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Visualizzazione dei post da dicembre, 2012

Di nuovo in gioco

ven 28_12 ore 21.15
sab 29_12 ore 21.15
dom 30_12 ore 18.00 e 21.00
mar 1_1  ore 21.00




GENERE: Drammatico
REGIA: Robert Lorenz
SCENEGGIATURA: Randy Brown
ATTORI: Clint Eastwood, Amy Adams, Justin Timberlake, Matthew Lillard, John Goodman, Scott Eastwood, Robert Patrick, Matt Bush, Ed Lauter, Chelcie Ross, Darren Le Gallo, Rus Blackwell
PAESE: USA 2012
DURATA: 111 Min
FORMATO: Colore

Sito Italiano
Sito Ufficiale





Trama
Gus Lobel (Clint Eastwood) è da decenni uno dei migliori scout del baseball, sempre in cerca di nuovi talenti sportivi; tuttavia, malgrado cerchi a tutti i costi di nasconderlo, l'età avanza. Ma Gus, che è in grado di riconoscere il tipo di battuta solo dal rumore della mazza da baseball, si rifiuta di finire in "panchina" e di terminare così gli ultimi anni della sua brillante carriera. Purtroppo però non ha scelta. L'ufficio centrale degli Atlanta Braves inizia a mettere in discussione le sue capacità, specialmente in vista della selezione di un nuovo fenomeno del baseball. L'unica persona che potrebbe aiutarlo è l'unica alla quale Gus preferirebbe non doversi rivolgere: sua figlia Mickey (Amy Adams), un avvocato di Atlanta, una giovane donna che grazie alla sua ambizione, sta per diventare socio dello studio legale in cui lavora. Mickey ha sempre avuto un rapporto difficile con suo padre, il quale, dopo la morte della moglie, non è stato un genitore modello. Anche ora, nei rari momenti che trascorrono insieme, lui è sempre troppo distratto dal baseball, e Mickey è convinta che sia proprio quello l'unico grande amore della sua vita. Malgrado le sue reticenze e le obiezioni di Gus, Mickey decide di accompagnarlo in un ultimo incarico in Nord Carolina, mettendo a repentaglio la propria carriera per salvare quella del padre.

Approfondimenti
rassegna stampa
scheda su cinematografo.it


Tutto tutto niente niente

sab 15_12 ore 21.15
dom 16_12 ore 18.00 e 21.00

ven 21_12 ore 21.15
sab 22_12 ore 21.15
dom 23_12 ore 18.00 e 21.00
mar 25_12 ore 18.00 e 21.00
mer 26_12 ore 18.00 e 21.00


GENERE: Commedia
REGIA: Giulio Manfredonia
SCENEGGIATURA: Antonio Albanese, Piero Guerrera
ATTORI: Antonio Albanese, Paolo Villaggio, Nicola Rignanese, Fabrizio Bentivoglio, Lunetta Savino, Lorenza Indovina, Vito, Teco Celio, Bob Messini, Luigi Maria Burruano, Davide Giordano, Maria Rosaria Russo
PRODUZIONE: Fandango, Rai Cinema
PAESE: Italia 2012
FORMATO: Colore
Sito Ufficiale




Trama
Perché Cetto La Qualunque, Rodolfo Favaretto e Frengo Stoppato finiscono in carcere? E, soprattutto, perché riescono a uscirne? Qual è il destino che li unisce? C'è qualcuno che trama nell'ombra? O costui preferisce farlo in piena luce? Tre storie, tre personaggi con un destino che li accomuna: la politica con la “p” minuscola. Cetto La Qualunque, il politico “disinvolto” che abbiamo imparato a conoscere, questa volta alle prese con una travolgente crisi politica e sessuale (in lui le due cose viaggiano sempre di pari passo). Rodolfo Favaretto, che rincorre il sogno secessionista di un nordista estremo, e che per vivere e combattere la crisi commercia in migranti clandestini. Frengo Stoppato, un uomo stupefacente, in tutti i sensi, che torna dal suo buen retiro incastrato da una madre ingombrante, con un sogno semplice semplice: riformare la chiesa e guadagnarsi la beatitudine. Un ritratto folle ma non troppo dell'Italia di questi anni, in una girandola di situazioni paradossali e travolgenti. In realtà, forse, è semplicemente: neorealismo.

È stato il figlio


http://pad.mymovies.it/filmclub/2011/08/025/imm.jpg

ven 14_12 ore 21,15


GENERE: Drammatico
REGIA: Daniele Ciprì
SCENEGGIATURA: Miriam Rizzo, Daniele Ciprì, Massimo Gaudioso
ATTORI: Toni Servillo, Giselda Volodi, Fabrizio Falco, Aurora Quattrocchi, Benedetto Raneli, Piero Misuraca, Alfredo Castro, Giacomo Civiletti, Pier FOTOGRAFIA: Mimmo Caiuli, Daniele Ciprì
MONTAGGIO: Francesca Calvelli
MUSICHE: Carlo Crivelli
PAESE: Italia 2012
DURATA: 90 Min




Trama
Busu è un vecchio signore a cui piace raccontare storie. Seduto nell'ufficio postale della sua città intrattiene gli avventori, qualcuno appassionato, troppi distratti. Più di tutti ama riferire l'avventura e la sventura della famiglia Ciraulo, colpita al cuore da un lutto. Nicola, il capofamiglia, recupera ferrame dalle navi in disarmo in compagnia del vecchio padre e del figlio. Dentro una casa modesta lo aspettano ogni sera la madre, la moglie e l'adorata Serenella che un proiettile vagante, esploso durante un regolamento di conti, uccide tragicamente. Inconsolabile, Nicola ritrova improvvisamente senso e speranza inseguendo la possibilità di un risarcimento, legittimo riconoscimento dello Stato alle vittime della mafia. Tra debiti e ingorghi burocratici, i Ciraulo provano a immaginare quale desiderio potrebbe appagare la loro 'fame' atavica. Liquidati finalmente decidono intorno al tavolo di investire il capitale ormai ridotto in un'automobile, la più bella che si sia mai vista in città. Ma quella Mercedes, 'presidenziale', luccicante e benedetta con acqua santa e segno della croce, finirà per diventare il simbolo della tracotanza e di una violazione che gli 'dei' non mancheranno di punire.


Recensione
Ispirato dalle pagine di Roberto Alajmo, Daniele Ciprì torna al cinema senza Franco ma con Maresco. Senza l'amico ma col coAutore. L'insostenibile crudeltà dei ragazzi terribili di Cinico Tv, che seduceva l'occhio mentre pervertiva i cardini del comune senso del pudore estetico, nel cinema 'scompagnato' di Ciprì è moderata nella forma ma inalterata nel soggetto. Riconfermando l'universo espressivo e la radicalità etnico-linguistica e governando l'esasperazione estetica e lo spirito avant-garde, il regista palermitano declina al passato una tragedia moderna intorno all'uomo agito solo dalla sua volontà di godimento, senza limiti, senza vincoli. Il Nicola di Toni Servillo incarna un'umanità squassata, sgretolata, irriducibilmente comico-tragica, che desidera un appagamento immediato, assoluto, privo di ancoraggi simbolici e destinato a condannare la propria prole. Nel film di Ciprì, superbamente interpretato da attori professionisti e maschere reali, ogni inquadratura arriva quasi a tradimento, come una fitta lancinante, svolgendo una tragedia familiare dentro una realtà prima grottesca e poi disperatamente tragica. La famiglia Ciraulo ha violato la legge divina e immutabile, si è macchiata di tracotanza, riempiendo il dolore della perdita con un bene materiale, destinato a influenzare in maniera negativa il loro presente.
Ambientato nella periferia di Palermo, ma girato a Brindisi, È stato il figlio è una storia che ne racconta un'altra, scandita dal susseguirsi dei numeri luminosi di un ufficio postale, dove un sordomuto 'coi pugni in tasca' ascolta un uomo svolgere il suo dramma dentro periferie desolate, cieli incupiti, soli spenti, deserti di solitudine. Frammenti sparsi che riferiscono di una dissoluzione sociale, esistenziale ma soprattutto antropologica, che spappola l'identità, liberando il lato selvaggio e disintegrando la figura umana. Più ciechi di Tiresia, donna e uomo, vecchio e bambina di faccia a edifici ghiacciati in una fissità lunare, i Ciraulo si nutrono di una notte senza fine imponendo, attraverso la nonna Rosa di Aurora Quattrocchi, la propria legge sopra la norma sociale. E quello che avviene dentro poi accade fuori, i personaggi finiscono inghiottiti dal paesaggio urbano, partecipi della sua distruzione e della sua residualità: una macchina corrosa dalla ruggine, relitto informe di un bisogno paranoico di benessere. Marzia Gandolfi

Rassegna stampa


Pietà


ven 7_12 ore 21,15


regia di Kim Ki-Duk.
attori: Lee Jung-Jin, Jo Min-Su
Titolo originale Pieta.
genere: Drammatico
durata: 104 min
paese: Corea del sud 2012
VM 14

nota: Leone d'oro del festival di Venezia 2012







Trama
Assunto da uno strozzino per ottenere il pagamento dei debiti dai clienti in ritardo, Kang-do si comporta come un macellaio, storpiando orribilmente le sue vittime e seminando la morte. Fino a quando non si presenta alla sua porta una donna che dice di essere la madre e si addossa la colpa di ogni suo crimine, pentita di averlo abbandonato alla nascita e lasciato crescere senza amore. Dopo averla sottoposta alle prove più terribili per accertarsi che dica la verità, Kang-do accetta finalmente la donna ma la paura di perderla lo mette, per contrappasso, nella posizione di scacco in cui ha sempre tenuto le sue vittime.


Recensione
La vita, la morte, il denaro. Per Kim Ki-duk c'è un termine di troppo, un intruso fatale. La pietà non è un trittico ma una figura sacra, che prevede solo due attanti. Il denaro non dovrebbe avere un posto tra questi temi, ma l'ha acquisito, ed è un errore che domanda giustizia, o meglio, un giustiziere.
Non c'è dubbio che Pietà sia un film sulla sproporzione. Lo dice in un sol colpo (d'occhio) l'immagine della coppia protagonista: un ragazzo gigantesco e una piccola signora, e lo ribadisce ogni scena, ogni sfumatura. La crudeltà di Kang-do è fuori misura, così come la stupidità di alcuni debitori. Lo sono la capacità di sopportazione dell'una, l'ingenuità dell'altro, l'architettura della vendetta. Lo sono, dunque, le scelte in sede di racconto e di regia: le scene di sesso dichiaratamente eccessive, l'enfasi musicale, l'utilizzo di un'attrice, Min-soo Cho, dalla bravura fuori dell'ordinario.
Eppure, non si può fare a meno di avvertire anche un eccesso di sicurezza, da parte del regista sudcoreano, uno sfoggio di sé, che qualche volta toglie forza a ciò che avviene dentro l'inquadratura, o più semplicemente le impedisce di sorprenderci. È un genere, questo, che Kim ha già cavalcato e nel quale eccelle, ma non incanta più. Se non fosse per la massiccia dose di ironia che ha calato in questo diciottesimo film, probabilmente più che in ogni altro lavoro precedente, il rischio sarebbe quello della predica morale leggermente ridondante, come lo è il kyrie eleison finale. "Signore, pietà".
Salvato dall'ironia, Kim regala allora, nonostante tutto, un film circoscritto e alto, in parte ispirato dal connazionale Park Chan-wook, ma intimo e sporco, meno lirico e più radicato nelle "passioni" di questo tempo buio.