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Mood Indigo - La schiuma dei giorni
ven 18_10 ore 21.15
GENERE: Commedia, Drammatico
REGIA: Michel Gondry
SCENEGGIATURA: Laurent Turner
ATTORI: Audrey Tautou, Romain Duris, Charlotte Le Bon, Gad Elmaleh, Omar Sy, Jamel Debbouze, Vincent Lindon, Jean-Pierre Darroussin
FOTOGRAFIA: Christophe Beaucarne
MUSICHE: Étienne Charry
PAESE: Francia 2013
SOGGETTO: Dal romanzo di Boris Vian "La schiuma dei giorni" (ed. Marcos y Marcos)
Trama
Colin è un giovane uomo che spende le sue giornate dentro una casa e una
città surreali. Ricco di una fortuna sufficiente a permettergli di
vivere senza lavorare, è accudito da un topo e da un cuoco che coltiva
una cucina 'decorativa' e cita Jules Gouffé. A una festa Colin si
innamora di Chloé, a cui chiede molto presto mano e cuore. Pazzo di
gioia suggerisce a Chick, amico fraterno e compagno di pianococktail, di
sposare la sua Alise per vivere come lui felice e contento. La dote che
Colin mette generosamente a disposizione del matrimonio dell'amico
viene però impiegata nell'acquisto di opere di Jean Sol Patre, filosofo
esistenzialista con pipa e cravatta. Ossessionato dalla propria
collezione, Chick rimanda le nozze con Alise e partecipa al matrimonio e
alla felicità di Colin, minacciata da una malattia che cova nel petto
bianco di Chloé. Colin impegna tutto il suo denaro in fiori di dolorosa
bellezza per contrastare l'effetto esiziale di una ninfea letale che
vorrebbe soffocare l'amata. Addolorato e sempre più povero, comincia a
lavorare mentre la casa intorno a lui si restringe e il mondo impazzisce
inghiottendo tutti quelli che ama.
Recensione
Secondo Raymond Queneau "La schiuma dei giorni" è forse il più
straziante dei romanzi d'amore. Una storia semplice quella di Boris
Vian, che sviluppa i suoi personaggi in un universo poetico e
inaspettato dove amore, malattia e morte si esibiscono sulle note jazz e
nel mood indaco di Duke Ellington. E tra l'azzurro e il viola
si muove pure la trasposizione cinematografica di Michel Gondry, che col
romanzo di Vian è cresciuto e ha nutrito la sua immaginazione. Dopo
aver applicato alla materialità delle immagini l'arte del sogno (Be Kind Rewind),
elogio sublime del cinema e dell'analogico, Gondry mette mano e cuore a
un romanzo affamato di vita come il suo autore. Il lirismo scoperto del
suo cinema lo rendeva candidato ideale a trasferire sullo schermo il
surrealismo, la schizofrenia onirica, l'eccentricità oggettistica,
l'animismo e l'impossibilità della felicità amorosa delle pagine di
Boris Vian.
E invece qualcosa nella traduzione si è perso
ingombrando il film, dove la ridondanza della scenografia strangola i
personaggi e soffoca i sentimenti. Mood Indigo - La schiuma dei giorni
'porta fuori' il mondo interiore di Colin e Chloé, dissipandolo nelle
loro azioni e negli effetti speciali artigianali. L'eccezionale
inventiva di Vian si annulla in quella altrettanto traboccante di
Gondry, producendo una distanza emotiva quasi insormontabile tra film e
spettatore. Diversamente dalle opere precedenti, l'esplosione di
immaginario non innesca una rigenerazione capace di riscrivere la realtà
col furore di un poeta. È nel secondo atto, quello tragico di una
malattia che non permette di invecchiare, che il film si incendia. Mood Indigo - La schiuma dei giorni
splende nel tempo in cui perde letteralmente il colore e scolora in un
bianco e nero dove il mondo, la vita e i sentimenti assumono contorni
incerti, sfumando l'uno nell'altro. La malattia e la morte non
trasformano solo le persone ma cambiano anche gli spazi, li riducono
come la casa di Colin e Chloé, che si riproporziona nelle dimensioni e
alle dimensioni di un topo grigio dai baffi neri, testimone muto della
rovina economica e della caducità dei corpi.
Sagome da set intagliate nell'arte del sogno
sono Romain Duris e Audrey Tautou, miniature in cerca di una dimensione
reale in cui amarsi e viversi prima che la natura faccia scempio dei
loro cuori. Dolci e gentili, infantili e illusori, cantano l'incanto
totale dell'amore sopra una nuvola e una Parigi (in)distinguibile.
Smantellando e riassemblando i materiali organici del fare cinema,
Gondry realizza un film di geometrie implosive e di oggetti reali
destinati ad animarsi nelle sue mani e nel suo sguardo che, a un passo
dalla fine, afferra la luce di Boris Vian e il fiore malvagio che l'ha
spenta. Marzia Gandolfi
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