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Visualizzazione dei post da settembre, 2012

Reality

prima visione!

ven 28_9 ore 21.15
sab 29_9 ore 21.15
dom 30_9 ore 18.00 - 21.00

sab 06_10 ore 21.15
dom 07_10 ore 18.00 - 21.00


GENERE: Commedia, Drammatico
REGIA: Matteo Garrone
SCENEGGIATURA: Maurizio Braucci, Ugo Chiti, Matteo Garrone, Massimo Gaudioso
ATTORI: Aniello Arena, Loredana Simioli, Claudia Gerini, Ciro Petrone, Nunzia Schiano, Nando Paone, Graziella Marina, Paola Minaccioni, Rosaria D'Urso,
MUSICHE: Alexandre Desplat
PAESE: Italia 2012
DURATA: 115 Min
NOTE: vincitore Gran prix della giuria al Festival di Cannes 2012




Trama
Luciano Ciotola vive a Napoli in un palazzo fatiscente con la moglie e i figli avendo come coinquilini numerosi parenti. Gestisce una pescheria mentre con la moglie ha attivato un traffico illegale di prodotti casalinghi automatizzati. Luciano ha una vocazione per l'esibizione spettacolare così il giorno in cui i familiari lo sollecitano a partecipare a un casting de ¨”Il Grande Fratello” non si sottrae. Entra così in una spirale di attese che trasformerà la sua vita.

Recensione
Matteo Garrone ha dichiarato “Dopo Gomorra volevo fare un film diverso, volevo cambiare registro così ho deciso di tentare la via della commedia”. Sul piano formale ha sicuramente affermato il vero ma su quello del contenuto profondo non è così. Reality è, anche se potrebbe sembrare impossibile, un film ancora più tragico di Gomorra. Perché se la camorra è un fenomeno delinquenziale nei confronti del quale si sono prodotti, in vasti strati della popolazione, i necessari anticorpi non altrettanto è avvenuto nei confronti dei reality in genere. Siamo di fronte a una distorsione della percezione del reale che ha metastatizzato una vasta fascia della cosiddetta ‘audience'. Non importa se in questa fase trasmissioni come quella oggetto del film o altre simili stanno subendo sensibili cali di ascolto. Ciò che conta è che il seme è stato deposto e le sue radici sono ben salde.
Attraverso le vicende di Luciano (uno straordinario Aniello Arena che ha costruito la sua professionalità attoriale in carcere) Garrone non ci racconta solo Napoli. Gira in una città che ormai conosce bene e che gli offre un ritmo recitativo che sarebbe difficile trovare altrove ma è dell'Italia tutta che ci offre uno squarcio doloroso. Sarebbe facile definire Luciano, sua moglie Maria e tutte le figure che li circondano come personaggi che sarebbero piaciuti a Eduardo ma qui si va oltre. Pirandello (con il suo confine labile tra ragione e follia) si sposa con Orwell (che finalmente vede riscattare il titolo del suo romanzo grazie all'ossessione che si impossessa del protagonista) mentre la colonna sonora di Alexandre Desplat va alla ricerca di sonorità che ci rinviano a quelle del Danny Elfman del Nightmare Before Christmas burtoniano. Perché è un incubo quello in cui precipita Luciano e in cui dissolve ciò che resta della sua famiglia e della sua vita sociale. Un incubo costruito da continue attese, da ‘stazioni' come quelle della Via Crucis della Settimana Santa, cerimonia che finisce con l'acquisire un valore simbolico. Dopo non ci può essere che una resurrezione; ma quella che la civiltà dell'immagine produce può avere luogo solo in un paradiso ineluttabilmente falso. Giancarlo Zappoli

Approfondimenti
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Rassegna stampa




Bella addormentata


ven 21_9 ore 21.15
sab 22_9 ore 21.15
dom 23_9 ore 18.00 - 21.00


GENERE: Drammatico
REGIA: Marco Bellocchio
SCENEGGIATURA: Marco Bellocchio, Veronica Raimo, Stefano Rulli
ATTORI: Toni Servillo, Isabelle Huppert, Alba Rohrwacher, Michele Riondino, Pier Giorgio Bellocchio, Maya Sansa, Brenno Placido
FOTOGRAFIA: Daniele Ciprì
MUSICHE: Carlo Crivelli
PAESE: Italia 2012
DURATA: 110 Min





 

Trama
Un senatore deve scegliere se votare per una legge che va contro la sua coscienza o non votarla, disubbidendo alla disciplina del partito, mentre sua figlia Maria, attivista del movimento per la vita, manifesta davanti alla clinica dove è ricoverata Eluana. Roberto, con il fratello, è schierato nell'opposto fronte laico. Un "nemico" di cui Maria si innamora. Altrove, una grande attrice cerca nella fede e nel miracolo la guarigione della figlia, da anni in coma irreversibile, sacrificando così il rapporto con il figlio. Infine la disperata Rossa che vuole morire, ma un giovane medico di nome Pallido si oppone con tutte le forze al suo suicidio. E contro ogni aspettativa, alla fine del film, un risveglio alla vita...

Recensione
Marco Bellocchio non si è mai ritratto dinanzi alle sfide che una coscienza laica e civile sembrava quasi imporre al suo fare cinema. La maturità di artista e di uomo gli ha imposto, in questa specifica situazione, di non reagire d'impulso a una vicenda come quella del cosiddetto ‘caso Englaro'. Ha così atteso due anni prima di prendere decisamente in considerazione l'ipotesi di realizzare questo film in cui la lettura degli eventi di quel febbraio è filtrata attraverso altre vicende d'invenzione ma in gran parte verosimili.
È come se in Bella addormentata confluissero due delle anime del regista. Da un lato quella del narratore incalzante e lucido dei fatti come ai tempi di Sbatti il mostro in prima pagina e dall'altra quella di un Maestro del cinema in grado di trasfigurare in forma concretamente astratta e simbolica le tensioni di una vicenda. In questa doppia anima stanno la forza e la debolezza del film. La debolezza perché una storia (quella della Divina Madre interpretata da una mimetica Isabelle Huppert) risulta aderire in modo forse troppo marcato a quel teatro a cui fa riferimento. Dall'altra invece troviamo delle pagine di cinema allo stato puro nella scena della sauna o in quella del confronto tra lo psichiatra e il senatore.
Tutto questo calato in una dimensione in cui l'aderenza alle posizioni degli uni e degli altri percepisce e separa, con la precisione di un bisturi, ciò che è umanamente comprensibile da ciò che si nasconde dietro la cieca barriera dell'ideologia. Perché Bellocchio sa come prendere posizione (l'utilizzo di alcune dichiarazioni di politici dell'epoca è lì a dimostrarlo) ma sa anche come guardare più in là cercando anche nelle contraddizioni del sentire (vedi il personaggio di Maria) l'umanità più profonda che sa dire sì alla vita anche partendo da prospettive diverse, conservandosi però il diritto a un'intima ricerca propria di chi va al di là degli slogan. Come il dottor Pallido, un medico capace di vedere nel malato non un caso ma una persona. Nell'anonimato quotidiano di un ospedale come tanti. 
Giancarlo Zappoli

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