e ha deciso di andare oltre le barriere imposte alle donne del suo Paese, costruendo la propria strada sulle montagne persiane, dove ha aperto una cinquantina di nuove vie.
Il film è il ritratto di una donna straordinaria, determinata a superare le barriere che si oppongono alla sua passione, siano esse fisiche, sociali, psicologiche, geografiche o ideologiche. Impegnata a “cambiare le cose a poco a poco”, porta altre giovani donne sulle pareti di roccia, poco fuori Teheran, insegnando loro come arrampicarsi e diventare indipendenti. Nasim ha un sogno che può diventare realtà: aprire una nuova via sulle Alpi, anche quando raggiungere l’Europa stessa è una vera e propria impresa.
CRITICA
Sfidare le altezze, arrampicarsi sulle rocce a strapiombo e, infine, conquistare la vetta. Scalare per Nasim non è solo ricerca di adrenalina, esercizio di abilità, come d’altronde non lo è quasi mai per chi pratica free climbing. Non lo è di certo per una giovane donna nata in un luogo ancora intriso di cultura patriarcale, dove praticare uno sport all’aperto è particolarmente difficoltoso per chi appartiene al genere femminile.
Perciò, arrampicarsi per Nasim è anche metafora, gesto simbolico: sfidare la montagna, per lei, vuol dire combattere i pregiudizi, affrontare i retaggi maschilisti. Ed è per questo che ciò che Nasim fa assume il significato di atto di ribellione, segno di emancipazione: “Non ha importanza se sei ricco o povero, bianco o nero, iraniano o italiano, uomo o donna. La gravità attira tutti verso il basso, con la stessa forza. E questo mi ha dato un grande senso di libertà e uguaglianza”.
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