A simple life
ven 13_4 ore 21.15
GENERE: Drammatico
REGIA: Ann Hui
SCENEGGIATURA: Susan Chan, Yan-lam Lee
ATTORI: Andy Lau, Deanie Yip, Tsui Hark, Anthony Wong, Qin Hailu, Wang Fulin, Chin Pei
PAESE: Cina, Hong Kong 2011
DURATA: 117 Min
NOTE:
Presentato in concorso al Festival di Venezia 2011
REGIA: Ann Hui
SCENEGGIATURA: Susan Chan, Yan-lam Lee
ATTORI: Andy Lau, Deanie Yip, Tsui Hark, Anthony Wong, Qin Hailu, Wang Fulin, Chin Pei
PAESE: Cina, Hong Kong 2011
DURATA: 117 Min
NOTE:
Presentato in concorso al Festival di Venezia 2011
Trama
Ispirato a fatti e persone reali, il film narra la storia di Chung
Chun-Tao, detta Ah Tao, nata a Taishan, in Cina. Il padre adottivo muore
durante l’occupazione giapponese e la madre la manda a lavorare. Appena
adolescente, Chung Chun-Tao diventa una "amah", una serva, per la
famiglia Leung, condividendone la vita quotidiana. Col tempo alcuni
membri della famiglia passano a miglior vita e altri emigrano. Trascorsi
sessant'anni, Ah Tao è ora al servizio di Roger, l'unico della famiglia
rimasto a Hong Kong, dove lavora nell'industria cinematografica. Un
giorno, tornando a casa, Roger trova la donna in preda a un ictus e la
porta precipitosamente in ospedale. Una volta fuori pericolo, Ah Tao gli
comunica di volersi ritirare in un ospizio.
Recensione
Tra l'anziana amah (domestica) Ah Tao e il suo padrone,
l'attore cinematografico Roger, si instaura un rapporto che assomiglia a
quello tra una madre e il proprio figlio, destinato a intensificarsi
durante la degenza in ospedale di Ah Tao.
Una lunga carriera come quella di Ann Hui, dedita sin dagli inizi alla denuncia di storture della società e alla raffigurazione di spaccati di quotidianità raramente visti su grande schermo, non poteva che trovare coronamento in un film come A Simple Life, che già nel titolo pare assurgere a summa della poetica della regista. La storia di Ah Tao è quella esemplare della vita di una persona semplice, una donna costretta dagli eventi a trascorrere sin dall'infanzia una vita al servizio degli altri, ma che a questa condizione ha saputo infondere dignità e passione; una donna, a prescindere dallo status, speciale e unica, proprio come il fiocco di neve del vetusto stereotipo.
Riecheggia qualcosa di Ozu nella dinamica servo-famiglia, ma la cifra stilistica è inconfondibilmente quella di Ann Hui, che accarezza con la macchina da presa i corpi dei suoi personaggi, ma soprattutto le espressioni, anche le meno percettibili, carpendo sguardi e ammiccamenti furtivi tra due personaggi che spesso non necessitano di parole per comunicare il reciproco affetto. Quello che arriva al pubblico in una sorta di empatia che supera lo schermo e cresce man mano che Roger e Ah Tao capiscono di rappresentare la famiglia nella sua totalità l'uno per l'altro.
Proprio quell'Andy Lau che la Hui lanciò nel lontano 1982 di Boat People torna, ormai superstar, nei panni del protagonista di A Simple Life, privandosi di ogni glamour e dimostrando per la prima volta di accettare la sua mezza età e l'inesorabile verdetto del tempo che passa.
A fianco di Lau, diversi i cameo di celebrità del cinema di Hong Kong, tra cui un sorprendente Tsui Hark, che – con Andy Lau e Sammo Hung – riforma, in una breve parentesi di cinema nel cinema, la trimurti a cui dobbiamo Detective Dee e il mistero della fiamma fantasma. Una lezione di compostezza e raffinata gestione dei sentimenti da un'instancabile osservatrice della vita umana. Emanuele Sacchi
Una lunga carriera come quella di Ann Hui, dedita sin dagli inizi alla denuncia di storture della società e alla raffigurazione di spaccati di quotidianità raramente visti su grande schermo, non poteva che trovare coronamento in un film come A Simple Life, che già nel titolo pare assurgere a summa della poetica della regista. La storia di Ah Tao è quella esemplare della vita di una persona semplice, una donna costretta dagli eventi a trascorrere sin dall'infanzia una vita al servizio degli altri, ma che a questa condizione ha saputo infondere dignità e passione; una donna, a prescindere dallo status, speciale e unica, proprio come il fiocco di neve del vetusto stereotipo.
Riecheggia qualcosa di Ozu nella dinamica servo-famiglia, ma la cifra stilistica è inconfondibilmente quella di Ann Hui, che accarezza con la macchina da presa i corpi dei suoi personaggi, ma soprattutto le espressioni, anche le meno percettibili, carpendo sguardi e ammiccamenti furtivi tra due personaggi che spesso non necessitano di parole per comunicare il reciproco affetto. Quello che arriva al pubblico in una sorta di empatia che supera lo schermo e cresce man mano che Roger e Ah Tao capiscono di rappresentare la famiglia nella sua totalità l'uno per l'altro.
Proprio quell'Andy Lau che la Hui lanciò nel lontano 1982 di Boat People torna, ormai superstar, nei panni del protagonista di A Simple Life, privandosi di ogni glamour e dimostrando per la prima volta di accettare la sua mezza età e l'inesorabile verdetto del tempo che passa.
A fianco di Lau, diversi i cameo di celebrità del cinema di Hong Kong, tra cui un sorprendente Tsui Hark, che – con Andy Lau e Sammo Hung – riforma, in una breve parentesi di cinema nel cinema, la trimurti a cui dobbiamo Detective Dee e il mistero della fiamma fantasma. Una lezione di compostezza e raffinata gestione dei sentimenti da un'instancabile osservatrice della vita umana. Emanuele Sacchi
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