DAWSON CITY – IL TEMPO TRA I GHIACCI
ven 28_04 ore 21.15
Trama
Trama
Dawson City, Yukon. Anche se 
ufficialmente ci troviamo in Canada, si tratta di una storia tutta 
americana. Tra la fine dell'Ottocento e gli anni Venti, è nello Yukon 
che si scatena la febbre dell'oro; passano di qui decine di migliaia di 
persone, permettendo alla cittadina di svilupparsi freneticamente. In 
città esiste anche un cinema dove i film arrivano con anni di ritardo. 
Da quel luogo impervio, rispedire indietro le pellicole è troppo 
costoso, per cui vengono o distrutte o lasciate letteralmente andare 
alla deriva. A fine anni Settanta, poi, alcuni scavi in quello che era 
stato un campo da hockey riportano alla luce un piccolo giacimento di 
custodie cinematografiche, preservato dal ghiaccio. Molti dei film dati 
per perduti vengono così riscoperti, intatti grazie alla conservazione 
del freddo.
                                
Da una suggestione di fascino 
indiscutibile, il documentarista Bill Morrison trae un lavoro di 
montaggio, dove la parte del leone è sostenuta dai materiali d'epoca, 
vale a dire gli spezzoni dei film ritrovati e la documentazione di 
quella straordinaria fase della storia americana, vera e propria 
fondazione del capitalismo. Si aggiungono le interviste agli abitanti 
della città che hanno riscoperto il giacimento. 
Recensione 
Il film, astratto e pensato come
 un viaggio ipnotico dentro l'archeologia del cinema e della nazione 
moderna, andrebbe proiettato insieme a Il petroliere di Paul Thomas Anderson, che ne costituisce l'integrazione opposta: una vicenda di finzione altrettanto affascinata dal passato americano. 
In virtù delle musiche dense e atmosferiche di Alex Somers (consustanziali al progetto artistico), Dawson City costituisce un esempio a sé stante di cinema documentario, che da una parte estremizza l'assunto della ricerca - in fondo è la ricostruzione di un passato attraverso migliaia di immagini e fotografie - dall'altra rifiuta di farsi mero reportage, puntando invece a farsi esperienza quasi ipnotica. Consapevole di rischiare qualcosa - c'è chi si potrebbe sentire assediato, quasi frastornato, dalla musica ossessiva e seriale, e dal ripetersi dei movimenti di macchina da e verso le immagini fisse - Morrison fa in modo che le suggestioni di questa storia vera possano esprimersi in tutta la loro vaga grandiosità. Roy Menarini
In virtù delle musiche dense e atmosferiche di Alex Somers (consustanziali al progetto artistico), Dawson City costituisce un esempio a sé stante di cinema documentario, che da una parte estremizza l'assunto della ricerca - in fondo è la ricostruzione di un passato attraverso migliaia di immagini e fotografie - dall'altra rifiuta di farsi mero reportage, puntando invece a farsi esperienza quasi ipnotica. Consapevole di rischiare qualcosa - c'è chi si potrebbe sentire assediato, quasi frastornato, dalla musica ossessiva e seriale, e dal ripetersi dei movimenti di macchina da e verso le immagini fisse - Morrison fa in modo che le suggestioni di questa storia vera possano esprimersi in tutta la loro vaga grandiosità. Roy Menarini
 
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