Mister Chocolat


gio 28_4 ore 21.15
sab 30_4 ore 21.15
dom 01_5 ore 18.00 e 21.15

GENERE: Drammatico , Biografico
ANNO: 2016
REGIA: Roschdy Zem
ATTORI: Omar Sy, Noémie Lvovsky, James Thiérrée, Frédéric Pierrot
SCENEGGIATURA: Cyril Gely
FOTOGRAFIA: Thomas Letellier
MONTAGGIO: Monica Coleman
MUSICHE: Gabriel Yared
PAESE: Francia
DURATA: 110 Min



Trama
Francia, 1897. Rafael Padilla, nero di origine cubana, è uno dei freaks di Monsieur Delvaux, direttore artistico di un piccolo circo di provincia. Esibito tra la donna cannone e l'uomo più alto del mondo, Rafael impersona con pelle maculata e osso tra i capelli il mito del selvaggio famelico, terrorizzando sulla pista donne e bambini. Ma George Footit, clow bianco di professione, intravede in lui un potenziale e gli propone di formare un duo comico.
Lasciata la provincia per la Ville Lumière, George e Rafel incontrano un successo sbalorditivo. Col nome di Chocolat, diventa il primo artista nero della scena francese ma lontano dalle paillettes la vita presenta il conto e la Francia la sua intolleranza. Delazione e arresto innescano un processo di consapevolezza della propria condizione che coinciderà con il fallimento di una carriera. 

Recensione
Prigioniero del modo in cui gli altri lo vedevano (e lo rappresentavano), Chocolat è soccorso da George Footit, clown bianco con cui Chocolat formerà per quindici anni un formidabile duo. Le virtù pedagogiche di Mister Chocolat, che svolge una relazione umana e professionale, rende noto un destino sconosciuto, riemerge la stagione degli imperi coloniali e delle 'esposizioni' ossessionate dalla spettacolarizzazione del guardato, non sono però sufficienti da sole a risollevare un film che resta costantemente in superficie e a cui manca un punto di vista.
Il biopic di Roschdy Zem è un prodotto irrigidito e impacciato, che non ragiona mai in termini di messa in scena, che non ci dice nulla del suo protagonista se non che fu un povero diavolo buono, vittima della sue debolezze (la passione per le donne e il gioco) e di una società esclusivista, che decise un bel giorno di recitare Shakespeare per uscire dalla sua condizione di bestia da circo. Ma la cosa più bizzarra è che Mister Chocolat finisce per riproporre gli stereotipi che vorrebbe denunciare. Sotto i lineamenti di Omar Sy, Chocolat non è che una marionetta priva di profondità psicologica, che porta a coscienza e diventa portavoce dei propri diritti con due bicchieri di assenzio e uno scambio di battute in prigione.
Sul tema della spettacolarizzazione dell'orrore coloniale poi, Mister Chocolat non aggiunge molto ed elude la riflessione sul ruolo dello spettatore compresa da Kechiche. Roschdy Zem non riesce ad afferrare il suo protagonista, a cogliere l'ambiguità del ridere che suscita, ad applicare alla materia uno stile rigoroso (Mister Chocolat è un film agghindato), a ragionare sulla responsabilità dello sguardo o sullo sguardo responsabile. Disinnescato è pure Omar Sy, incredibilmente fuori parte e battuto, in senso proprio e figurato, dal James Thierrée, attore, acrobata, ballerino, mimo 'caduto' sulla pista del circo a quattro anni. Nipote di Charlie Chaplin, melange di splendore e malinconia, è il punctum del film, di cui rende indispensabile la visione.  Marzia Gandolfi

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